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L’OSS e la Legge 3/2018: cosa è cambiato e cosa cambierà?

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L’Operatore Socio Sanitario è in attesa di apposito decreto che lo riconosca come professionista nel suo ambito e non più come figura tecnica. Resterà comunque personale di supporto all’Infermiere?

Con l’avvento delle cosiddetta Legge Lorenzin (Legge 3/2018), che ha preso il nome dall’ex-ministro della Salute Beatrice Lorenzin, per gli Operatori Socio Sanitari (OSS) cambia il futuro professionale, anche se non nell’immediato. Emanata il 22 dicembre 2017, entrò poi in vigore l’11 gennaio 2018. E’ una norma che ha sancito tanti cambiamenti, tra gli altri la nascita dell’Area Socio Sanitaria e l’istituzione degli Ordini professionali per Infermieri, Ostetriche e Professioni Sanitarie.

La Legge 3/2018 è conosciuta anche come “Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute”.

La norma prevedeva e prevede l’entrata in vigore graduale della stessa, con la stipula di appositi decreti attuativi passo passo. Tanti di questi decreti sono stati realizzati, tantissimi sono ancora in fase pre-embrionale o embrionale. Tra questi tanti ambiti che riguardano strettamente l’OSS e il suo passaggio da un ruolo tecnico ad un ruolo professionale in ambito socio-sanitario, con l’istituzione di una vera e propria organizzazione territoriale e nazionale.

La Legge Lorenzin è entrata ufficialmente in vigore il 15 febbraio 2018 con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.

Tutte le novità della Legge 3/2018.

Tra le novità assolute introdotte vi sono certamente:

  • l’istituzione degli Ordini delle Professioni Infermieristiche, Ostetriche e delle discipline 19 discipline sanitarie non mediche (FNOPI, FNOPO, FNO TSRM PSTRP);
  • la realizzazione di un’area prettamente specifica per gli OSS, ovvero quella socio-sanitaria (che tuttavia riguarda anche altre figure operanti all’interno del Sistema Sanitario Nazionale);
  • la sostanziale modifica dell’art. 348 del Codice Penale, che tratta essenzialmente di Abuso di Professione (in cui gli OSS spesso incappano per via di norme non chiare);
  • l’inserimento dello Psicologo nelle Professioni Sanitarie.

E non è tutto, la Legge 3/2018 prevedeva e prevede, inoltre:

  • la nascita di ben 17 Albi specifici per altrettante Professioni Sanitarie;
  • l’individuazione di altre due figure professionali, quella del Chiropratico e dell’Osteopata.

Di recente, il 13 agosto 2019, è stato poi emanato un apposito decreto dal ministro uscente della Salute Giulia Grillo mediante cui sono stati istituiti Elenchi speciali in cui far confluire tutti coloro che esercitano da Professionisti Sanitari senza però avere tutti i titoli al loro posto. Sè è parlato questa estate di maxi-sanatoria.

Quali sono le novità essenziali per gli Operatori Socio Sanitari?

Tre sono le parole d’ordine:

  • formazione unificata nazionale;
  • aumenti stipendiali;
  • elenco nazionale degli OSS e costituzioni di organizzazioni territoriali e nazionali di auto-disciplina.

Nello specifico va ricordato che l’art. 5, comma 4 della Legge 3/2018 sancisce che con decreto del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) – d’intesa con il Ministero della Salute, dopo aver ascoltato le competenti Commissioni parlamentari (di Camera e Senato) e acquisito il parere favorevole del Consiglio Universitario Nazionale (CUN) e del Consiglio Superiore della Sanità (CSS) – doveva definire successivamente all’entrata in vigore della Legge la riorganizzazione della formazione di tutti i profili socio sanitari. Questo è molto importante per gli OSS, la cui attività formativa e di qualifica professionale è tutt’ora demandata alle Regione, senza un ordinamento unico nazionale. Tutto fa ancora fede al cosiddetto “Profilo dell’OSS“, ovvero all’Accordo Stato-Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano del 2001.

Il riconoscimento del ruolo socio-sanitario permetterebbe agli OSS di bypassare gran parte dei divieti imposti dall’Art. 348 del Codice Penale (e quindi di non rischiare di compiere continuamente abuso di professione Infermieristica o Medica). Allo stesso modo di essere riconosciuti economicamente in un ambito remunerativo superiore rispetto a quello attuale (da BS a C).

A tutto ciò va aggiunta l’istituzione di una organizzazione nazionale e territoriale capace di offrire garanzie al Cittadino, ovvero che sia detentore di elenchi specifici a cui l’OSS deve essere iscritto per poter esercitare. Ciò a tutela dell’Assistito e diciamocela tutta anche dell’Operatore Socio Sanitario.

Per finire, la Legge Lorenzin ha riaperto anche il dibattito sulla necessità di riformare l’accesso ai corsi di formazione per OSS, partendo da un livello minimo di preparazione di base: il diploma di scuola media superiore, e non più quello di terza media.

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