Ci scrive Rita Volinschi, Operatrice Socio Sanitaria: “non mi considero una lava culi”.
Gentile Direttore,
sono una OSS; anche io faccio il mio lavoro con il cuore; non mi considero una “lava culi”, come in tanti credono, perché, forse, non hanno la minima idea di cosa vuol dire questo lavoro.
Nessuno che sta bene ha bisogno di noi, purtroppo e per fortuna, grazie a noi, quelle povere persone anziane, a quelle hanno tolto tutto, la casa, il loro mondo, le abitudini, fino a quelle cose, che per qualcuno non significava nulla, per loro invece molto e li hanno messi dall’oggi a domani nelle strutture, quelle persone ammalate, con delle malattie difficile da gestire in casa.
Tutti loro vivono una vita decente, perché siamo noi a curarli, ad ascoltare le loro storie, ad asciugare le loro lacrime, a fare delle risate e delle battute, siamo noi che li capiamo dai loro sguardi, se hanno freddo, fame, se stanno male, o se c’è qualcosa che non va.
Siamo noi che ci ricordiamo di ognuno di loro, quando compiono gli anni e cantiamo loro “tanti auguri”, perché a volte i propri figli si dimenticano proprio di farlo.
Questo elenco sarebbe ancora molto lungo, ma sono sicura che non tutti cambieranno idea leggendo.
È un lavoro molto difficile, per farlo ci vuole, veramente, un cuore grande, sono sicura che chi almeno un po’ sa com’è curare un anziano o un ammalato, non definirebbe mai e poi mai un operatore “lava culi”.
Rita Volinschi, OSS
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