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OSS: come gestire la disfagia?

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Disfagia e deglutizione: cosa può fare l’Operatore Socio Sanitario (OSS) e come gestirla correttamente?

Per disfagia si intende la difficoltà alla deglutizione, nel passaggio di cibi solidi o liquidi dalla cavità orale allo stomaco, che rende quasi impossibile attuare una corretta alimentazione che sia al tempo stesso autonoma e/o sicura.

La disfagia è una patologia, che è presente nel normale processo di invecchiamento della persona, si stima che circa il 20% della popolazione dopo i 50 anni presenta i primi sintomi di difficoltà alla deglutizione.

Le fasi della deglutizione sono le seguenti:

  • fase orale
  • fase orofaringea
  • fase faringea prossimale
  • fase faringea distale
  • fese faringo-esofagea
  • fase esofagea.

Nel processo della deglutizione concorrono:

  • 55 muscoli
  • 6 nervi cranici
  • 2 nervi cervicali
  • area motoria primaria
  • area sensitiva
  • area motoria supplementare e prefrontale.

La disfagia si manifesta, con l’incapacità a preparare il bolo alimentare e/o a farlo procedere dal cavo orale all’esofago e da lì allo stomaco, con la compromissione di una o più fasi della deglutizione e tale difficoltà si può presentare per cibi solidi, liquidi (in alcuni casi anche per la saliva) o per entrambi.

Una semplice prova per constatare la presenza di di difficoltà alla deglutizione è quella del cucchiaino per verificare l’avvenuta deglutizione del paziente, con una piccola porzione di cibo attendere se si presenta tosse o voce gorgogliante, in caso di esito positivo siamo in presenza di disfagia.

La deglutizione è un atto assai complesso, in parte volontario in parte riflesso, richiede proprietà motorie di cui la principale è la forza oltre alla precisione, alla velocità, e alla coordinazione.

Il normale processo di deglutizione nell’adulto avviene in diverse fasi:

  • fase di preparazione orale,
  • fase orale,
  • fase faringea,
  • fase esofagea.

Le conseguenze della disfagia sono le seguenti:

  1. ridotto introito alimentare con conseguente malnutrizione,
  2. aspirazione di cibi solido e/o liquidi nelle vie aeree con possibili infezioni polmonari (polmoniti ab ingestis),
  3. aumento della mortalità dovuto al soffocamento,
  4. alterazione della qualità di vita che richiedono l’aiuto di interventi assistenziali che porta ad un naturale aumento dei costi socio-sanitari.

Per quanto concerne l’aspirazione di cibi liquidi e/o solidi, bisogna porre attenzione nel momento della valutazione, la stessa non sia silente, in quanto la tosse può essere un basso predittore di aspirazione (nel 60% dei casi i pazienti che aspirano nelle fasi di deglutizione non tossiscono), pertanto alcuni segnali che posso aiutarci nella valutazione, possono essere la tosse post-deglutitoria, il respiro “liquido” o la presenza di lacrimazione abbondante.

I principali segni e sintomi della disfagia quindi sono i seguenti:

  1. tosse durante o dopo la deglutizione,
  2. assenza di tosse volontaria,
  3. debolezza della tosse,
  4. assenza di deglutizione volontaria,
  5. eccessiva lentezza nell’assunzione dei cibi, inappetenza,
  6. presenza di residuo di bolo nella bocca dopo la deglutizione,
  7. perdita di peso o disidratazione,
  8. rialzo della temperatura,
  9. cambiamento del tono della voce (disfonia o voce gorgogliante),
  10. frequenti infezioni polmonari (il 40% dei casi di infezione polmonari portano al decesso del paziente),
  11. schiarimenti di gola frequenti,
  12. lingua protrusa,
  13. scialorrea.

E’ consigliato durante il pasto l’osservazione di alcuni comportamenti del paziente, ad esempio la lentezza ad iniziare il processo di deglutizione, il mancato coordinamento tra masticazione e deglutizione, le ripetute deglutizioni per una piccola porzione di cibo, stasi del cibo nelle guance con possibili rigurgito nasali o orali, presenza anche di starnuti durante l’alimentazione.

In relazione al grado di difficoltà deglutitoria del paziente è necessario porsi alcuni obiettivi per un intervento e sicuro, favorendo la prevenzione dell’aspirazione con una deglutizione sicura e funzionale e mantenere o recuperare laddove possibile un adeguato stato nutrizionale per migliorare la qualità di vita.

Parleremo pertanto di approcci diretti:

  1. posture facilitanti (sostituiscono la posizione fisiologica del capo e del collo durante l’alimentazione e agiscono deviando la traiettoria del bolo dalle strutture compromesse)
  2. riabilitazione logopedica (deve riguardare anche mobilità, forza, sensibilità oro-faringo-laringee, oltre ad individuare la consistenza adeguata dei cibi).

Indiretti:

  1. interventi dietetici,
  2. ausili.

