Il futuro degli Operatori Socio Sanitari (OSS) è ancora in salita: il ministro Roberto Speranza non ha alcuna intenzione di valorizzare la categoria.
In questi giorni si è discusso molto di futuro professionale degli Operatori Socio Sanitari (OSS) e di svolta storica per la categoria che si apprestava già ad assaporare l’evoluzione sancita tramite le norme.
Ora arriva la doccia gelata: dagli ambienti vicino al ministro della salute Roberto Speranza e dagli uffici ministeriali arriva il no netto ad ogni proposta fatta pervenire dalle associazioni che, in varia forma e misura, hanno scritto al politico di sinistra e ai suoi più stretti collaboratori e colleghi.
Gli OSS, almeno nel breve periodo, non vedranno realizzare alcuna riforma a loro valore:
- si continuerà ad accedere ai corsi per diventare OSS anche con la terza media;
- non sarà obbligatorio il Diploma di maturità;
- la formazione di base e post-base resterà ad appannaggio delle regioni;
- non ci sarà alcun percorso para-universitario;
- non ci sarà un programma di studi unico nazionale valido per tutti;
- non ci sarà alcun incremento dei tempi formativo fino a 1600 ore (o due anni);
- le aziende private riconosciute dalle regioni continueranno a formare i futuri OSS con tutti i dubbi del caso;
- non sarà riconosciuto il Profilo Socio Sanitario per gli OSS così come si prevedeva con l’avvento della Legge 3/2018;
- non ci sarà alcun elenco unico nazionale e ancor meno alcun Albo come paventato dall’on. Stefania Mammì.
Insomma, il futuro degli OSS resta legato al palo dell’indifferenza della politica e l‘Operatore Socio Sanitario continuerà ancora ad essere personale di supporto dell’Infermiere… almeno fino a quanto sul massimo scranno del Ministero della salute continuerà a sedere Speranza.
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