Gli Infermieri e Medici italiani devono creare nuovi sistemi che siano capaci di essere più vicini agli anziani di oggi e di domani, ma nel contempo non devono continuare a “brucia” i giovani, che sono sempre più poveri e sempre più distanti dalle cure. E’ quanto emerso nei giorni scorsi a Bologna durante la relazione di Silvio Brusaferro, docente universitario, intervenuto alla X Conferenza Nazionale delle Politiche della Professione Infermieristica.
Intervento di Silvio Brusaferro, Professore Ordinario di Igiene – Università degli Studi di Udine
Cambia il rapporto e si crea un’asimmetria informativa con medici e infermieri che non sono più le sole fonti. Siamo una nazione “vecchia” e abbiamo molti dati, ma non sistematizzati in modo che diventino informazioni. Secondo le rilevazioni la nostra sanità è tra le prime al mondo, ma siamo solo 48esimi nella scala della felicità perché non sappiamo tradurre le indicazioni in benessere e non investiamo nelle risorse umane.
Sulla salute incidono molti fattori: 1.131.000 minori sono in povertà assoluta; siamo tra i paesi più “ignoranti” dell’Ocse; aumentano i ragazzi che non vanno oltre la terza media; l’accesso all’informazione cambia, la TV non è più uno strumento per giovani.
E la salute sta perdendo potere di acquisto, passando dal 6,8% di incidenza sul Pil del 2013 al 6,3% del 2018. Anche per tutto questo nei prosimi dieci anni la prima causa di patologia (al 2030) sarà il disturbo depressivo unipolare.
Abbiamo linguaggi diversi tra generazioni e questo mette a rischio la promozione della salute. Ci sono almeno una decina di “strati” comunicativi da considerare e la comunicazione non è più omogenea.
Nel futuro dobbiamo creare un sistema intorno alle persone, contatti remoti e reti di prossimità per i fragili, ma senza “bruciare” i giovani che sono poveri e corrono rischi. Bene i fragili quindi, ma anche davvero attenti ai giovani.