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Ruolo dell’OSS nell’assistenza al Paziente con demenza e Alzheimer. Tutto riassunto in 5 punti.

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Qual’è il ruolo dell’Operatore Socio Sanitario nella gestione del Paziente con demenza e/o Alzheimer? Ecco i 5 punti fondamentali dell’assistenza dell’OSS su questa tipologia di ospiti.

Nelle case di riposo, nelle geriatrie, nelle residenze sanitarie pubbliche e private, nei centri specializzati nella gestione dei pazienti con demenze e/o Alzheimer il ruolo dell’Operatore Socio Sanitario è sempre più importante e diremmo fondamentale. Lo spiega bene in un suo servizio il collega Marco Amico su OssOnLine.it. Lo riproponiamo qui per intero.

Se sei un Oss e lavori in un centro per anziani ti sarà sicuramente capitato di dover prestare assistenza ad uno o più pazienti con Alzheimer, riscontrando notevoli difficoltà nella gestione generale di questi utenti. Facendo qualche ricerca sul web sei così giunto sul mio sito. Bene! Forse sei capitato nel posto giusto, al momento giusto. Con questo articolo, infatti, proverò a definire meglio il ruolo dell’Oss in relazione al paziente con Alzheimer, dandoti sei consigli utili per garantire una corretta assistenza. Lo farò sulla base della mia esperienza personale. Chi scrive, infatti, è un operatore che ha lavorato per diverso tempo in una casa di riposo.

L’Alzheimer e il compito dell’Operatore Socio-Sanitario.

L’Alzheimer è la più diffusa forma di demenza degenerativa, è una malattia progressivamente invalidante ed ha una maggiore incidenza tra la popolazione anziana (over 65), anche se non è escluso che in età presenile un individuo possa manifestare una forma precoce di tale patologia. Le statistiche sono impietose: una persona su tre, dopo gli 85 anni, manifesta questa grave malattia che colpisce le cellule e le connessioni cerebrali, causando un’evidente disfunzione delle capacità cognitive. Le cause di questa malattia non sono conosciute (si pensa che la malattia abbia origini multifattoriali). Tra i sintomi, i più comuni sono: l’amnesia, l’incontinenza, la difficoltà nella comunicazione e a compiere le più svariate attività quotidiane, anche le più banali, come vestirsi, lavarsi, mangiare. Il ruolo dell’Oss nell’assistenza al paziente con Alzheimer non cambia: le mansioni sono le stesse elencate nell’Accordo Stato-Regioni del 2001, quelle cioè finalizzate a favorire il “benessere e l’autonomia dell’utente”. Ciò che cambia è senza dubbio la difficoltà nel metterle in pratica. Chi si dedica quotidianamente all’assistenza di queste persone, si scontra inevitabilmente con un mondo nuovo, un universo a sé, dove tutto appare irrazionale. Una situazione che può generare nell’operatore un senso di inadeguatezza tale da indurlo a pensare di non essere più in grado di svolgere il proprio lavoro. A seguire ti darò sei consigli utili per una buona assistenza ad un paziente con Alzheimer.

#1 Presta molta attenzione alla comunicazione.

Come ho sottolineato prima, la persona con Alzheimer può riscontrare notevoli difficoltà nella comunicazione, soprattutto nella formulazione di frasi di senso compiuto, nella comprensione, e nella trasmissione di messaggi verbali composti da parole appropriate. Solo dopo aver appreso questo, potrai finalmente instaurare un rapporto empatico con il tuo interlocutore. Nella relazione con il paziente, dovrai necessariamente utilizzare un linguaggio chiaro e lineare, caratterizzato da frasi molto brevi e non particolarmente complesse. Quando parli con un utente con Alzheimer, scandisci bene le parole! Se non ti capisce, non arrabbiarti, ma prova a ripetere, magari con parole più semplici, il tuo messaggio, aiutandoti, se è necessario, con i gesti tipici della comunicazione non verbale. Anche alcuni fattori ambientali possono contribuire al miglioramento della comunicazione. Fa che l’ambiente circostante sia ben illuminato e riduci al minimo eventuali rumori esterni (spegni televisione e radio, invita le persone che stanno intorno a te a fare silenzio).

