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Dieci motivi per cui rifarei l’Infermiera? Eccoli!

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Spesso mi chiedo quali sono le ragioni reali che mi hanno spinta fare l’Infermiera e quali le motivazioni che vi porterebbero a ripercorrere lo stesso percorso di studi giungendo fino alla Laurea Magistrale e al Dottorato di Ricerca. In Italia la Professione Infermieristica è spesso vilipesa e sottovalutata. Ciò significa che non è importante? Vale l’esatto contrario!

Ecco perché riproponendo un mio vecchio servizio apparso su altro quotidiano (che poi stranamente ha tolto la mia firma per inserire uno sterile “Redazione”), vorrei illustrarvi i dieci motivi che mi hanno spinta a fare quello che faccio. Rifarei di nuovo tutto, ma proprio tutto.

La prof.ssa Brandi ricordava che: “la più grande fabbrica di energia di un individuo è la motivazione“.

La motivazione, scrivevo nel 2016, è la forza che spinge l’uomo ad agire per soddisfare le proprie esigenze, quindi anche a fare delle scelte importanti e spesso coraggiose. L’elemento fondamentale di ogni scelta che fa andare avanti nonostante le inevitabili difficoltà che un qualsiasi percorso può presentare è la motivazione. Venti anni fa avevo una enorme motivazione, degli obiettivi, dei sogni e oggi, Infermiera da quindici anni, ho ancora una enorme motivazione, che viaggia di pari passo con una grande soddisfazione per la scelta compiuta. Di questo ringrazio anche i miei genitori e la mia famiglia, che mi hanno sostenuto in una “difficile” esperienza professionale e di vita.

Motivazione che ho ritrovato a Roma dal 5 al 7 marzo 2018 in occasione del Congresso Nazionale degli Infermieri, il primo targato FNOPI (ex-IPASVI), il primo che ha dato ufficialmente vita al nostro Ordine.

Tempo fa una rivista infermieristica affermava che “la professione dell’infermiere non cesserà mai d’esistere… Fino a quando esisterà l’umanità, ci sarà sempre bisogno di assistenza, compassione e comprensione”.

Questo potrebbe già essere un motivo sufficiente per dire che un Infermiere lavorerà sempre, indefessamente, e nelle condizioni socio-economiche attuali dell’Italia e dell’Europa non è poco!

Anche se, in Italia, lo sforzo fatto quotidianamente dagli Infermieri non è riconosciuto e la recente proposta di rinnovo del Contratto Nazionale la dice lunga su come ci vede e ci considera la Politica e il Governo Centrale. Alla vigilia delle elezioni la Cgil, la Cisl e la Uil, assieme ad un sindacato minore, hanno siglato questo accordo portando verso il baratro l’Infermieristica italiana. Si spera che il Contratto non abbia seguito e che la Triplice cambi presto idea dando ascolto alle richieste della base.

Nonostante ciò ci sono motivazioni motivazioni molto profonde che mi hanno spinta a fare questa scelta. Io no nei arrendo, non cedo alle lusinghe della politica, io mi occupo di chi soffre e credo fortemente nell’unità. Ecco perché ci credo ancora ed ecco le 10 regioni che mi hanno spinto a diventare una Professionista Sanitaria:

  1. si correggono abitudini sbagliate e si lotta per la prevenzione, trasmettendone l’importanza alla comunità;
  2. si acquisisce pazienza;
  3. aumenta l’autostima;
  4. si impara a dare il giusto peso a valori quali spesso da giovani non si pensa, il giovane studente in corsia entra in contatto con realtà che altri giovani coetanei non sperimentano;
  5. si studiano temi utili non solo per la professione ma per la vita; 
  6. esistono possibilità di carriera anche trasversali alla sanità come l’impegno sociale e la carriera universitaria; 
  7. si conoscono molte persone che contribuiscono ad arricchire il nostro bagaglio;
  8. si sperimenta un lato emozionale prima sconosciuto;
  9. si impara a comunicare;
  10. si ha la possibilità di formare nuovi infermieri trasmettendo ciò che l’esperienza ci ha dato nel tempo.

