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MIGEP: chi proteggerà il futuro degli Operatori Socio Sanitari dopo il caso Rimini?

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MIGEP: chi proteggerà il futuro degli Operatori Socio Sanitari dopo il caso Rimini?

Come gli OSS ci sono anche tanti Infermieri killer o violenti

Lettera aperta del MIGEP, ovvero la Federazione Nazionale delle Professioni Sanitarie e Socio-Sanitarie, e del sindacato SHC al ministro della salute Giulia Grillo, al presidente del consiglio Giuseppe Conte, al ministro della pubblica amministrazione Giulia Bongiorno, al ministro della famiglia e della disabilità Lorenzo Fontana, al ministro dell’interno Matteo Salvini, al ministro del lavoro Luigi Di Maio e ad altri esponenti politici con cariche in Parlamento. Nel documento si fa il punto su quanto accaduto a Rimini, dove tre OSS sono state arrestate per violenza nei confronti di pazienti anziani.

Ecco il contenuto completo della missiva.

Chi proteggerà il nostro futuro …

In merito all’articolo apparso il 7 dicembre “OSS arrestate a Rimini per violenza contro anziani in ospizio-lager”.

Ci viene in mente un aggettivo, ovvero l’Angelo della morte, termine utilizzato in criminologia per indicare una categoria di serial killer atipici piuttosto rara, che agiscono nell’ambiente medico e/o ospedaliero per la loro freddezza e per il potere di vita e di morte.

Il Ministro della Sanità in un articolo apparso sul quotidiano sanità il 4 dicembre  ribadisce che: “Lo Stato non può rispondere a tutte le esigenze di cura. Quindi ben venga l’operatore privato purché sia controllato con regole di ingaggio e in maniera precisa”. “Già oggi molta parte dell’ospedalità viene garantita da soggetti privati. Parliamo di numeri rilevanti. Il tema non è il privato, ma continuare a finanziare la sanità. Naturalmente sul soggetto privato – sottolinea – bisogna esercitare gli stessi controlli di qualità che vengono fatti sul pubblico

 Ogni Ministro della Salute ha sviluppato fonti di studio e nuove ricerche al fine di prevenire situazioni del genere, ogni politico ha evidenziato leggi, trovando soluzioni, monitorando con telecamere. Oggi si continuano a leggere crimini verso cittadini inermi e malati, cittadini che devono essere tutelati dallo Stato e garantire l’applicazione dell’articolo 32 della Costituzione, invece ci sono situazioni di elevata gravità riguardante il maltrattamento dell’anziano.

Sono decenni che le istituzioni (Parlamento, Governo, Regioni, Comuni, ecc.) trattano nei fatti la fascia più debole e indifesa della popolazione come un peso economico-sociale sulla quale riversare in primo luogo le conseguenze della crisi economica. Anzi, quando ci sono le concrete possibilità, vengono addirittura sottratte le risorse destinate dalla legge ai poveri.

Ennesima violenza “RIMINI, OSS arrestate per violenze nei confronti di anziani di una nota casa di riposo, una vergogna che mette di nuovo in discussione l’affidamento di licenze a persone già note alle forze dell’ordine, infatti il proprietario della struttura era già “schedato”..

Il fenomeno risulta una realtà ancora sommersa, in cui la popolazione generale solo in maniera episodica ne viene a conoscenza, attraverso notizie del telegiornale e titoli di giornale..

E COSI’ emergono le tristi storie come quelle di:

Antonio Busnelli, Infermiere generico, condannato per omicidio plurimo. Lavorava al reparto di rianimazione dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano.

Alfonso De Martino, Infermiere professionale presso il reparto di medicina generale dell’ospedale di Albano Laziale. L’incriminazione per omicidio plurimo volontario avviene grazie alla testimonianza di un dipendente dell’ospedale che, il 17 Febbraio 1993, lo vede immettere sostanze non prescritte dai medici nella flebo di un paziente che muore pochi minuti dopo.

Angelo Stazzi,  Infermiere. Sette omicidi nel 2009. Iniettava ai pazienti psicofarmaci per abbassarne le difese immunitarie e poi somministrava massicce dosi di insulina.

Sonya Caleffi, Infermiera professionale presso l’ospedale “Manzoni” di Lecco nel 2004.Iniettava bolle d’aria ai pazienti per creare l’emergenza e poi intervenire, risolvendo il caso. Confessa di aver ucciso per “il bisogno di sentirmi importante…io praticavo quegli interventi perché mi piaceva che tutti accorressero in tempo a salvare i pazienti”.

