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14° Conferenza Nazionale GIMBE: ecco come valorizzare il Sistema Sanitario Nazionale!

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14° Conferenza Nazionale GIMBE: ecco come valorizzare il Sistema Sanitario Nazionale!

Plauso a Cartabellotta per quanto realizzato finora. Mangiacavalli sempre più punto di riferimento.

Il Servizio Sanitario Nazionale italiano può essere salvato e “donato” ai posteri perfettamente in salute, ma occorre intervenire per limare e rivedere alcune situazioni che oggi lo rendono sofferenza, a dano non solo degli Operatori della Salute, ma soprattutto del Cittadino. E’ quanto emerso a Bologna in occasione della 14° Conferenza Nazionale GIMBE sul tema “Garantire il SSN alle generazioni future“. AssoCareNews.it è presente all’evento in prima linea, dimostrando di avere a cuore le sorti del sistema pubblico.

“Con il 3° Rapporto sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), la Fondazione GIMBE ha ribadito che non esiste alcun disegno occulto di smantellamento e privatizzazione del SSN, ma che al tempo stesso manca una strategia politica per salvare la sanità pubblica. Per tale ragione, la Fondazione GIMBE ha elaborato un “piano di salvataggio” del SSN già utilizzato per valutare le proposte del “Contratto per il Governo del Cambiamento”, dove una rassicurante dichiarazione di intenti esclude ogni forma di privatizzazione del SSN e conferma la volontà di tutelare equità ed universalismo, princìpi fondanti della L. 833/78. A fronte di questa perentoria affermazione, dopo quasi un decennio di tagli e definanziamenti, tutti gli stakeholder avevano maturato grandi aspettative per il tanto atteso rilancio della sanità pubblica” – a spiegarlo stamani davanti ad un platea immensa di professionisti della salute è stato Nino Cartabellotta, medico, formatore e presidente della Fondazione GIMBE nel corso della 14a Conferenza nazionale del sodalizio (Bologna, 8 marzo 2019, Royal Hotel Carlton).

“Purtroppo, il SSN continua a rimanere fuori dall’agenda politica  – ha aggiunto Cartabellotta – nonostante l’imponente aumento del debito pubblico nessuna inversione di tendenza del rapporto spesa sanitaria/PIL, mentre le Regioni avanzano richieste di maggiori autonomie che aumenteranno inevitabilmente le diseguaglianze. La Legge di Bilancio ha confermato per il 2019 il miliardo di euro assegnato dalla precedente legislatura, stanziando altri € 3,5 miliardi per il 2020-2021 condizionati da ardite previsioni di crescita economica. Per il resto, a fronte dell’impegno su liste di attesa e borse di studio per specializzandi e medici di famiglia, niente risorse per la reale esigibilità dei nuovi LEA, l’eliminazione del superticket e, soprattutto, per il rinnovo dei contratti e lo sblocco del turnover del personale sanitario.”

Nella consapevolezza che le attività di un’organizzazione indipendente finalizzate a informare il Paese sulla salute, l’assistenza sanitaria e la ricerca biomedica possono determinare grandi benefici sociali ed economici, ormai da anni la Fondazione GIMBE esercita continue attività di monitoraggio e sensibilizzazione sulla necessità di tutelare un servizio sanitario pubblico equo e universalistico. Per il 40° anniversario del SSN, la Fondazione GIMBE ha realizzato un logo celebrativo per diffondere la consapevolezza che stiamo silenziosamente perdendo una grande conquista sociale ed è indispensabile cementare un nuovo patto generazionale per lasciare ai nostri figli l’eredità più preziosa: una sanità pubblica in grado di tutelare la salute di tutte le persone.

Al giro di boa dei 40 anni del SSN, la Fondazione GIMBE avvia la pars construens della campagna #salviamoSSN con una serie di proposte che, in occasione della Conferenza, saranno condivise con autorevoli esponenti di politica, management, professionisti sanitari, ricercatori, industria, pazienti e cittadini. Due i grandi interrogativi a cui cercheremo di rispondere:

  • Quante risorse e quali riforme sono necessarie per garantire alle generazioni future il SSN, mantenendo i princìpi di equità e universalismo della L. 833 del 1978 che lo ha istituito?
  • Con quali modalità il SSN può offrire a tutte le persone l’accesso alle vere innovazioni?

