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Congresso Nazionale Emergenza Urgenza: parla uno dei direttori scientifici, Nicola Colamaria.

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Al via il Secondo Congresso Nazionale Emergenza Urgenza. Parla ai microfoni di AssoCareNews.it uno dei due direttori scientifici, l’Infermiere Nicola Colamaria, in perfetta simbiosi con il collega Andrea Andreucci.

Tutto pronto a Riva del Garda per il Secondo Congresso Nazionale di Emergenza Urgenza, che avrà luogo dal 12 al 14 marzo 2020 nella ridente cittadina lagunare. Per l’occasione abbiamo intervistato uno dei due direttori scientifici dell’evento. Si tratta del collega Infermiere del Servizio 118 dell’AUSL Romagna Nicola Colamaria, che con l’apporto di Andrea Andreucci è riuscito a mettere in piedi un programma che già molti invidiano. A lui abbiamo posto 5 domande impertinenti, vediamo cosa ha risposto.

Andrea Andreucci, co-direttore scientifico dell'evento targato Format.
Andrea Andreucci, co-direttore scientifico dell’evento targato Format.

L’iniziativa, come noto, è organizzata da Format Sas, azienda specializzata nella realizzazione di eventi e corsi di formazione in ambito sanitario.

Il Secondo Congresso nasce per consolidare il successo in termini di “soddisfazione ed innovazione formativa”, nonché di condivisione, trasmesso dai congressisti durante la prima edizione di Riccione 2019. Il comitato scientifico, confermato ed ampliato, offrirà al partecipante la possibilità di ascoltare Esperti di fama mondiale nel settore dell’emergenza.

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Passiamo la parola a Nicola Colamaria.

Il Congresso nazionale dell’emergenza-urgenza in quel di Riva del Garda è in fase di arrivo. Qual è l’obiettivo che vi ponete come comitato scientifico dell’evento?

L’obiettivo del congresso è stato, fin dalla prima edizione, quello di creare un luogo d’incontro dove i professionisti e, da quest’anno, anche i volontari del soccorso possano incontrarsi, confrontarsi, aggiornarsi e discutere del futuro del sistema di emergenza sanitaria del nostro Paese. Le oltre 120 relazioni congressuali saranno integrate e approfondite grazie agli incontri con esperti di rilievo nazionale e internazionale, focus che si svilupperanno parallelamente su 3 sale, workshops tematici e sessioni di simulazioni ad alta fedeltà. Un programma scientifico di indubbio spessore elaborato per offrire un’esperienza formativa coinvolgente ed aggiornata alle più recenti evidenze scientifiche che i partecipanti modelleranno a loro piacimento. L’evento congressuale di maggior rilievo è rappresentato della tavola rotonda alla quale parteciperanno politici di livello nazionale e i rappresentanti delle principali società scientifiche infermieristiche e mediche. Si discuterà di un modello unico del sistema di emergenza-urgenza e di integrazione multiprofessionale.

Nell’emergenza-urgenza spesso Medici, Infermieri e Autisti Soccorritori collaborano strettamente tra loro quasi a formare un unico organismo pensante. Come mai la stessa cosa secondo voi non accade in altre realtà assistenziali?

Da sempre chi dedica la propria vita all’emergenza è abituato a lavorare in squadra, quella che oggi in ambito sanitario chiamiamo equipe, e non potrebbe essere diversamente! L’organismo pensante, come l’hai definito tu Direttore, deve essere in grado di mettere al centro la salute del cittadino che esprime un bisogno, fornendo, di volta in volta, una risposta mirata e modulata. Una risposta che deve essere quindi garantita dal “sistema” di emergenza sanitaria e non dalla singola figura professionale. Tale approccio oggi appare l’unico sostenibile e in grado di produrre i risultati attesi.

Non si riscontra facilmente in altri setting assistenziali, è vero, perché troppo spesso cozza con resistenze di tipo “conservativo” che alcune rappresentanze professionali mettono in atto. Gli ambiti della cronicità e della fragilità, ad esempio, non possono che trarre beneficio da un approccio multiprofessionale e muldisciplinare in grado di ampliare, diversificare e personalizzare la risposta sanitaria e socio-assistenziale che il SSN eroga, anche in questo caso proporzionata alle reali necessità. I professionisti sanitari, i volontari, le associazioni di pazienti e gli stakeholders in genere, dovrebbero essere coordinati, a nostro avviso, dalla figura che storicamente è più vicina ai bisogni di salute dei cittadini, l’infermiere.

