Sono passati 9 anni dal terribile terremoto che ha scosso l’Aquila e sconvolto l’Italia. Lo riviviamo nelle parole di Andrea, infermiere che ha preso servizio già nelle prime ore del mattino, tra i primi interventi dopo il sisma.
L’Aquila, h 3.32 la terra trema. Sarà soltanto la prima di centinaia di scosse, ma la più devastante. 309 le vittime, centinaia di famiglie sfollate.
Andrea, oggi infermiere a Londra, è cittadino Abruzzese che è intervenuto con la protezione civile già dall’alba di quel terribile 6 aprile 2009. Lo abbiamo raggiunto e ascoltato dalle sue parole cosa vuol dire intervenire in una situazione di maxi emergenza del genere.
Ero già di servizio quella notte come volontario presso l’Associazione del mio paese per il servizio di soccorso sulle ambulanze. La scossa l’avevamo sentita e anche se dalle mie parti non è stata così forte, abbiamo inteso subito che era qualcosa di non ordinario. Passarono qualche decina di minuto e ricevemmo la chiamata del coordinamento Regionale che ci chiedeva disponibilità a recarci come prima squadra, già nelle ore dell’alba. Il tempo di far arrivare il cambio (svegliato appositamente), allestire i fuoristrada e siamo partiti. Siamo arrivati verso le 7 e ricordo mentre ci avvicinavamo a L’Aquila c’era la stessa tensione che si percepisce nei film di guerra, quando sai che sta per accadere qualcosa ma non sai quando. Raccontando questa storia ormai da anni, penso sia questa la descrizione migliore che ho trovato. Ogni curva che ci apriva un nuovo panorama, ci aspettavamo il peggio.
E i segni della devastazione aumentavano all’avvicinarsi. Fino ad entrare in Città e raggiungere il centro.
Come le immagini televisive hanno fatto vedere a tutti, le case erano quasi tutte crepate e c’erano stati crolli, anche minori, in quasi tutte le vie del centro.
Le persone che già erano state radunate in punti sicuri e che aspettavano una destinazione, erano terribilmente scosse e molti piangevano.
C’erano scosse più o meno lievi e questo ci agitava e aumentava la tensione.
Appena arrivati ci hanno assegnato ad un PMA che era in fase di allestimento già avanzata. Arrivavano voci che l’ospedale fosse compromesso e che stessero facendo evacuare i pazienti, cosa poi appresa come verità nei giorni successivi.
Sono rimasto a L’Aquila per quattro giorni prima di tornare a casa e tornarci dopo tre settimane per dare il cambio ad altri colleghi dell’Associazione. Molti ci hanno definito eroi ma forse siamo soltanto persone che hanno fatto il loro dovere.
Di questa esperienza mi porto sempre negli occhi il dolore della gente, di persone di tutte le età sconvolte e disperate. Con il passare delle ore accresceva la consapevolezza di aver perso tutto, affetti, la propria casa, il lavoro, i propri beni. E il futuro preoccupava quanto il presente.
Non lo dimenticherò mai.
Ringraziamo Andrea per la sua testimonianza, in esclusiva per Assocarenews.it