L’intervista a Barbara Mangiacavalli (FNOPI).

Alla 14° Conferenza Nazionale GIMBE è intervenuta anche la presidente della Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI), Barbara Mangiacavalli, che ha ribadito l’importanza di un lavoro di equipe tra Medici, Infermieri e Professionisti della Salute).

Casuale o provvidenziale che nel giorno della festa della donna la presidentessa FNOPI, rappresenti alla Conferenza GIMBE non solo una donna che ha fatto carriera ma anche un’infermiera che svolge ruoli istituzionali.
Barbara Mangiacavalli arriva trafelata da Milano: sicuramente gli impegni istituzionali la impegnano quotidianamente ma è fondamentale la sua presenza a questa conferenza nazionale (ndr. GIMBE), dove è rappresentante magistrale di tutti i professionisti sanitari, in qualità di presidente della FNOPI (federazione nazionale ordini professioni infermieristiche). 
 
 
Secondo la dottoressa è fondamentale implementare network e connessioni tra tutti i centri studi in Italia. In favore dello sviluppo di tali centri sono infatti stati emanati numerosi bandi per l’accesso a tali centri di ricerca da parte dei professionisti sanitari.
 
Per la presidente della Federazione è fondamentale per ribadire l’importanza della ricerca per gli infermieri all’interno del quotidiano espletamento delle proprie funzioni, Mangiacavalli precisa: “In Italia sono 450.000 gli infermieri, è doveroso che ognuno conosca come fare ricerca. Ma questo non significa che ci sia bisogno di 450.000 ricercatori”. Dunque nella pratica quotidiana di ogni operatore sanitario non può mancare la ricerca.
 
La dottoressa sottolinea l’importanza della produzione di studi di granding alto e soprattutto che tali studi presentino la caratteristica di multidisciplinaretà.
Sulla scarsità di ruoli come professori ordinari da parte di infermieri e professionisti sanitari rispetto ai colleghi medici risponde perentoria: “siamo in università da 20 anni non possiamo pensare che il nostro sviluppo sia eguale a chi (ndr. Medici) è all’interno delle università da ormai svariati secoli”. Ma orgogliosa e puntuale ricorda che oggi sono già 30 i professioni ordinari e ricercatori in Italia apparentamenti alla professione di Infermieri; inoltre sottolinea che attualmente sussistono diversi indirizzi di politica studentesca, atti allo sviluppo delle competenze nei professionisti sanitari.
 
Da giovane infermeria le chiedo che consiglio offre dall’altro della sua professionalità ai giovani professionisti; la dottoressa fa un appello: “non fermarsi alla formazione della laurea triennale”, in virtù dell’evoluzione dei bisogno e dei sistemi sanitari ogni giovane deve avviarsi alla specializzazione clinica. Una precisazione sulla differenziazione dei master di primo livello è doverosa; la dottoressa sottolinea che la diversificazione della formazione post-base non va interpretata come un punto debole ma come un punto di forza per i diversi atenei. L’osservatorio nazionale ha stilato in proposito di questa diversificazione una precisa classificazione dei master (L.43/2006).
 
Sono vari gli infermieri che svolgono ruoli di coordinamento e di management nei diversi setting, parliamo sia di top-management sia di middle-management, in base a ciò la dottoressa precisa che la conoscenza clinica non deve prescindere da tale competenza manageriale.
 
Tutte queste considerazioni volgono lo sguardo verso il tema cardine della conferenza: garantire il Sistema Sanitario Nazionale alle generazioni future. Come professionisti o come cittadini questo tema è caro ai più.
 

