Telecamere, microfoni, intercettazioni e registrazioni: Infermieri ed Operatori Socio Sanitari sono sempre più al centro nelle indagini di Polizia e Carabinieri!
Negli ultimi anni l’andamento è andato sempre crescendo ma sono gli ultimi mesi ad aver registrato un’intensificazione degli interventi di acquisizione di prove all’interno delle strutture sanitarie da parte delle forze dell’ordine.
Nei casi di maltrattamenti e violenze contro assistiti, che abbiamo poi raccontato nella cronaca, sono state proprio le registrazioni video e audio ad aver coinvolto questi criminali in casacca ad avere i giusti procedimenti legali.
Questo fenomeno di monitoraggio e raccolta di fatti penalmente perseguibili si sta diffondendo a macchia d’olio all’interno dei contesti di cura più diversi, dalla RSA ai reparti di rianimazione.
Rispetto ovviamente a comportamenti criminali, le centinaia di migliaia di professionisti sanitari innocenti che svolgono da persone oneste il proprio ruolo non hanno niente da temere. Nonostante questo si cominciano a registrare nervosismi e dubbi riguardo alla possibilità di utilizzo di queste registrazioni per provvedimenti disciplinari in merito a cattive pratiche e disattenzioni dal piano di lavoro o dalle direttive aziendali.
Viene infatti riportato da più fonti l’arrivo di inaspettati elettricisti, senza evidenti riparazioni da effettuare che “mettono a norma” oppure “fanno manutenzione” a sistema antincendio, centraline e quant’altro.
Raccomandando un comportamento regolarmente professionale ed in linea con le istruzioni della propria azienda, bisogna però anche riportare a onor del vero che queste “prove” sono utili rispetto alle indagini delle forze armate e non sono a disposizione del datore di lavoro riguardo procedimenti di natura interna.
Insomma, chi è onesto non ha da temere nulla.