Nel 2017 nella casa di riposo “Villa Alex” di Sant’Angelo Romano operava un infermiere killer. Una strage di anziani attraverso una “overdose” di insulina. 

10 gennaio 2018 Saronno un medico killer Leonardo Cazzaniga con la sua compagna infermiera Laura Taroni avrebbe ucciso 9 persone”Uccidevo per una forma di pietà”.

Oppure come sta emergendo ultimamente, storie di violenze nell’infanzia, maestre violente negli asili e scuole materne ai danni di indifesi bambini.

Non da ultimo però si sta delineando un altra categoria tra quelle di professionisti “deviati”: quelli appartenenti alla categoria degli operatori socio sanitari che attuano  maltrattamenti e insulti nei confronti degli ospiti, spesso lasciati nudi sul pavimento, sporchi dei propri escrementi utilizzando anche violenza fisica”con continue vessazioni fisiche e psicologiche. Fenomeno che si registra in tutte le strutture assistenziali disposte nelle regioni Italiane, sono poche le strutture  che si salvano da questo disservizio.

Cosa sta capitando al sistema assistenziale sugli anziani? Perché accade? La responsabilità sulla tutela della salute di chi è? Nel caso di inerzia delle Regioni chi attiva il potere sostitutivo?

Partiamo dalla legge finanziaria del 1988 art 20 L.67/88 che avviava il piano decennale degli investimenti realizzando 140.000  posti letto nelle RSA con relative modifiche attraverso diverse normative.

Le case di riposo in Italia, attraverso le Linee guida del Ministero della Sanità n. 1 del gennaio 1994, “Indirizzi sugli aspetti organizzativi e gestionali delle Residenze Sanitarie Assistenziali”, forniscono indicazioni sulle caratteristiche strutturali delle RSA. Un settore che non conosce crisicon unnumero  indefinito delle “case di riposo” e delle altre residenze per anziani che operano in Italia.

L’ultimo censimento delle strutture residenziali di accoglienza per anziani:” (che riguarda rsa e ra)” preparato dal Ministero dell’Interno parla di 5.858 strutture – pubbliche e private – al 31 dicembre 2008, di cui 3.409 strutture che accettano anziani; i posti letto complessivi ammontano a circa 287.532, di cui 100.282 garantiti dalla gestione pubblica e 171.445 gestiti privatamente, senza contare  le strutture “fantasma”.

Le Residenze assistenziali (R.A.) si pongono, invece al di fuori delle strutture del Servizio Sanitario Nazionale, esse, si esprimono attraverso diverse forme di residenzialità collettiva (case di riposo, case albergo, comunità alloggio, ecc.), e sono caratterizzate da diversi livelli di protezione sociale e di assistenza tutelare offerta ad anziani autosufficienti non bisognosi di assistenza sanitaria specifica. I costi dell’ospitalità nella residenza assistenziale non sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale e le prestazioni di medicina generale, attività infermieristiche e riabilitative sono assicurate dai servizi sanitari distrettuali.

Una giungla, tante irregolarità, si aggirano le autorizzazioni, assistenza inadeguata, tariffe fuori controllo, carenze igienico-sanitarie ecc ecc.

Una politica che favorisce un fenomeno di “migrazione” territoriale degli anziani. Le case di riposo spesso ospitano utenti non adeguati alla tipologia della struttura, si rilevano abitazioni senza alcuna autorizzazione e impropriamente adibite ad attività socio – assistenziali per anziani e disabili, con un’assistenza assolutamente inadeguata. Si rileva, inoltre, un uso improprio di ambienti privi di requisiti igienico-sanitari, a causa della presenza di un numero di anziani superiore a quello autorizzato.Le tariffe oscillano tra i 1.200 euro mensili netti e i 4.250. In diversi casi l’anziano-ospite è “abbandonato a se stesso”,  per impedimento dei propri familiari a essere presenti regolarmente, a causa della distanza  della struttura assistenziale, e quindi meno tutelato.

Le Case di Riposo rappresentano per molte famiglie l’unica soluzione praticabile per  i propri familiari soli non più autosufficienti in quanto gli enti locali e le Asl non riescono a fornire a domicilio un’adeguata assistenza in termini di orari e di prestazioni.