L’intervista a Nino Cartabellotta (GIMBE)

L’attenzione da parte della fondazione GIMBE nei confronti nel nostro -troppo spesso bistrattato- SSN parte dal marzo 2013 con la nascita del programma “Salviamo il SSN“. A questa proposta ne seguirono altre come per esempio la Carta GIMBE per la tutela della Salute. “Dall’ora tante iniziative si sono successe” esordisce orgoglioso Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione stessa: “dai rapporti, passando per la pubblicazione del report dell’Osservatorio.

Il presidente della Fondazione parla di codice rosso all’esordio della conferenza iniziale della giornata di lavori riferendosi allo stato del nostro Sistema Sanitario Nazionale. Stiamo giungendo ad un vero e proprio piano di salvataggio multifattoriale per cercare di mantenere in vita il nostro SSN, attraverso questi 12 “pillole” per curare questo paziente (ndr. SSN) con multi morbilità”. Il presidente ricorda parlando della presenza all’evento di diversi professionisti provenienti da vari ordini che: “non possiamo più assistere all’avanzata dei corporativismi professionali”. Si rende necessario dunque anche per il presidente della Fondazione GIMBE lo sviluppo della multiprofessionalità a 360°, lavorare insieme coadiuvando le competenze e le professionalità di ogni professionista.

Cartabellotta interrogato sulle disuguaglianze di strutture e prestazioni erogate Nord versus Sud afferma che la discrepanza è tale pure nel tessuto sociale, ricordando che al Sud Italia si consumano quantità annuali di antibiotici triple rispetto al Nord attribuisce questa differenza alla differente cultura sanitaria che si è sviluppata in Italia.

Oggi inoltre è stato premiato il dottor Roberto Burioni, un onore per la Fondazione che anche in passato a collaborato con il celebre professionista che combatte i NO-VAX. Per Cartabellotta la scelta non è stata anticonformista, ma in linea con gli obiettivi proposti dal premio “Evidence”, fregio ricevuto da Burioni per la sua capacità di mettere in campo strategie differenti da quelle convenzionalmente usate nel mondo scientifico per divulgare conoscenze. Inoltre sottolinea che il professionista Burioni è tale in quanto combatte “l’antiscienza”.

Alla domanda di rito per la nostra redazione, che è piena di giovani professionisti, su cosa può fare un giovane al giorno d’oggi per migliorare il SSN, Cartabellotta lancia la speranza sottolineando che è possibile per i giovani d’oggi essere parte attiva del cambiamento solo nella misura in cui si informino e si formino su tutte le caratteristiche del SSN. Ricorda con una punta di amarezza che purtroppo al giorno d’oggi i giovani sono lanciati nel mondo del lavoro che per i professionisti sanitari spesso fa rima con SSN, senza nessuna preparazione in merito.   

Il comunicato di GIMBE.

La 14a Conferenza Nazionale GIMBE dicevamo si è aperta con la lettura inaugurale del Presidente Nino Cartabellotta che ha dichiarato: «A sei anni dal lancio del programma #salviamoSSN, le nostre analisi dimostrano che il SSN si presenta come un paziente il cui stato di salute è compromesso da quattro “malattie” e due “fattori ambientali”».

