Le continue aggressioni agli operatori sanitari nei PS italiani stanno facendo riflettere sulla necessità di utilizzare la repressione del reo o dei rei. Non è meglio prevenire e proteggere Medici, Infermieri e operatori dell’emergenza/urgenza?
Il recentissimo fatto di sabato notte, avvenuto a Napoli, dove numerose persone hanno devastato i locali del Pronto Soccorso dell’Ospedale Vecchio Pellegrini, ha segnato un salto di qualità, ovviamente peggiorativo, del fenomeno delle aggressioni agli esercenti le professioni sanitarie (Medici e Infermieri in prima linea).
Tale situazione rischia di sfuggire definitivamente al controllo delle autorità preposte. Ritengo che prevenzione, eliminazione e attenuazione del rischio, attraverso la protezione, siano più efficaci della repressione.
La frequenza di episodi di violenza nei confronti degli esercenti le professioni sanitarie ha la sua spiegazione anche nella forte relazione di cura e fiducia che si instaura tra paziente e operatori durante l’ erogazione della prestazione. Spesso tale rapporto coinvolge altri soggetti, come i familiari del malato, che si trovano a vivere in uno stato di vulnerabilità, frustrazione e perdita di controllo.
Una soluzione potrebbe essere quella di garantire agli operatori sanitari la messa in sicurezza delle zone o aree dove lavorano, attraverso l’ installazione di telecamere a circuito chiuso, metal detector, barriere o arredi che ostacolino l’ accesso ed il contatto diretto con persone potenzialmente pericolose, sistemi di collegamento con le forze di polizia, dispositivi GPS di geolocalizzazione.
E’ altamente consigliabile anche la presenza di vigilantes privati, adeguatamente formati ed addestrati, vista la scarsità di uomini delle forze dell’ ordine.
Inoltre le strutture sanitarie dovrebbero sia garantire assistenza legale agli operatori vittime di violenze o minacce che essere provviste di un’ adeguata copertura assicurativa – o di altre analoghe misure – con premi unicamente a carico delle aziende o ospedali, per il risarcimento dei danni – biologici, morali ed esistenziali – sofferti in conseguenza di aggressioni, sia fisiche che verbali, compreso il rimborso delle eventuali spese mediche, farmacologiche, riabilitative e psicologiche.
La proposta di legge relativa al fenomeno della violenza sul personale sanitario, attualmente all’ esame del Parlamento, contiene disposizioni sicuramente buone in astratto ma, a mio sommesso avviso, poco deterrenti nella pratica.
Sovente gli aggressori sono soggetti fragili dal punto di vista psicologico o psichiatrico, pregiudicati, o persone che non temono di essere giudicate penalmente; tutti individui dai quali è difficilissimo ottenere un risarcimento danni perché insolventi. A ciò si aggiunga l’ estrema lentezza dei procedimenti penali o civili.
Sull’opportunità di attribuire agli esercenti le professioni sanitarie la qualifica di pubblici ufficiali nutro forti perplessità.
I comportamenti illeciti posti in essere da un pubblico ufficiale, come l’abuso di pubblici poteri a vantaggio proprio o altrui o la violazione di doveri connessi alla propria funzione sono severamente puniti.
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