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Coronavirus. Filippo, Medico della Protezione Civile: “darò una mano ai colleghi di Rimini e sarò al servizio della nazione”.

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Emergenza Coronavirus. Parla Filippo Arcidiacono, Medico della Protezione Civile: “darò una mano ai colleghi di Rimini e sarò al servizio della nazione”.

Il dottor Filippo Arcidiacono, 69 anni, di Genova, è un medico anestesista che da dal 2 aprile lavora all’Ospedale “Infermi” di Rimini, a supporto dell’equipe del dottor Giuseppe Nardi. E’ tra gli arruolati della Protezione Civile.

Per anni si è occupato di rianimazione ed emergenza in Liguria, la sua Regione, dove ha diretto il servizio 118 di Lavagna (in provincia di Genova) e ha lavorato sull’elisoccorso. E ora che si stava godendo il più che meritato riposo, quando la Protezione civile ha attivato un bando per reclutare medici volontari da inviare nelle zone in cui la Covid 19 colpisce, ha risposto subito “presente”.
Cosa l’ha spinta ad accettare questa nuova sfida?
“Il lavoro nel settore dell’emergenza e rianimazione mi ha sempre appassionato, come testimonia anche il mio curriculum. Sono in pensione, ma continuavo a lavorare ugualmente, anche se con ritmi meno serrati. Quando è scoppiata l’infezione da Covid 19 ho subito pensato che avrei voluto dare una mano e, per il lavoro che ho sempre fatto, mi sentivo in grado di darla. Ho fatto richiesta di essere impiegato nel territorio in cui vivevo, ma in quel momento non era così necessario. Nel frattempo è uscito il bando della Protezione civile e, come tantissimi colleghi di tutt’Italia, mi sono subito candidato. Non ce la facevo più a limitarmi a guardare la situazione in televisione. Mi sembrava importante dare il mio contributo. Così è arrivata la chiamata, ed eccomi qua”.
Che realtà si è trovato di fronte?
“Per certi versi è stato come tornare indietro nel tempo. Nel senso che dopo qualche anno mi sono ritrovato a lavorare a ritmi molto spinti. E d’altra parte l’ospedale di Rimini ha una dotazione tecnologica d’avanguardia con molte cose nuove con cui prendere confidenza. Ho visto anche la flessibilità con la quale è stato possibile ampliare il reparto di Rianimazione”.
Qualche sentimento di ansia o di paura?
“Beh un po’ di paura credo sia normale. Però devo dire che anche nel mio lavoro precedente un margine di rischio c’era, ho lavorato anche in elisoccorso e al 118, per cui in generale sono abbastanza sereno. Devo dire che ho trovato una situazione in cui i protocolli sono seguiti più che alla lettera, direi in modo maniacale ma nel senso positivo del termine, per cui siamo ben protetti e ‘bardati’, come giusto, e questo aiuta”.
Era mai stato a Rimini prima di questa occasione?
“No non c’ero mai stato. E anche ora da un certo punto di vista è come non esserci, perché divido l’intera giornata tra l’ospedale e il mio alloggio. Giusto 10 minuti per il tempo del tragitto, che per fortuna in questi giorni posso fare con un po’ di sole… Ma quando tutto questo sarà finito voglio tornare e conoscere meglio la città”.
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