Sta facendo discutere in Rete il post su Facebook dell’associazione Amigay. Il sodalizio parla di uno studio recentemente recensito su PubMed in cui si tratta dell’Assistenza Infermieristiche e dell’accoglienza a persone Transessuali e a minori Gender Variant.
Gli Infermieri, dicono dall’organizzazione che si ispira al GLMA, sono cruciali nelle relazioni con la famiglia e le altre persone presenti in reparto o al Pronto Soccorso, oltre che con il o la paziente. Nell’ordine professionale infermieristico USA è specificato questo ruolo e addirittura si consiglia il tutoraggio in questo settore.
Amigay vuole garantire la completa depatologizzazione dell’omosessualità del intersessualità e del transessualismo, il completo divieto delle pratiche pseudoscientifiche che vogliano cambiare l’orientamento sessuale o l’identità di genere o i genitali delle persone contro la loro volontà.
Inoltre vuole insegnare a medici, infermieri e personale sanitario il rispetto delle persone Lgbt come colleghi e come pazienti, attraverso corsi di formazione per il personale sanitario in attesa di corsi universitari tutte le facoltà sanitarie sui due temi fondamentali:
1) il sex orienteering, cioè la comprensione di tutte le possibili variabili individuali di declinazione del genere, la loro individuazione in ogni utente allo scopo di garantirne i propri diritti, anche a livello sanitario, e sostenerne il Coming Out.
2) la medicina di genere Lgbt, cioè la ricerca, lo studio e la diffusione delle metanalisi sulle differenze, in ambito di epidemiologia, prevenzione e cura, almeno delle più comuni patologie mediche, rispetto alle diverse declinazioni di genere.
E non è tutto, il gruppo vuole associare medici, infermieri e ricercatori, ma anche altro personale sanitario, lgbt e gayfriendly, interessati ad approfondire i precedenti temi; alla loro divulgazione attraverso congressi, corsi di formazione e corsi universitari; allo sviluppo di una rete nazionale con tutte le istituzioni relative alla questione sanitaria.
Lo studio di cui parlavamo è stato pubblicato sulla Pediatr Endocrinol Rev è rintracciabile in inglese a questo indirizzo: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28647948 (Pediatr Endocrinol Rev. 2017 – Gender Creative or Transgender Youth and Advanced Nursing Practice. Autori: Kirouac N., Tan M.).
La World Professional Association for Transgender Health (WPATH) definisce la disforia di genere come “disagio o sofferenza causata da una discrepanza tra l’identità di genere di una persona e il sesso di quella persona assegnata alla nascita (e il ruolo di genere associato e / o caratteristiche sessuali primarie e secondarie ) “(WPATH, 2016).
I giovani creativi di genere (GC) e transgender (TG) sono ad alto rischio di gravi disparità di salute mentale se non ricevono cure di transizione di genere competenti e tempestive. Sebbene la consapevolezza e la cura precoce dei giovani TG nelle cliniche specialistiche stiano migliorando e aumentando, c’è ancora molto sforzo che è necessario per eliminare gli ostacoli all’assistenza a molti livelli e quindi migliorare i risultati.
Gli infermieri, in particolare gli infermieri di pratica avanzata, sono pronti a guidare la strada nella creazione di spazi sicuri, inclusivi, centrati sulla famiglia per i bambini TG e GC, i giovani e le loro famiglie, oltre a fungere da mentori vitali per gli altri infermieri.
Lo scopo dello studio – si legge nel servizio pubblicato su è quello di discutere la crescente prevalenza di giovani GC e TG, l’importanza dell’assistenza inclusiva per i giovani GC e TG, le linee guida terapeutiche e l’impatto che genitori e infermieri esperti possono avere nel viaggio di questi giovani mentre esplorano e trova il loro posto nello spettro di genere.
Sono argomenti ostici e culturalmente non ancora accettati in Italia, dove si continua a discute ancora di vecchie e nuove competenze. Su questi argomenti è necessario riflettere come professionisti sanitari. Allo stesso modo suggeriamo alla Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI) e gli Ordini infermieristici provinciali di iniziare a parlarne, così come fatto qualche tempo da dall’ex-Collegio IPASVI ed attuale OPI di La Spezia che ha accolto al suo interno Isabella, dirigente dell’Ordine che ha cambiato sesso.
Come AssoCareNews.it continueremo a parlarne e ad approfondire la tematica.