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Infermiera licenziata perché incinta: gli obbrobri delle Leggi Fornero

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Una collega è stata licenziata perché incinta: possibile che nessuno possa tutelare gli Infermieri Liberi Professionisti?

Una Infermiera originaria di Salerno, ma da anni in Emilia Romagna per studio e per lavoro, è stata licenziata perché incinta. La sua storia è stata raccolta ieri da AssoCareNews.it, che stamane presenta una intervista all’interessa. Lei è una Infermiera Libero Professionista da anni e da anni lavorava presso una nota clinica riabilitativa.

 Carissimo Direttore di AssoCareNews.it,

mi chiamo Teresa, ho 32 anni, sono Infermiera in regime di Libera Professione e sto per partorire. Le faccio i complimenti per quello che dice e scrive tutti i giorni, finalmente c’è qualcuno che parla dei nostri problemi. Leggo volentieri il vostro Quotidiano Infermieristico perché mi sembra ben fatto e soprattutto imparziale.

Le scrivo per raccontarLe la mia storia che sa di ridicolo e che mi sta avvilendo fin nel profondo dell’animo.

Mi spiego. Tre mesi fa sono stata licenziata perché ho comunicato alla mia azienda di essere incinta. Fino a quel momento avevo tenuto ben segreta la cosa avendo paura di ritorsioni. Non mi sbagliavo. Preciso che lavoravo in Emilia Romagna e che sono originaria del Cilento (provincia di Salerno – ndr).

Da circa 9 anni lavoravo come Infermiera Libero Professionista in una nota azienda sanitaria accreditata con il Servizio Sanitario Nazionale. Avevo un contratto senza scadenza, una sorta di accordo a tempo indeterminato. Tra le clausole contrattuale la possibilità di rescindere lo stesso con un minimo di preavviso di 60 giorni. La cosa valeva sia per me, sia per l’azienda.

Per conto della struttura mi occupavo di medicazioni ed ero responsabile del servizio rischio infettivo. Nella mia carriera, seppur breve, ho conseguito ben tre master: uno in coordinamento, uno in gestione delle lesioni cutanee e ferite difficili, l’altro sulla gestione delle infezioni ospedaliere e domiciliari.

Avevo un ruolo importante e sostituivo la Coordinatrice Infermieristica durante le sue assenze o le ferie. Insomma ero abbastanza ben voluta. 

Tuttavia qualcosa mi puzzava e per un po’ ho preferito non comunicare il mio stato di gravidanza, dicendo a tutti che stavo ingrassando per una terapia cortisonica.

Una mattina, però, mi sono sentita male. Nausea e vomito non mi permettevano di proseguire con il lavoro e i crampi all’utero mi piegavano in due. A quel punto ho deciso che forse era meglio parlare con la direzione. Così feci.

L’indomani ero di riposo e decisi di prendere appuntamento con la mia ormai ex-direttrice. Arrivai alle 9.00 in punto. Di getto le comunicai del mio essere incinta. Mi fece le congratulazioni, mi disse che era felicissima e che se avevo bisogno potevo contare su di lei. Me ne andai entusiasta, le voci che giravano erano sbagliate e l’azienda certamente mi avrebbe tenuta a lavorare anche dopo il parto. E invece no.

Nel pomeriggio dello stesso giorno mi chiamo la già citata Direttrice: “pronto?!”. Risposi immediatamente: “ciao grazie per oggi – le dissi io – sono contenta per le parole che mi hai detto stamane”. E lei: “senti ti chiamo per comunicarti che domani devi consegnare alla lavanderia le tue divise e qui in direzione il cartellino; l’userid e la password per l’accesso all’email e alla cartella clinico-infermieristica sono state disattivate; ti auguro buona vita e se hai bisogno non esitare a chiamarmi”.

In poche parole mi ha licenziata in tronco, senza il preavviso di 60 giorni e senza la possibilità di parlare.

Ritornando al mio licenziamento, possibile che nessuno tuteli noi Infermieri Liberi Professionisti? Possibile che lo Stato debba difendere sempre chi sta bene in questo Paese? 

Sono convinta che troverò lavoro dopo la nascita della mia piccola, non mi fermeranno così facilmente, ma sono anche convinto che di queste cose bisogna parlarne. Aziende che si comportano così con i propri lavoratori non dovrebbero avere appalti pubblici e dovrebbero imparare a vivere di fondi propri, rischiare sulla loro pelle e non su quella dei professionisti che con loro ci lavoro e che in loro credeva.

Grazie, spero in un vostro aiuto e vi autorizzo a pubblicare la mia mail come e quando volete.

L’ho richiamata dopo in paio di ore, ero in lacrime, in quel momento vedevo il mondo cadermi addosso. Quella gravidanza rappresentava in quel momento la mia condanna lavorativa. Si è fatta negare e non mi ha mai più risposto al cellulare e in ufficio.

Mi sono rivolta anche a più di un sindacato. La risposta era stata sempre la stessa: “non possiamo farci nulla, i Liberi Professionisti in Italia non sono tutelai e come sindacati abbiamo le mani legate; la Legge non ci permette di rappresentarvi”.

Ulteriore tegola dal cielo. Una vergogna, una Italia che mortifica chi lavora, chi studia e chi si forma continuamente non è degna di chiamarsi Stato libero.

Sono amareggiata, delusa, vilipesa da tanta ignoranza e da tanta superficialità e mancanza di cuore. Purtroppo non ho un compagno. La mia futura bambina è frutto di una serata in discoteca finita in un letto d’albergo a Tenerife. Non ricordo nemmeno il nome del mio partner di quella notte e non so nemmeno come rintracciarlo. Ero ubriaca, io che non ho mai bevuto in vita mia! E ora pago le conseguenza di quella serata di follia.

Vi ringrazio per il tempo che avete dedicato al mio scritto e vi esorto a darmi una mano, almeno ad aiutarmi a capire a chi rivolgermi e come comportarmi. Per fortuna che un po’ di soldi da parte ce li ho.

Ci credevo in quel lavoro, ci credevo in quell’azienda, ora non credo più nulla e a nessuno.

Grazie, vi autorizzo a pubblicare la mail.

Teresa, Infermiera Libero Professionista

* * *

Carissima Teresa,

grazie per averci scritta. Purtroppo non hai grandi cose da fare se non denunciare il comportamento amorale della tua ex-azienda. Le Leggi Fornero e i Governi politici che si sono alternati negli ultimi lustri hanno massacrato la Libera Professione. Oggi chi ha la Partita IVA è figlio di nessuno, non ha diritti, ma solo doveri. Non è tutelato dai sindacati e anche gli Ordini Provinciali Infermieristici e la FNOPI possono fare poco. Andrebbe rivisitata tutta la normativa in materia, ma ci vorrebbe un movimento di pressione enorme, capace di far tremare la politica, un o’ come è avvenuto alle ultime elezioni del 4 marzo 2018. Non so che dirti, se non invitarti a dedicarti alla tua nascitura. Muoviti per gradi, partorisci, organizzati e poi riparti. Per i titoli che hai non varai problemi a trovare altro lavoro. Facci sapere. Un abbraccio fraterno.

Angelo Riky Del Vecchio, Infermiere e Giornalista

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