Primo Maggio: festa nazionale dei lavoratori non deve rappresentare un evento effimero ma un’occasione di riflessione produttiva!
Il Primo Maggio di Infermieri, OSS, Professionisti Sanitari e Medici non è per niente una festa. In questo 2020 più che mai.
Mentre le testate si sprecano in editoriali pomposi ma senza anima, restano invece ai margini quelli che sono i reali significati di questo giorno.
Un pò come chi snobba una schietta crostata per preferire quelle belle torte nuziali tutte panna e base in polistirolo.
La dignità del lavoratore chiede irrinunciabilmente dignità professionale e troppo spesso questo rapporto è sbilanciato. Anzi, ci sono casi in cui oltretutto si bilanciano ma nell’assenza di entrambe.
Il demansionamento è un fenomeno talmente vecchio che nessuno ne conosce l’inizio ma è anche talmente attuale da meritarsi continue prime pagine, almeno da parte nostra.
Il mancato riconoscimento professionale di Infermieri e Professioni Sanitarie cozza continuamente con la natura delle cose e il fragore che ne viene fuori porta pure la cittadinanza a chiedersi come possa essere così.
Riguardo la sicurezza, gli ultimi rapporti INAIL hanno confermato che nei primi due mesi di Covid-19, in Italia ci sono stati più di 28.000 contagiati fra il personale sanitario di cui 98 morti ufficiali per “contagio professionale”.
Numeri estremamente al ribasso se pensiamo a tutti coloro che probabilmente si sono ammalati a lavoro ma che non hanno sviluppato i sintomi durante il servizio (e non si sono precipitati al pronto soccorso, nel rispetto delle regole!).
In Italia di lavoro si muore da sempre. Nonostante siamo una delle 8 migliori economie al mondo non riusciamo a pensare alla sicurezza come un un investimento ed un diritto irrinunciabile. Partendo dal datore di lavoro, che dovrebbe essere il primo a concepirlo.
Del resto non si valorizza economicamente il lavoro, figuriamoci se si spende per la sicurezza.
Eppure la nostra costituzione è piuttosto chiara Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. (art.36 comma 1)
Allo stato attuale del contratto pubblico e privato, di questo articolo è stato compreso e attuato solo la parte che abbiamo lasciato scritta in nero.
Vediamo se questa epidemia ha fatto comprendere la parte in blu, ovvero la proporzionalità rispetto quantità e qualità del lavoro. Del resto stanno contrattando alcuni contratti privati (aris-aiop), la prima buona occasione è quindi già alle porte.
Buon Primo Maggio a tutte e tutti.
Ma che non sia una festa, piuttosto un momento di presa di coscienza e di azione.