Come accennavo nell’estate del 2016 il progresso tecnologico modifica e talvolta facilita l’Assistenza Infermieristica, ma è piuttosto difficile riuscire a conciliare tecnologia ed umanità nel trattare i pazienti. L’umanizzazione delle cure è stata al centro di tutto il dibattito che ha caratterizzato il Congresso Nazionale degli Infermieri. Nel corso dell’evento è emerso a chiare lettere che mai nessuna macchina potrà sostituire la gentilezza e la comprensione di un Infermiere/una Infermiera.

Siamo Professionisti seri che garantiscono quotidianamente alla Persona un sostegno emotivo essenziale. Trascorriamo molto tempo del nostro tempo a contatto con il paziente. Salviamo vite, ci prendiamo cura di chi soffre. In ogni vita salvata, in ogni parto assistito, in ogni colloquio sanitario, in ogni terapia, in ogni Assistito di cui ci occupiamo la nostra presenza gioca un ruolo essenziale, unico, particolare.

Siamo Professionisti dotati di un’anima, mai un robot ci potrà sostituire. Eppure i tentativi ci sono, per fortuna che restano solo tal!

Ritorniamo al motivo che mi ha spinto a riscrivere questo servizio:

  1. noi Infermieri ci occupiamo delle buone abitudini del paziente, della prevenzione delle malattie e dell’assistenza alla comunità; spesso il nostro ruolo non viene riconosciuto e manca quasi sempre quel “grazie” per quello che facciamo e che ci riempirebbe di gioia, ma non importa, lo facciamo e basta, senza se e senza ma;
  2. siamo molto pazienti, abbiamo una calma indescrivibile e siamo pronti ad affrontare ogni bisogno, ogni esigenza di assistenza;
  3. fare l’Infermiere tutti i giorni significa anche rimettersi in gioco continuamente e lavorare sulla propria autostima;
  4. siamo un punto di riferimento importante per le nuove leve; i neo-studenti di Infermieristica crescono giorno per giorno e raggiungono una maturità umana che i loro coetanei non avranno mai; chi entra in un ospedale e si occupa dei sofferenti lo fa perché ne è convinto e lo fa per tutta la vita, altrimenti lascia e va via subito; questa non è più una professione che ti da lavoro certo, ma un momento di selezione importante;
  5. la Scienza Infermieristica, se appresa bene, non ti aiuta solo nella professione, ma in tutti i processi della vita professionale, lavorativa e personale;
  6. esistono possibilità di carriera anche trasversali alla sanità come l’impegno sociale e la carriera universitaria;
  7. durante il percorso di studi e quello lavorativo l’Infermiere conosce migliaia e migliaia di persone: non solo pazienti, ma parenti, care-giver, altri professionisti della salute; tutti assieme costituiscono quel bagaglio culturale, professionale ed esperienziale che altre discipline ci invidiano e che non avranno mai;
  8. dal punto di vista emozionale non ci sono paragoni con altre professioni, nemmeno con la disciplina medica;
  9. sapere comunicare, imparando a farlo come si deve, è tra le prerogative della professione; non bisogna sapere solo parlare, ma ascoltare, discutere, interagire, muoversi, capire, interpretare, immedesimarsi, entrare in empatia con l’altro, al di là se sia un assistito, un parente, un assistente, un collega o un altro professionista sanitario;
  10. la cosa più importante che questa: la nostra professione è tra le poche che ci permette di formare le nuove leve e di impartire loro un sapere che va dall’esperienza alle conoscenze scientifiche, passando dalla dimensione umana e spirituale, senza dimenticare che davanti a noi c’è sempre un sofferente, che è e deve rimanere al centro delle nostre cure.

Sono convinta di avervi quantomeno divertiti con questo mio servizio se non trasmesso delle emozioni, le stesse che rivivo quotidianamente nel mio agire professionale, in scienza e coscienza.

Viva gli Infermieri Italiani, #ilfuturoèadesso! 

F.P., Infermiera Magistrale e Ricercatrice

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