  • Definanziamento pubblico. Nel periodo 2010-2019 al SSN sono stati sottratti circa € 37 miliardi, il fabbisogno sanitario nazionale (FSN) è aumentato di € 8,8 miliardi, con un incremento percentuale inferiore all’inflazione media. Guardando al futuro nessuna luce in fondo al tunnel: la Nota di Aggiornamento del DEF 2018 ha eseguito un impercettibile lifting sul rapporto spesa sanitaria/PIL (+0,1% nel 2020 e nel 2021), mentre la Manovra 2019 porta in dote per il 2019 il miliardo già assegnato dalla precedente legislatura e prevede un incremento del FSN (+€ 2 miliardi nel 2020, +€ 1,5 miliardi nel 2021) legato ad ardite previsioni di crescita economica.
  • Ampliamento del “paniere” dei nuovi LEA. Dopo quasi 2 anni, i nomenclatori tariffari rimangono ancora “ostaggio” del MEF per mancata copertura finanziaria e la maggior parte delle nuove prestazioni ed esenzioni non sono esigibili. Peraltro la Commissione LEA non ha ancora pubblicato alcun aggiornamento/delisting delle prestazioni.
  • Sprechi e inefficienze. Sei le categorie nella tassonomia elaborata dalla Fondazione GIMBE: sovra-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie inefficaci o inappropriate, frodi e abusi, acquisti a costi eccessivi, (conseguenze del) sotto-utilizzo di servizi e prestazioni efficaci e appropriate, complessità amministrative, inadeguato coordinamento dell’assistenza. Secondo le stime GIMBE nel 2017 oltre € 21 miliardi di spesa pubblica non hanno prodotto alcun miglioramento di salute, come confermato dal Rapporto OCSE Health at a Glance 2018.
  • Espansione incontrollata del secondo pilastro. L’idea di affidarsi al un complicato intreccio di fondi sanitari, assicurazioni e welfare aziendale per garantire la sostenibilità del SSN si è progressivamente affermata grazie a raffinate strategie di marketing basate su irrealistici dati di rinuncia alle cure e indebitamento dei cittadini. Purtroppo, non vengono adeguatamente valutati i numerosi potenziali effetti collaterali su “organi e apparati” del SSN: dai rischi per la sostenibilità a quelli di privatizzazione, dall’aumento delle diseguaglianze all’incremento della spesa sanitaria, dal sovra-utilizzo di prestazioni sanitarie alla frammentazione dei PDTA.

Il SSN affetto da queste patologie ingravescenti vive in un habitat fortemente influenzato da due fattori ambientali: la (leale?) collaborazione con cui Stato e Regioni dovrebbero tutelare il diritto alla salute (ulteriormente minata dal contagioso virus del regionalismo differenziato) e le aspettative irrealistiche di cittadini e pazienti per una medicina mitica e una sanità infallibile, alimentate da analfabetismo scientifico ed eccessi di medicalizzazione.

 

«Per mantenere un SSN a finanziamento prevalentemente pubblico, preservandone i princìpi di equità e universalismo – ha continuato il Presidente – abbiamo elaborato ed aggiornato secondo le migliori evidenze scientifiche un “piano terapeutico personalizzato” efficace nel modificare la storia naturale delle quattro malattie, minimizzare l’impatto dei fattori ambientali e intervenire su altri “patogeni” che minano la salute del SSN». Il piano di salvataggio GIMBE prevede infatti misure per orientare le scelte politiche, organizzative, professionali, oltre che quelle di cittadini e pazienti: dal rilancio del finanziamento pubblico all’avvio di un piano nazionale per la riduzione di sprechi e inefficienze; dalla ridefinizione del perimetro dei LEA secondo evidenze scientifiche e princìpi di costo-efficacia alla riforma della sanità integrativa; dall’attuazione del principio della “salute in tutte le politiche” all’informazione scientifica a cittadini e pazienti; dall’aumento delle capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni alla costruzione di un servizio socio-sanitario nazionale; dal rilancio delle politiche e degli investimenti per il personale alla programmazione del fabbisogno di medici, specialisti e altri professionisti sanitari; dalla regolamentazione dell’integrazione pubblico-privato e della libera professione secondo i reali bisogni di salute al finanziamento della ricerca clinica e organizzativa con almeno l’1% del fabbisogno sanitario nazionale; dalla ridefinizione dei criteri di compartecipazione alla spesa sanitaria all’eliminazione del superticket.

«Considerato che, per assicurare lunga vita al SSN – ha precisato Cartabellotta – non basta più la “manutenzione ordinaria”, occorre rilanciare in maniera consistente il finanziamento pubblico e mettere in campo riforme di rottura, per creare discontinuità rispetto al passato. Ecco perché, attivando il pensiero laterale, abbiamo sviluppato “innovazioni terapeutiche” indispensabili per garantire il SSN alle generazioni future». Ecco in sintesi ecco le principali proposte di riforme per salvare il “paziente SSN”:

