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giovedì, Marzo 28, 2024
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Cacciato dall’ASL perché di colore: ‘questo non è l’ufficio del Veterinario!’

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Ibrahima Diop, cacciato dall'ASL e trattato da animale.

Ennesimo episodio di razzismo ai danni di un utente di colore che si era rivolto all’Azienda Sanitaria Locale di Roseto degli Abruzzi per il rinnovo della tessera sanitaria. Cacciato dallo sportello perché “questo non è l’Ufficio del Veterinario!“.

L’accaduto, giudicato gravissimo da tutte le organizzazioni sindacali, politiche e sanitarie della zona, ha riguardato il 39enne senegalese Ibrahima Diop, che vive in Italia dal 2000. L’uomo, a quanto riferiscono le cronache de “La Repubblica“, ha trovato lavoro a Roseto, in Abruzzo, si è prefettamente integrato nella cittadina, ha pure trovato moglie, un’italiana, e ha preso la cittadinanza. “Un esempio di perfetta integrazione” dicono gli amici abruzzesi. In diciott’anni non ha mai ricevuto offese, né tantomeno minacce: “Certo, ogni tanto qualche battutaccia, ma niente di grave” racconta.

Fino a qualche giorno fa, quando è andato all’ufficio della Asl per delle semplici informazioni. “Dovevo rinnovare il libretto sanitario, volevo sapere soltanto quali fossero i documenti da portare agli uffici dell’azienda sanitaria locale. Tutto poteva pensare, tranne che un solerte impiegato lo insultasse al grido: “Che vuoi? Vattene. Questo non è l’ufficio del veterinario…”.

Ibrahima ci è rimasto malissimo, ne ha parlato a casa e alla fine ha deciso di sporgere denuncia: “Mai come in quel momento mi sono sentito umiliato, è giusto che chi ha sbagliato paghi”. E così è andato al comando dei carabinieri e ha raccontato tutto e la sua storia è stata subito ripresa e rilanciata su Twitter da diversi utenti. Tantissimi attestati di solidarietà, qualche commento becero come sempre, ma subito rintuzzato da altri post. 

Ibrahima non conosce il nome dell’uomo che lo ha insultato: “Avrà avuto 50-60 anni, alto, capelli grigi, occhiali”. Gli altri dettagli li ha rivelati ai carabinieri che stanno effettuando le indagini per risalire all’autore delle offese razziste. Che non solo avrà guai penali, ma, probabilmente, rischia pure di perdere il posto di lavoro. E se lo merita!

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