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Podologi, Infermieri e rapporto multiprofessionale: congresso mondiale a Napoli

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Gaetano di Stasio (Podologo) parla del rapporto con la Professione Infermieristica e annuncia il congresso internazionale di Podologia.

Nell’epoca del Team multidisciplinare, la figura del Podologo si sta ritagliando uno spazio molto importante, nella prevenzione e nel trattamento delle lesioni cutanee a carico degli arti inferiori.

Il Podologo (D.M.666 art.1) è l’operatore, che in possesso della laurea universitaria abilitante, tratta direttamente, nel rispetto della normativa vigente, le callosità, le unghie ipetrofiche deformi e incarnite, nonché il piede doloroso, dopo esame obiettivo del piede con metodi incruenti ortesici e idromassoterapici. Pertanto è uno specialista preparato sul piano teorico-pratico per prevenire, curare e seguire le patrologie del piede, collocando al centro del progetto il paziente con assistenza continua documentazione e completa informazione.

Dal 27 al 29 Aprile a Napoli si terrà, importante anche per la figura infermieristica, il Congresso Mondiale di Podologia e Podiatria, a tal proposito la Dott.ssa Alessandra Vernacchia ha posto alcune domande al Presidente del Congresso il Dott. Gaetano di Stasio (Podologo):

Esiste oggi una relazione interprofessionale tra il podologo e l’Infermiere?

La relazione è ora forte. Anzi Molto forte. La forza di questa relazione è andata crescendo col crescere della condivisione della cultura EBM. L’avere in comune un metodo che permette di selezionare le priorità, i percorsi e la metodologia d’approccio al problem solving in area clinica/assisteniale ed organizzativa è un ponte che unisce le professioni sanitarie. Certamente ciò avviene con sensibilità diverse, ma in maniera simmetrica, garantendo una multilateralità di visione che aumenta la qualità media delle prestazioni erogate. Lo possiamo notare non solo nelle corsie o negli ambulatori, ma lo vediamo oggi alla ribalta nella Consensus Conference in programma a Milano a fine 2018.

Professionisti come voi stanno diventando sempre più indispensabili nel campo dell’assistenza sanitaria nel mondo. Qual è lo stato dell’arte nel nostro paese?

In realtà la podologia è stata sempre essenziale e centrale nei percorsi di prevenzione e come primo anello nella diagnosi precoce di tanti problemi clinici (dal melanoma all’orientamento del paziente con i primi segni e sintomi di arteriopatia obliterante periferica non ancora diagnosticata, dal piede del diabetico o reumatico all’indicazione al medico prescrittore dei codici per la migliore terapia ortesica plantare e scarpa terapeutica).

Quello che c’è oggi è solo la maggiore consapevolezza della nostra essenzialità.

In Italia però c’è un problema di fondo: siamo nei Lea ma non siamo nella sanità pubblica. Siamo presenti come professionisti solo nel nord Italia ed in 25 unità strutturate in Toscana, ma siamo sempre troppo pochi. Nelle altre Regioni non siamo contemplati nelle piante organiche ospedaliere e/o territoriali. Il paziente dunque o può permettersi di pagare il podologo o si serve dell’abusivismo molto presente in area estetica. Ma la salute non è una questione di bellezza. Il paziente non trova risposte sanitarie adeguate e la mancanza dell’individuazione precoce di una problematica che potrebbe evolvere in una patologia anche devastante (possibili amputazioni) può essere prevenuta mediante l’indirizzo agli specialisti di riferimento. (Tipo endocrinologo, Chirurgo vascolare … etc etc)

Un congresso mondiale aperto all’esperienza nel settore degli Infermieri Italiani; credi sia opportuno potenziare questo rapporto?

Essenziale, non solo importante. La correlazione e l’integrazione professionale è una cosa seria e non è solo l’approccio multiprofessionale. E uno stile nei rapporti ed è un collegamento dal pubblico al privato, dall’ospedale alle RSA che unisce con un filo rosso i servizi sanitari disponibili sul territorio.

E programmare attività congiuntamente aiuta a crescere insieme. L’infermiere si accorge che il suo lavoro è impossibile senza lo scarico totale di una lesione che consideri anche il problema di rigidità articolare, e che lo scarico totale di una lesione si può fare anche immaginando una medicazione che tenga conto di alcuni aspetti della biomeccanica dell’arto inferiore.

Un infermiere non può fare il podologo e nè un podologo può fare l’infermiere o il fisioterapista. Ci si conosce, ci si comprende e ci si rispetta. In questo modo ognuno sfrutta le proprie competenze e le comptenze altrui per il bene del paziente che resta sempre il fulcro delle nostre attività.

Il podologo è utile per trattare unghie distrofiche e l’igiene del piede, ma anche per progettare un percorso terapeutico che includa lo scarico della lesione, prevenzione primaria e secondaria delle aree di ipercarico, la gestione dei fattori di rischio (p.es. deformità, aspetti vascolari o neurologici). Una parte essenziale, ancora non inclusa nelle nostre linee guida, è la prevenzione. La “prevenzione” viene sempre declinata con un aggettivo vicino: primaria, secondaria… ma la prevenzione vera si fa prima, non dopo un problema. Il podologo può fare molto nella prevenzione: per scaricare e ridurre quella ipercheratosi plantare (che c’è sempre stata) prima che col diabete, con l’arteriopatia e la polineuropatia diventi uno stato pre-ucerativo o ulcera.

Quanti siete in Italia e quali possibilità effettive di lavoro ci sono per chi vorrebbe intraprendere lo studio della vostra professione?

Siamo in pochi. Duemila, forse duemila cinquecento… nessuno mai ha fatto mai una reale stima. In Spagna ce ne sono 15 mila operanti, con CdL in 30 città sedi universitarie e 50 Master di I e II livello ad oggi attivi. In Italia ne avevamo 10 di CdL, oggi ne sono 6 ed una decina i Master ed i Corsi di Perfezionamento attivi ma solo di I livello.

Le università chiudono perchè sono gestite in maniera poco interessata dai medici Presidenti del CdL, non perchè non ci sia una esigenza ed una richiesta, ma perchè la prevenzione senza aggettivi, forse non conviene e non interessa tutti.

Concludo sottolinenado l’importanza di questo congresso in quanto “Mondiale”. Il Presidente è riuscito a portare in italia nomi importanti per quel che riguarda la patologia del Piede Diabetico tra cui il Dott. David G. Armstrong che solo poche settimane fà era impegnato presso la Clinica Pederzoli di

Desenzano del Garda in team con il Dott. Nicoletti, in un delicato intervento su un caso di Piede Diabetico.

Servizio a cura di Ivan Santoro e Alessandra Vernacchia (Ilditonellapiaga)

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Intervistato: Gaetano Di Stasio (Podologo e organizzatore del Congresso Mondiale di podiatria e Podologia).

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Per ulteriori informazioni e iscrizioni digitare il link sottostante: http://www.congressomondialepodologia.it

Per i registrati al sito Il Dito nella Piaga possibilità di Iscrizioni agevolate.

Qualora siate interessati si prega di contattarci sulle mail postmaster@ilditonellapiaga.it o editor@ilditonellapiaga.it

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