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L’OSS, l’Operatore ignoto. Cosa è cambiato a vent’anni dalla nascita di una figura ancora sconosciuta ai più.

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L’OSS è nato 20 anni fa, ma resta ancora una figura “ignota”. Cosa è cambiato dalla nascita dell’Operatore Socio Sanitario ad oggi.

Tra un mese circa, ricorrerà il ventennio della nascita della nostra figura professionale quella dell’OSS, figura che andrà a sostituire altre figure del ruolo tecnico, prendendone le mansioni ed aggiungendo a queste, altre competenze ancora.

In questi venti anni l’OSS si è rivelata una figura dinamica, funzionale un po’ a tutti i contesti operativi dal sanitario al sociale, diventando un punto di riferimento nelle strutture residenziali come case di riposo e RSA, e diventando un valido compagno di viaggio nei reparti ospedalieri dell’infermiere e altre figure professionali.

Chiaramente, in questi venti anni tante cose sono cambiate per i professionisti infermieri e tutti gli altri, i quali hanno dovuto adeguarsi attraverso corsi di aggiornamento e studio, percorsi obbligati, che servono a migliorare sè stessi e di conseguenza il servizio al cittadino.

Ma per noi OSS è accaduto tutto questo?

Una sorta di evoluzione sarebbe dovuta arrivare nel 2003 con la formazione complementare, una trasformazione che avrebbe dovuto portare questa figura ad avere maggiori competenze, andando in un certo senso a colmare quel vuoto lasciato dall’infermiere generico, sempre più in via d’estinzione e diventando un valente collaboratore per l’infermiere.

Questa “formazione complementare” però, non è servita e non serve ai tanti che si sono prodigati a studiare ulteriormente, oltretutto di tasca propria, in quanto sono corsi a pagamento, lasciata nell’oblio come i vari attestati conseguiti e chiusi in un cassetto, nell’attesa che qualcuno dall’alto decida in merito. Purtroppo ciò che sorprende, è che dopo tutti questi anni nessuno ha sentito la necessità di migliorare questa professione, non per gli stessi operatori, ma per il settore, per l’utenza, per il cittadino e per il servizio sanitario nazionale; nessuno, cominciando dalle istituzioni fino ad arrivare ai sindacati confederali, quegli stessi che ogni giorno attraverso ai propri delegati vengono a chiedere ai tanti OSS sparsi per il paese, di iscriversi tra le proprie fila e ai quali verrebbe da chiedere: per che cosa iscriversi? Per quale cambiamento? Di sicuro non per cambiare reparto o presidio, almeno questo dovrebbe essere la mentalità di chi si iscrive ad un sindacato, ma bisognerebbe pretendere come categoria di essere rappresentati ai tavoli, nelle istituzioni locali e nazionali. Invece tutto questo non è avvenuto e non avviene, nemmeno difronte a delle probabili volontà di cambiamento, come quella proposta partita con la “legge Lorenzin” che vedeva l’OSS introdotto nell’area socio sanitaria. Per quale motivo quella proposta è stata snobbata? Per volontà o per mancanza di chi? E dove erano i sindacati confederali in quel periodo? Sono tutte domande che ci si pone e alle quali ci si aspetterebbe delle risposte.

Intanto noi OSS restiamo sempre qui, in secondo piano anche in questa epoca di pandemia da Covid-19, dove tra eroi e missionari, come giustamente vengono definiti medici e infermieri, noi siamo li senza nessuna rappresentanza, senza essere mai nemmeno nominati una volta, come il milite ignoto al quale concedendogli la medaglia d’oro con questa motivazione si disse di lui: “resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz’altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della patria”

Alessandro Salerno, OSS

Leggi anche:

OSS: ecco chi è e cosa fa l’Operatore Socio Sanitario.

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