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Infermieri sardi sotto inchiesta per non essersi iscritti all’OPI

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Non pagavano quota iscrizione Ordine Infermieri, in 5 indagati per abuso di professione.

Espulsi dall’Ordine provinciale degli infermieri di Sassari perché da anni non pagavano la quota d’iscrizione, ora cinquantasei professionisti dipendenti dell’Aou e dall’Assl di Sassari rischiano una condanna da sei mesi a tre anni di carcere e una multa da 10mila a 50 mila euro.

Il pm della Procura di Sassari, Giovanni Porcheddu, li ha iscritti tutti nel registro degli indagati con l’accusa di esercizio abusivo della professione. Un atto in qualche modo dovuto, dopo l’entrata in vigore, il 15 febbraio 2018, della cosiddetta Legge Lorenzin che ha trasformato i vecchi Collegi degli infermieri in Ordini professionali, con l’iscrizione che diventa abilitazione a poter esercitare.

I cinquantasei infermieri in forza all’Assl e all’Aou sassaresi hanno ricevuto nei giorni scorsi la notifica dell’avviso di garanzia dalle mani dei carabinieri del Nas di Sassari, incaricati dalla Procura di svolgere le indagini.

Nelle scorse settimane i militari si sono presentati nella sede dell’Ordine provinciale del nord Sardegna e hanno sequestrato gli elenchi degli iscritti e delle persone che sono state cancellate negli ultimi mesi. In realtà i carabinieri avevano già una lista dei professionisti cancellati dall’albo, inviato loro proprio dall’Opi, che periodicamente comunica al Nas, al Ministero della Sanità e alle aziende sanitarie, gli elenchi delle persone espulse.

Alcuni di questi infermieri oggi indagati per esercizio abusivo della professione, si sono già riscritti all’Ordine, saldando il debito pregresso, ma ora dovranno comunque rispondere del reato contestato per il periodo in cui risultano cancellati dall’albo professionale. Tutti i cinquantasei indagati sono infermieri di fatto, che lavorano in strutture pubbliche e private da anni, svolgendo a pieno e con scrupolosità le loro funzioni. Solo che hanno sulle spalle il peccato originale di non avere pagato per anni la quota di iscrizione all’Opi (prima dell’entrata in vigore della legge Lorenzin si chiamava Ipasvi): una cifra davvero irrisoria (65 euro l’anno) che ora rischia di costare salatissima ai trasgressori. Da febbraio sono state inasprite infatti anche le pene per chi commette il reato di esercizio abusivo della professione, e oltre al carcere e alle pesanti sanzioni pecuniarie, può scattare anche l’interdizione da uno a tre anni dall’attività che svolgono.

Proprio ieri mattina il presidente dell’Opi di Sassari-Olbia-Tempio, Piero Bulla, ha inviato una lettera a tutte le aziende pubbliche e private che operano nel settore dell’assistenza sanitaria, mettendoli in guardia sulla nuova normativa, e invitandoli a verificare che tutto il personale infermieristico alle loro dipendenze fosse in possesso della regolare abilitazione professionale, ossia dell’iscrizione all’Ordine. Prima del 15 febbraio 2018 si erano verificati diversi casi di infermieri mandati a giudizio perché non iscritti ai vecchi Collegi professionali, e quindi condannabili per esercizio abusivo della professione, ma nella stragrande maggioranza dei casi in cui si era verificata la cancellazione per insolvenza nel pagamento delle quote, le accuse non hanno portato ad alcuna condanna.

Ora però, la nuova legge impone dei limiti e delle interpretazioni più severe e dimenticare di versare il dovuto obolo all’Ordine professionale di appartenenza può diventare un problema serio, sia penalmente che economicamente.

Col paradosso che fior di professionisti che da decenni esercitano la professione, possono finire nel baratro per non avere rispettato una regola amministrativa, perdere il posto di lavoro e vedersi marchiati come abusivi.

Servizio di Vincenzo GarofaloLa Nuova Sardegna

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