Un fenomeno sempre più in espansione ma sottostimato, le principali cause che contribuiscono a mantenere il fenomeno di maltrattamento latente sono la scarsa sensibilizzazione al problema, inadeguata formazione degli operatori sanitari, carente consapevolezza da parte della vittima, paura di denunciare l’ingiustizia subita, patologie fisiche ma soprattutto mentali che aggravano la situazione di svantaggio dell’anziano.

Noi del sindacato Human Caring OSS, nonché la federazione Migep OSS, abbiamo sempre rilanciato questo tema per aggiungere ancor più carattere alle nostre lotte, perchè chi deve ascoltarci capisca che c’è una problematica ancor più grande poichéil fenomeno di maltrattamento e di abuso nei confronti della persona anziana e del disabile viene affiliato talvolta al concetto di Ageismo, ossia un processo sistematicodi stereo-tipizzazione e discriminazione contro gli anziani per via della loro età.

Problematica che deriva si, dalla devianza criminale di certi individui, ma a cui contribuisce una professione scarsamente considerata, ma anche scarsità di progetti educativi dedicati agli anziani, la mancanza di una formazione geriatrica strutturata orientata agli operatori che prendono in carico gli anziani. Non si deve sottovalutare il fatto che l’Ageismo ancora presente nel settore dei servizi sanitari influenza negativamente la loro qualità.

E’ la punta di un iceberg di una sorta di “zona franca” dove la fragilità degli utenti e la carenza di controlli istituzionali favorisce atti scellerati di pura follia e/o reati di varia natura dettati dall’avidità e crudetà di persone senza scrupoli.

Non c’è un coordinamento tra Comuni e Asl, tra RSA e Regione e ASL, non c’è un adeguato personale che possa effettuare controlli capillari.  Manca una vera attività di vigilanza nel processo di qualità delle prestazioni offerte agli ospiti venendo a meno del ruolo che riveste l’organo di vigilanza che molte volte diventa compiacente verso la struttura chiudendo gli occhi sulle modalità organizzative delle prestazioni, anche sotto il profilo igienico-sanitario e socio-relazionale. Attività che poi svolgono i Nas su indicazioni e denunce dei stessi parenti o operatori.

Riveste a nostro giudizio un carattere di emergenza il controllo su queste strutture per anziani.

Come si può evitare tutto questo?

  • Evitare forse, non si potrà mai, ma si può tutelare la categoria da certi deviati individui, difendendo i più deboli, gli assistiti e la categoria stessa allontanandone dal suo interno questi individui e non premiandoli in altre attività.
  • Ci deve essere una prevenzione sull’abuso agli anziani, supporto alle vittime e un’azione importante verso gli abusanti oltre la formazione degli operatori del settore. 
  • Bisogna istituire aggiornamenti mensili, corsi annuali sull’abuso e sul maltrattamento verso gli ospiti-pazienti e verso gli operatori. Tali corsi non si osservano in Italia, ne tanto meno vengono richiamati dai Contratti Nazionali per questi operatori.
  • Occorrerebbe revisionare l’accreditamento e le autorizzazioni poiché alcune strutture private ricevono finanziamenti in base a convenzioni ma non hanno i requisiti e non ricevono seri controlli.
  • Costituire un Commissario straordinario con ampie competenze e poteri ispettivi in tutte le residenze per anziani.
  • C’è bisogno di un cambiamento della professione che deve a conti fatti, passare attraverso la FORMAZIONE professionale, più completa ed in linea con la media europea, 1500/1900 ore di formazione, in enti statali e istituti sanitari professionali.
  • Numero chiuso, esami propedeutici, diploma Professionale e non da ultimo il riconoscimento professionale, perche una categoria di professionisti come gli Oss che operano a stretto e diretto contatto con l’utente non possono essere considerati (come oggi avviene) semplici operatori tecnici.
  • numero di operatori adeguato alla complessità assistenziale e non solamente scritto sulla carta, rivedere i minutaggi.

Ancora una volta ribadiamo l’AREA DELLE PROFESSIONI SOCIOSANITARIE, Oss professionisti dell’area, avuta con legge 3/18 (art.5) e già normata dalla legge 502/92 (art.3-octies) ma ancora non applicata all’OSS,un registro Nazionale degli operatori sociosanitari, prima Istituzione  di tutela della categoria , con un controllo degli attestati e della formazione stessa. Un Registro Nazionale molto utile a passare in giudizio avvenimenti come questo e i suoi autori, così da revocarne il diritto di esercizio della professione.

