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Elezioni Infermieri 2020: ecco cosa accadeva nelle vecchie IPASVI. Parla una gola profonda.

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Al via le Elezioni per il rinnovo dei direttivi degli Ordini degli Infermieri. Ecco cosa accadeva nelle vecchie IPASVI. Parla una gola profonda. Sembra incredibile, ma è tutto vero.

Le elezioni per il rinnovo degli oltre 100 Ordini delle Professioni Infermieristiche (OPI) sono già iniziate in diverse province e regioni italiane. Altre sono nella fase della convocazione. Altre ancora avranno inizio e fine nell’autunno inoltrato. 

Nel 2021, poi, i Presidenti OPI eletti e i loro delegati voteranno per il rinnovo del Comitato Centrale della Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI), nata nel 2018.

Nel 2017 tutti i colleghi furono chiamati a livello provinciale a votare i rappresentati delle vecchie IPASVI (Infermieri Professionali, Assistenti Sanitari e Vigilatrici d’Infanzia), soppresse con l’avvento della Legge 3/2018, voluta dall’allora ministro della salute Beatrice Lorenzin.

Cosa accadeva nelle IPASVI? Ne parliamo con una “gola profonda”, che noi chiameremo “Presidente“. Quello che leggerete può sembrare assurdo, ma da tempo se ne parla a denti stretti e che nessuno ha mai smentito.

Ecco il perché sono nate tante “baronie” e tanti “feudi” che durano oramai da oltre 20 anni e che potrebbero essere annientati dal Regolamento Elettorale approvato da FNOPI e sostenuto dal Ministero della Salute nel 2019. Ora è difficilissimo imbrogliare gli elettori e vi spieghiamo perché.

Presidente buongiorno. Lei non è più alla guida degli Infermieri della sua provincia da diversi anni, perché ha scelto da tempo di mettersi da parte e di dare spazio ai più giovani. Non è nemmeno consigliere ed è uscito dalla scena quando la professione era guidata dalle IPASVI e dalla FN IPASVI. Ha nostalgia di quei tempi?

Devo essere sincero, un po’ si. Erano tempi di lotte e di speranza per le professioni infermieristiche. Lottavamo per migliorarci giorno dopo giorno, non vi era l’attuale suddivisione tra Dirigenti Infermieri e Infermieri della base. Tutti andavamo verso un’unica direzione, la crescita collettiva, il riconoscimenti delle competenze, la riforma della formazione. Furono introdotti gli ECM obbligatori. I corsi para-universitari per Infermieri e Infermieri Pediatrici divennero universitari. Nacquero così le lauree triennali e i percorsi post-laurea. Arrivò dapprima la Specialistica, poi la Laurea Magistrale e il Dottorato di Ricerca. Vennero introdotti nuovi Master e divennero di I e II livello. Venne riconosciuta la Dirigenza Infermieristica e ancor prima venne sancita l’indipendenza della nostra professione da quella Medica. Da allora, però, non è cambiato più nulla. Gli stipendi hanno perso il loro potere di acquisto, e su questo incolpo l’incompetenza dei sindacati e dei sindacalisti di oggi, che non hanno saputo portare in piazza veramente i colleghi per protestare e chiedere stipendi adeguati ai tempi.

Come speri che cambi la professione in futuro?

Francamente? Sono in pensione da diversi anni e seguo con attenzione le evoluzioni interne alla nostra famiglia professionale. Come dicevo non ho visto nulla di nuovo negli ultimi 3 lustri. Occorre riprendere in mano le battaglie di sempre: la Magistrale libera per tutti; uscita dal Comparto Sanità e ingresso nei quadri dirigenziali; adeguamento degli stipendi a quelli dei professionisti sanitari degli altri Paesi europei, servono almeno 2500 al mese all’Infermiere di base per sopravvivere; dare vero potere ai Dirigenti Infermieri, che oggi sono in scacco nelle mani dei politici e delle Dirigenze mediche; modificare radicalmente i Corsi di Laurea in Infermieristica, portandoli magari a 4 anni e poi a 6 con la Magistrale inclusa, in modo da poter chiedere e soprattutto ottenere il ruolo dirigenziale per tutti; avere il coraggio di rinnovare radicalmente gli Ordini delle Professioni Infermieristiche, favorendo la democrazia interna e eliminando le baronie o i feudi che continuano a rovinare la categoria dal profondo. Oggi questi soggetti si permettono anche di modificare i regolamenti elettorali a loro piacimento e non è più possibile che nel 2020 accadano ancora di queste cose.

