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Non solo ospedali e terapie: la centralità degli infermieri nei corretti stili di vita.

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Il punto del professor Paolo Carlo Motta associato di Scienze Infermieristiche dell’Università di Brescia.

Al Festival della Salute di Montecatini promosso da Opi Firenze Pistoia, ha avuto grande rilievo l’intervento del professor Paolo Carlo Motta riguardo gli infermieri promotori agli stili di vita per il benessere e la salute dei cittadini. Il tema della due giorni era “Infermieri educatori: corretti stili di vita” e il discorso del professor Motta, associato di Scienze Infermieristiche dell’Università di Brescia, aveva come titolo “Formazione e ricerca: infermieri promotori agli stili di vita per il benessere e la salute dei cittadini”.

La relazione è iniziata con la messa a punto dei sette principali macroargomenti che sarebbero stati toccati durante il corso dell’intervento. La prima parte è stata indicata a “Gli attuali destinatari della promozione di salute e benessere: epidemiologia e demografia della popolazione italiana” e ha permesso di fare il punto sui dati Istat aggiornati al settembre 2019. Questi mettono in risalto il livello del tasso fertilità nazionale (a 1.32) che restano bassi. Dalla stessa analisi dati, è emerso poi che la nostra è una popolazione che invecchia, con una diminuzione delle nascite e un aumento degli anziani. I migranti e i nuovi cittadini italiani rappresentano una nuova struttura demografica nel nostro Paese; le condizioni economiche, il lavoro e l’aumento della povertà fanno sì che i figli restino più a lungo in casa. Da un punto di vista sanitario, si può dedurre che è aumentati l’aspettativa di vita, anche se è diminuita l’aspettativa di vita libera da malattie e disabilità: conviviamo con ipertensione, malattie cardiovascolari e respiratorie oltre che con diabete e Alzheimer (tutte queste aumenteranno del 20-30% entro il 2030). Fumiamo e beviamo di meno, ma siamo stabilmente in sovrappeso, mangiamo male e ci muoviamo di meno.

Sono stati inoltre analizzati i dati Istat dell’indagine sulla fiducia dei consumatori. Qui, si sono visti i parametri indicanti il punteggio medio attribuito ai domini del benessere equo e sostenibile (aggiornati al 2018) con voti da 0 a 10 dati da persone da 18 anni in poi. Da ciò si è notato che “una buona salute e attenzione agli stili di vita” è la categoria che ha ricevuto il punteggio più alto (quasi 10 punti).

Per quanto concerne la “promozione di salute e benessere nelle politiche sanitarie mondiali: la Dichiarazione di Astana” è stata presa in esame la Conferenza Globale Oms sull’assistenza sanitaria Primaria: da Alma-Ata alla copertura sanitaria universale, fino agli obiettivi di sviluppo sostenibile di Astana, 25-26 ottobre 2018. In particolare, sono stati oggetto di discussione l’invito ai governi (priorità, promozione e proiezione di salute e benessere attraverso sistemi sanitari forti, con copertura universale e sostenibile), il rilancio dell’assistenza sanitaria primaria e del valore dei professionisti sanitari, l’attenzione agli ambienti di vita in cui «individui e comunità siano resi competenti e impegnati a mantenere e migliorare la loro salute e il loro benessere» e anche salute e benessere come diritti e fenomeni interdipendenti da pace, sicurezza e condizioni socio-economiche che impegnino nel contrasto delle disuguaglianze.

Passando al “The World Health Report 2008: Primary Health Care: Now More Than Ever. Geneva: WHO, 2008”, si nota che il dibattito scientifico e politico individua nell’accentramento sull’ospedale e sulle specialità, nella commercializzazione e privatizzazione e, infine, nella parcellizzazione e verticalizzazione dei programmi sanitari, i principali motivi di insuccesso dell’assistenza sanitaria primaria. Inoltre, la Dichiarazione richiama esplicitamente il contrasto all’uso del tabacco, all’abuso di alcool, a stili di vita e comportamenti non salutari, a un’insufficiente attività fisica e a diete malsane, attraverso cure proattive, preventive, curative e riabilitative.

Nell’intervento del professor Motta si è parlato poi degli infermieri come educatori, con alcune teorie ‘classiche’ dell’Infermieristica, con riferimento a Peplau e Orem. Anche la formazione universitaria al ruolo educativo in Italia è stato uno dei macroargomenti della conferenza. Nella formazione di base si prevedono i piani di studio della laurea triennale in infermieristica con la ‘costruzione del Profilo’ (fondamenti di infermieristica generale e obiettivi della attività formative professionalizzanti- tirocinio), la competenza metodologica nell’educazione e promozione della salute e del benessere (debitori del settore scientifico di igiene e medicina preventiva) e il ‘contenuto disciplinare educativo’ (la tendenza dominante verso l’educazione terapeutica e la funzione di promozione dell’aderenza ai trattamenti, engagement versus empowerment). Importante ricordare come la formazione di base affronti ampliamente i temi della promozione della salute e del benessere, ma tuttavia sconti i limiti di un modello centrato sull’ospedale e specialità. Per la formazione post-base, con la laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche, si ricordano come finalità originali: il profilo del dirigente e la definizione dei principali filoni di perfezionamento (didattica, ricerca, management e clinica avanzata); la ripresa e approfondimento di metodi e contenuti dell’educazione alla salute e al benessere nelle singole discipline; il contributo della pedagogia applicata e delle metodologie didattiche alla formazione di un infermiere educatore. La formazione magistrale però non pare essere il percorso offerto a chi intende specializzarsi nel settore della promozione e del benessere, tuttavia rende possibile formare competenze, metodi, approcci e stili più maturi e avanzati.

Invece, per quanto riguarda l’educazione e la promozione della salute e del benessere nella nuova architettura dei master universitari, il professor Motta ha ricordato come, verso la fine del 2018, l’Osservatorio Permanente abbia licenziato un documento che propone una classificazione e descrizione dei master universitari, allo scopo di sostenere la specializzazione delle professioni sanitarie. Questo documento, recepito e diffuso con Circolare Ministeriale Sanità il 13 marzo 2019 e Miur 1 aprile 2019, comprende la classificazione dei master così divisa: master trasversali (in numero di 8), master interprofessionali (in totale 18, coinvolgenti 12 profili) e master specialistici di ogni professione (nel numero di 67). Fra questi, nei master interprofessionali è presente quello dedicato a Area cure primarie-sanità pubblica e fra gli specialistici si trova invece il master Area cure primarie-sanità pubblica.

Il penultimo macroargomentro trattato dal professor Motta ha interessato la ricerca infermieristica di qualità: promozione della salute nel nursing e ‘nursing sensitive outcome’. Si è parlato di come, per celebrare gli anniversari di National Institutes of Health (Nih) e National Center for Nursing Research (Ncnr), siano stati premiati i dieci studi che hanno segnato la storia della ricerca infermieristica negli Stati Uniti. Tra questi, molti si riferiscono alla prevenzione delle malattie e alla promozione di salute e benessere. Per raggiungere buoni risultati di ricerca, sono state adottate metodologie sia quantitative, sia qualitative.

Infine, a chiusura del suo intervento, il professor Motta ha parlato di come “Si può educare solo rafforzando l’Evidence-based Practice e l’Health literacy: professione infermieristica, comunicazione e deontologia”, prendendo in esame l’articolo 7 del codice deontologico delle professioni infermieristiche (relativo a cura della salute), l’articolo 9 (ricerca scientifica e sperimentazione) e l’articolo 10 (conoscenza, formazione e aggiornamento).

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