Il ruolo dell’Infermiere nell’emergenza-urgenza è diventato fondamentale in tutto il mondo. Come mai a vostro avviso nel nostro Paese si continua ancora a discutere sul riconoscimento delle competenze infermieristiche avanzate nel settore? E’ veramente tutta colpa dei Medici?

Francamente a noi non piace la definizione “competenze infermieristiche avanzate”! A nostro avviso sono competenze infermieristiche, punto. Occorre prestare attenzione alle definizioni che rischiano di essere forvianti e di prestarsi a facili strumentalizzazioni. L’infermiere che, in collaborazione con gli altri professionisti sanitari, a domicilio del paziente si prende cura delle lesioni da decubito valutando lo stato nutrizionale, stadiando le lesioni, programmando l’utilizzo di un presidio o di una medicazione rispetto ad un’altra, progettando eventuali azioni correttive per arrivare, nei casi migliori, a guarire la lesione, sta forse mettendo in atto competenze infermieristiche avanzate? Gli infermieri specializzati in stomaterapia, quelli formati nell’inserimento di accessi vascolari PICC, i colleghi che lavorano nelle sale operatorie, per citarne solo alcuni, sono anch’essi infermieri con competenze avanzate? A nostro avviso sono infermieri specializzati, al pari dei colleghi del 118 che, ad esempio, si trovano a dover soccorrere un paziente vittima di uno shock anafilattico che trattano prontamente seguendo le linee guida internazionali, le stesse che applicherebbe un altro professionista in qualsiasi altra parte del mondo, senza indugi e senza ritardi che sarebbero fatali! Nel 2020 le competenze degli infermieri non possono essere altro che specialistiche, se si vogliono soddisfare i bisogni di salute sempre più complessi.

Non ci piace discutere di altre professioni che conosco marginalmente, ma è palese che oggi una parte della componente medica si oppone alle specializzazioni della professione infermieristica e forse, prima ancora, a quelle della propria professione. Queste posizioni fanno male al nostro SSN e ai cittadini che ne sono i fruitori. I professionisti della salute non possono far altro che sedersi assieme per confrontarsi e costruire fra pari, nel rispetto delle reciproche competenze. Ogni altra posizione è destinata a fallire e gli Stati generali dell’emergenza ne sono l’esempio lampante!

Il sogno di tanti colleghi è quello di lavorare del Servizio 112-118. Cosa suggerite a chi vuole formarsi e tentare di entrare a lavorare in questo ambito specifico dell’emergenza?

Il nostro suggerimento è quello di studiare, tanto e con passione. In attesa della laurea magistrale cosiddetta “clinica”, frequentare un buon master scegliendolo in base ai contenuti e ai docenti. Non ascoltare chi afferma che “tanto non serve a nulla” ma andare avanti, arricchirsi e “rubare” quanto più possibile da chi ha le competenze, indipendentemente dalla professione che svolge. Chi ha la possibilità dovrebbe fare un’esperienza all’estero.

A proposito di formazione: pensate che gli Infermieri dell’emergenza-urgenza ricevano oggi una corretta preparazione e vi è la necessità di approfondimenti? Qual è l’apporto delle università italiane e dei centri di alta formazione post-laurea in questo settore?

Il sistema di emergenza-urgenza in Italia è quanto di più dismogeneo possa esserci. A livello centrale non c’è nulla di specifico, ci sono regioni che hanno normato la formazione modulandola in relazione alla tipologia di risposta sanitaria ed altre, le più, nelle quali la formazione è gestita dalle singole aziende o associazioni. La formazione degli infermieri nello specifico segue le logiche di cui sopra e a tal proposito sarà interessante analizzare i risultati dello studio che il Comitato scientifico di SIIET (Società italiana infermieri dell’emergenza territoriale) sta conducendo per fotografare il background formativo/esperenziale degli infermieri 118 in Italia.

L’apporto delle università è irrinunciabile su percorsi formativi spendibili nelle realtà organizzative e non fini a sè stessi. Di notevole valenza appare oggi la formazione ad “alta fedeltà” che dovrebbe entrare a far parte dei curricula di ogni professionista che opera in emergenza-urgenza.

Dott. Angelo Riky Del Vecchio
Dott. Angelo Riky Del Vecchiohttp://www.angelorikydelvecchio.com
Nato in Puglia, vive e lavora in Puglia, Giornalista, Infermiere e Scrittore. Già direttore responsabile di Nurse24.it, attuale direttore responsabile del quotidiano sanitario nazionale AssoCareNews.it. Ha al suo attivo oltre 15.000 articoli pubblicati su varie testate e 18 volumi editi in cartaceo e in digitale.
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