Alcuni consigli utili per l’OSS durante la somministrazione del pasto sono i seguenti:

  • chi somministra il pasto deve tener gli occhi alla stessa altezza o più in basso di chi deve mangiare,
  • evitare di chiedere all’utente di parlare mentre mangia,
  • somministrare piccole quantità di cibo alla volta,
  • l’alternanza di cibi liquidi e solidi (se concessa dallo specialista) può aiutare a pulire la gola da residui,
  • incoraggiare la tosse dopo la deglutizione (o lo schiarimento di gola),
  • incoraggiare rimozione di residui dalla lingua.

Per ridurre gli episodi di aspirazione:

  • non lasciare mai l’utente da solo mentre mangia e beve,
  • evitare l’estensione del collo,
  • utilizzare ausili adeguati, per esempio tazze con coperchio e una piccola apertura laterale (può rallentare l’assunzione di liquidi),
  • evitare l’utilizzo di cannucce o siringhe per la difficoltà di controllare il flusso dei liquidi e semi-liquidi,
  • essere preparati alle manovre di emergenza relative al soffocamento. Se durante la manovra di imbocco il paziente presenta tosse, o seconda dei casi è necessario attendere alcuni secondi prima di riprendere l’imboccaggio, nei casi in cui non dovesse risolversi spontaneamente attivare il protocollo di emergenza in uso.

Brevi cenni sugli alimenti

In presenza di disfagia vi sono dei cibi da evitare quali:

  • pastina in brodo,
  • minestrone con verdure in pezzi e legumi,
  • riso,
  • fette biscottate o panettone,
  • polpettone, frittate con pezzi di verdure,
  • caramelle,
  • cibi irritanti o piccanti,
  • alcolici.

Consistenza degli alimenti.

  • Liquidi: densi, sono rappresentati da bevande che danno luogo ad infiammazione a carico dell’apparato broncopolmonare, come latte-yogurt da bere-succhi con polpa.
  • Semisolidi: necessitano di una modesta preparazione orale. Sono i gelati, granite, passati di verdure, yogurt, creme, semolini, frullati e omogenizzati di frutta (preparati dove prevale la percentuale liquida). E’ necessario una preparazione orale più impegnativa della dieta semiliquida ma non è necessaria la masticazione.
  • Solidi: è una dieta riservata ai pazienti con compromissione di bassa entità e con masticazione conservata in parte, prevedono, pasta e gnocchi, lasagne, uova sode, pesce deliscato, verdure cotte non filose, formaggi tipo crescenza, soufflè, pane da tramezzini, banana e mela cotta.

Grado di coesione: gli alimenti che sono serviti devono garantire compattezza durante tutto il passaggio del canale alimentare senza sbriciolarsi o frammentarsi, sono da evitare pertanto crackers, biscotti, pastina in brodo, riso e frutta secca.

Omogeneità: il cibo deve presentarsi della stessa consistenza e dimensione, sono controindicati piatti quali minestrone di verdure in pezzi e la pastina in brodo.

Viscosità: il cibo servito deve presentare un grado di scivolosità per una deglutizione più facile, sono da evitare tutti i cibi secchi. Consigliato l’uso di lubrificanti quali vegetali, burro, panna.

Dimensione: sono fondamentali il porzionamento e le dimensioni del boccone, variano a seconda del tipo di alterazione della deglutizione.

Temperatura: la temperatura simile a quella corporea non stimola la percezione del boccone durante le fasi della deglutizione, le temperature devono essere più calde o più fredde di 36°-37°.

Colore: il colore del cibo è importante per i pazienti portatori di cannula tracheale, il colore deve essere differente dalle secrezioni tracheo-bronchiali.

Sapore: importante rispettare i gusti, le preferenze del paziente, un cibo sempre acido o piccante possono aumentare il rischio di aspirazione per scarso controllo linguale, ipomobilità faringea.

Appetibilità: l’aspetto e la cura delle portate assume uno snodo fondamentale per il paziente, in caso di prodotti frullati o ancor meglio omogeneizzati nei casi più gravi.

Per ovviare alla possibile malnutrizione del paziente esistono in commercio dei modificatori consistenza che modulano a seconda delle esigenze del paziente il cibo come per esempio:

  • addensanti naturali o artificiali,
  • diluenti,
  • lubrificanti,
  • gelatine o acqua gelificata in caso di difficoltà di deglutizione ai liquidi.

Infine nel paziente affetto da disfagia si può presentare il rischio malnutrizione con la spiccata predisposizione alla formazione di Ldp. Il caregiver che assiste il paziente disfagico dovrà prestare la massima attenzione all’ispezione della cute, prendendo precauzioni in merito. Oggi si possono trovare degli alimenti a fini medici speciali, che opportunatamente addensati, risultano essere idonei alla prevenzione e cura delle lesioni in questo tipo di pazienti.

Bibliografia

  • Difficoltà alla deglutizione e imboccamento della persona anziana Dott. G. Viganò (Pio Fondazione Piccinelli Scanzorosciate-BG-);
  • ABF programmazione del servizio formativo per l’operatore socio sanitario di Dario Fusè (inf.Coordinatore).

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