  • Rilancio del finanziamento pubblico. Sganciare il finanziamento pubblico dal PIL, il cui aumento è legato alla salute e al benessere della popolazione, incrementando il FSN di una percentuale annua minima pari almeno al doppio dell’inflazione. Occorre inoltre uscire fuori dal perimetro del FSN, sia rivalutando il sistema delle detrazioni fiscali per spese sanitarie, fondi sanitari integrativi e welfare aziendale, sia definendo un fabbisogno socio-sanitario nazionale dove far confluire le risorse oggi destinate ad alcune spese sociali (es. indennità di accompagnamento, invalidità civile) e fondi per le politiche sociali (es. fondo per la non autosufficienza).
  • Aumento delle capacità di verifica dello Stato sulle Regioni. Modificare i criteri di riparto del FSN, prevedendo una quota fissa da destinare a costi standard di personale sanitario e di beni e servizi e una quota variabile vincolata ad adempimenti LEA secondo il nuovo sistema di garanzia con meccanismi bonus/malus a valere sul riparto dell’anno successivo: questo permetterebbe gradualmente anche di superare gli attuali Piani di rientro. Inderogabile la riforma degli enti vigilati favorendo sinergie ed evitando duplicazioni sia tra gli enti, sia con le DG del Ministero della Salute.
  • Piano nazionale contro gli sprechi. È indispensabile allineare a cascata i sistemi premianti a tutti i livelli del SSN, utilizzare criteri di rimborso value-based e favorire i processi di disinvestimento e riallocazione rendendo più flessibili tetti di spesa e budget.
  • Definizione dei LEA. I LEA devono essere informati da un piano nazionale per la valutazione di tutte le tecnologie sanitarie, idealmente gestito da un ente indipendente. AIFA dovrebbe mantenere il solo ruolo di agenzia regolatoria.
  • Riordino sanità integrativa. Definire le prestazioni LEA ed extra-LEA che possono/non possono essere coperte dai fondi sanitari integrativi, limitando le agevolazioni fiscali alle prestazioni extra-LEA e regolamentare i rapporti tra fondi sanitari integrativi e compagnie assicurative.
  • Politiche per il personale. È tempo di un contratto unico per il personale medico del SSN, oltre che di introdurre la revalidation per tutti i professionisti sanitari.
  • Integrazione pubblico-privato e regolamentazione libera professione. Stabilire un tetto massimo delle risorse del riparto regionale che possono essere destinate al privato accreditato. Necessario definire una consistente indennità di esclusività del rapporto pubblico, rendendo incompatibile la progressione di carriera con l’attività extramoenia.
  • Ricerca comparativa indipendente. Identificare le aree grigie e finanziare la ricerca comparativa indipendente al fine di includere ed escludere prestazioni sanitarie nei LEA. Prevedere meccanismi premiali per le Regioni che investono in ricerca indipendente per rispondere a quesiti di interesse nazionale.

«Dopo 40 anni – ha concluso il Presidente Cartabellotta – è tempo di acquisire una reale e piena consapevolezza del bene più prezioso di cui dispone il nostro Paese. Un SSN che si prende cura della nostra salute e che, in qualità di “azionisti di maggioranza”, siamo tenuti a tutelare, ciascuno secondo le proprie responsabilità siano esse pubbliche o individuali perché… la sanità pubblica è come la salute: ti accorgi che esiste solo quando l’hai perduta».

Dott.ssa Giulia De Francesco
Dott.ssa Giulia De Francesco
Infermiera, classe 1994. Vive a Imola e lavora presso l’AUSL Romagna (Faenza); studia a Bologna per conseguire la laurea magistrale. Laurea in infermieristica con Lode presso l'Università di Bologna, I sessione (ottobre 2016). Master in funzioni di coordinamento con Lode presso l'Università di Modena e Reggio Emilia, I sessione (novembre 2018). Una pubblicazione scientifica sulla rivista italiana ANIPIO "Sperimentazione di una check-list per implementare un Bundle per la prevenzione delle batteriemie correlate a Catetere Venoso Centrale" (ottobre 2017). Ama leggere e camminare, non datele un microfono perché improvvisa un karaoke ovunque.
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