#2 Cura l’igiene intima.

Tra i sintomi più comuni dell’Alzheimer – come ho scritto in precedenza – vi è la difficoltà a compiere alcune azioni quotidiane, come lavarsi. Non è del tutto inverosimile che il paziente possa anche dirti di aver già effettuato la doccia o l’igiene intima in piena autonomia. Non fidarti! Molto spesso è solo una convinzione del paziente, il quale in alcuni casi non sente questo bisogno e può addirittura aver rimosso le azioni da mettere in pratica per lavarsi. Se devi fare la doccia ad una persona con demenza forse può esserti utile la lettura di questo recente articolo, in cui espongo alcune tecniche per convincere un utente non autosufficiente a lavarsi (clicca qui). Ti sconsiglio vivamente di utilizzare metodi bruti che, oltre ad essere immorali, possono risultare anche controproducenti.

#3 Scegli un abbigliamento adeguato.

Anche nella selezione dell’abbigliamento il tuo aiuto può essere prezioso. Se ti è possibile, scegli un abbigliamento semplice e comodo, magari una tuta o dei pantaloni con elastico. Fai attenzione, però. Se il paziente è una persona distinta che, per motivi professionali (si pensi ad un ex avvocato per esempio), era abituato ad indossare abiti eleganti, ti sconsiglio di stravolgere radicalmente il suo stile. L’identità e la personalità di una persona non possono mutare a causa di una malattia. Nella scelta dei vestiti potresti coinvolgere l’utente stesso. Sarebbe un modo per instaurare un rapporto di fiducia con lui. Se il paziente dà la sensazione di sapersi vestire da solo, non fidarti molto e il consiglio che ti do è sempre quello di monitorarlo affinché possa compiere tutte le operazioni in modo preciso e pertinente. Fai attenzione alla biancheria sporca. Molti pazienti non hanno la percezione dello sporco e della puzza e tendono a rimettere la biancheria intima del giorno precedente.

#4 Non importi mai sul paziente.

Durante queste attività c’è una regola fondamentale che devi assolutamente rispettare: non imporre mai la tua volontà su quella del paziente. Un simile comportamento potrebbe indisporre ulteriormente la persona e rivelarsi addirittura controproducente. Non alzare mai il tono della voce. Durante la comunicazione riduci al minimo l’uso dei verbi all’Imperativo. Nessuno ama ricevere comandi da altre persone e i pazienti con Alzheimer non sono da meno. Non obbligare mai la persona a svolgere una determinata attività. Magari è solo una questione di tempo. In questi casi è consigliato, infatti, attendere qualche minuto prima di riproporre la medesima attività al paziente.

#5 Aiuta il paziente durante l’alimentazione.

È molto probabile che le persone con Alzheimer non siano in grado di provvedere autonomamente alla propria alimentazione. Molti soggetti dimenticano di aver mangiato o, al contrario, dichiarano di aver consumato dei pasti anche quando ciò non si è verificato. In alcuni casi, la persona non è più capace di utilizzare le posate e di comprenderne la funzionalità. Durante le ore di servizio, mi è capitato spesso di vedere alcuni assistiti nell’intento di tagliare il pane con un cucchiaio, o di versare dell’acqua su un bicchiere riverso sul tavolo. L’utente che presenta questa grave forma di demenza va dunque assistito anche durante i pasti. Se il paziente non è in grado di farlo da solo, sarai tu a tagliargli la carne, a versargli l’acqua o fare attenzione perché non affoghi o non si sporchi. Per accelerare i tempi l’operatore spesso tende ad imboccare l’assistito. Una procedura a mio avviso errata in quanto mortifica le sue capacità residue. Effettua questa operazione solo se strettamente necessaria.

#6 Agevola, se possibile, l’autonomia del paziente.

E’ estremamente importante che la persona con Alzheimer continui ad adempiere quelle attività che riesce a svolgere in autonomia affinché non perda la fiducia e non si fortifichi ulteriormente il rapporto di dipendenza tra assistente ed assistito. Il tuo compito sarà quello di supervisionare l’utente durante le attività quotidiane e di intervenire solo se necessario.

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