Quindi ci sta dicendo che nelle vecchie IPASVI c’erano cose poco chiare dal punto di vista elettorale?

Certo. I meccanismi di voto li conoscevano tutti, sfido chiunque a smentirmi. C’era un quorum minimo da superare, ma non lo si superava mai, allora si creavano degli escamotage. Tutti, ma proprio tutti li hanno utilizzati.

Di cosa parla nello specifico?

Per essere chiari. Il più delle volte si presentava sempre e solo una lista. Si votava tutta la lista e si eleggeva l’assemblea IPASVI, che poi eleggeva il presidente e tutte le cariche interne. Quando però qualcuno riusciva a presentare una seconda compagine, il più delle volte dopo litigi interni con il presidente di turno e la sua maggioranza, perché di pubblicità esterna nemmeno l’ombra, la si abbatteva a colpi di furbate. La lista uscente aveva diversi sistemi per vincere ed era protetta da un regolamento anti-democratico, avallato dalla Federazione nazionale. Oggi per fortuna non c’è più e il nuovo Regolamento ha impedito che ci fossero degli imbrogli, per questo faccio un plauso alla presidente Barbara Mangiacavalli, che ha saputo eliminare una schifezza annosa che ledeva la dignità di tutti gli Infermieri.

Si ma ancora non ci dice come si riusciva a vincere a mani basse…

Beh, vi erano tanti sistemi. Ad esempio si portavano al voto soggetti che nulla avevano a che fare con la professione infermieristica, identificandoli però come Infermieri. Poi quasi tutti fotocopiavano le schede elettorali e le facevano trovare nelle urne prima dello spoglio. Addirittura si creavano urne uguali e le si sostituiva durante la notte. Siamo Italiani, diciamocelo, queste cose sono sempre accadute, accadono e forse accadranno anche in futuro.

Nessuno se n’è mai accorto?

Si che se ne sono accorti e in alcuni casi sono state fatte anche delle dettagliate denunce alla magistratura che, come accade in Sicilia, sta indagando oggi su alcune elezioni IPASVI del 2017. Trovare le prove però è quasi impossibile, perché il Regolamento elettorale di allora prevedeva l’immediata distruzione di tutte le schede votate, bianche o nulle. Ora, invece, con l’avvento degli OPI le schede devono essere conservate e ben custodite per diversi mesi.

E la commissione elettorale?

Era nominata dal presidente uscente e il più delle volte era composta da amici o congiunti di candidati.

Crede che alle elezioni OPI 2020 non ci saranno brogli?

Non lo so, l’uomo è uno strano animale e il potere fa gola a tutti. Come voi stessi avete scritto un OPI si è fatto il regolamento a sua immagine e somiglianza e lo stesso Ordine non ha garantito la presentazione della lista al gruppo di minoranza. Altri ho visto che hanno usato l’escamotage dell’anticipo elettorale, avviando l’avvio delle consultazioni in piena estate. Non hanno imbrogliato, ma sono stati furbi e hanno così eliminato ogni velleità di presentare liste da parte degli avversari.

Grazie Presidente!

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Dott. Angelo Riky Del Vecchio
Dott. Angelo Riky Del Vecchiohttp://www.angelorikydelvecchio.com
Nato in Puglia, vive e lavora in Puglia, Giornalista, Infermiere e Scrittore. Già direttore responsabile di Nurse24.it, attuale direttore responsabile del quotidiano sanitario nazionale AssoCareNews.it. Ha al suo attivo oltre 15.000 articoli pubblicati su varie testate e 18 volumi editi in cartaceo e in digitale.
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