Manca insomma tutto ciò che rende PROFESSIONE una professione di fatto, perché l’oss opera in tutte le strutture sociali e sanitarie a diretto contatto con l’utenza, occupandosi appunto di assistenza diretta all’ospite-paziente, un’assistenza di base  che va a definirsi nei bisogni fondamentali e primari dell’essere umano..

Riteniamo che il rispetto per la dignità, la qualità della vita e il benessere di ogni persona dovrebbe essere l’elemento fondamentale di tutte le decisioni che riguardano la progettazione dell’assistenza, e tutti dovrebbero essere a conoscenza del principio di dignità e rispetto dell’assistito.

Qualsiasi mancanza o perdita di funzione, anche cognitiva, non deve modificare in alcun modo l’umanità della persona assistita, e che trattare gli altri con rispetto è un’espressione del rispetto di sé.

I bisogni di assistenza non sono statici; le condizioni possono cambiare, migliorare o peggiorare, e richiedono risposte in continua evoluzione che possano essere fornite tramite regolari valutazioni dei bisogni, in modo da adattarsi al progetto di assistenza.

Una buona formazione, corsi di aggiornamento, giocano un ruolo fondamentale nella corretta assistenza. Un servizio di qualità significa garantire il benessere della persona, che sia rispettoso, accessibile, e che fornisca una continuità nell’assistenza. Fornire un’assistenza di qualità significa inoltre considerare l’assistito un collaboratore centrale e non un ricevente passivo.

Ma soprattutto lo stato deve rispondere a tutte le esigenze di cura dei cittadini specialmente agli anziani e agli indifesi.con una  chiara Legislazione a tutela della persona anziana con specifiche norme e leggi al riguardo che non vengono contemplate nella legislazione Italiana.

Come sancisce la Carta dei Diritti dell’anziano dovrebbero essere preservati a tutte le persone appartenenti a tale categoria i Diritti che promuovono il loro benessere sociale, emotivo e fisico, senza tollerare alcuna forma di maltrattamento o di abuso nei confronti di essi.

La violenza ai danni degli anziani e verso qualsiasi persona fragile e indifesa che necessita di assistenza è peculato ai danni del Servizio Sanitario Nazionale,mentre per gli anziani è definita lesioni gravi con violenza privata venendo a mancare  il principio della dignità della persona in tutte le fasi della vita, anche quella terminale. Viene a mancare l’umiltà e amore che difficilmente vediamo in queste strutture e in questi operatori.

Gli operatori sociosanitari che chiedono: una formazione controllata omogenea su tutto il territorio Nazionale in istituti tecnici sanitari, aggiornamento continuo, Area sociosanitaria, lavoro usurante e registro nazionale, una qualità assistenziale  non vengono ascoltati dalle Istituzioni, dal Ministero della Salute, dalle Regioni divenendo peculato verso il Sistema Sanitario Nazionale Italiano considerato uno dei migliori Sistema Sanitari Europei che ad oggi compie 40 anni.

Occorre cambiare regole di lavoro, bisogna cambiare le leggi sulle case di riposo, no ai minutaggi che trattano il personale come schiavi colpendo di riflesso gli ospiti.Per garantire idonee condizioni di vita delle persone non autosufficienti impossibilitate ad autodifendersi sarebbe necessario che la magistratura, il Ministro della Salute, il Governo agisse non solamente nei confronti di coloro che maltrattano i ricoverati, ma anche nei riguardi degli amministratori e dei funzionari delle Asl, che in base alle leggi vigenti devono assicurare le cure sanitarie e socio-sanitarie, nonché le relative attività di controllo.C’è la necessità che tutti gli operatori prima di essere assunti per lo svolgimento di attività siano sottoposti con tutte le garanzie di riservatezza del caso, a un esame approfondito della loro personalità. DL 897del 23 ottobre 2018.Ci deve essere una dichiarazione attestante nell’attimo della assunzione che l’operatore è adeguato per le caratteristiche della sua personalità a svolgere determinate attività, i controlli sull’idoneità del personale dovrebbero essere periodicamente ripetute. 

Federazione Migep – Angelo Minghetti e Loredana Peretto

Sindacato Shc OSS – Salvatore Loriga e Giacchetta Matteo

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