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venerdì, Marzo 29, 2024
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Una OSS mette alla luce una bimba e poi muore. Aveva un tumore al cervello.

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Curarsi per un glioblastoma era pericoloso per il feto, così Letizia, OSS di 33 anni, ha deciso di portare a termine la gravidanza. Ma non ha potuto mai abbracciare sua figlia.

OSS muore dopo aver partorito. Era affetta da un tumore molto aggressivo, il glioblastoma, ma non se l’è sentita di curarsi e ha preferito portare a termine la gravidanza. E’ nata una bella bambina di 3 chilogrammi, ma lei non ce l’ha fatta. E’ una storia di tremendo amore. Ha donato la sua vita a sua figlia. Letizia (nome di fantasia) aveva 33 anni, faceva l’Operatore Socio Sanitario.

E’ il terzo caso in pochi mesi di operatore affetto da glioblastoma. Già ci eravamo occupati in passato di due Infermieri, anch’essi deceduti per questa malattia che sembra non essere più così rara.

La tragedia di Letizia.

Ma veniamo a Letizia. Ragazza madre, proveniente dal Sud Italia, lavorava in una clinica privata in Veneto. A gennaio gli furono diagnosticati due eventi che da quel momento le avrebbero cambiato la vita: era incinta e le crisi epilettiche avute a dicembre erano dovute ad un tumore cerebrale.

Gioia e dolore. Sorrisi e tragedia. Cosa fare? Portare a termine la gravidanza o tentare di battere il tumore e interromperla fin da subito? Letizia ha scelto la prima strada, anche perché convinta che le possibilità di battere il male erano piuttosto residue.

Da assistente ad assistita.

Non si è curata, ha puntato dritta al parto. Trasferitasi nel frattempo nel suo Meridione si è fatta gestire contemporaneamente da oncologi e ginecologici. Negli ultimi due mesi, ormai debilitata e per il forte rischio che perdesse la bambina, ha scelto la strada del coma farmacologico. SI è addormentata, mentre la sua bambina cresceva. Un cesario d’urgenza a 8 mesi l’ha portata alla luce.

Purtroppo lei non l’ha potuta mai vedere. Ora è un angelo e da lassù la veglierà per tutta la vita.

Cos’è il Glioblastoma.

Il glioblastoma, come si legge sul sito dell’Osservatorio malattie rare, è il più aggressivo tra i tumori cerebrali primitivi. Nonostante i progressi della neurochirurgia e della neuro-oncologia, la sopravvivenza dei pazienti affetti da glioblastoma è breve, mediamente solo 15 mesi dalla diagnosi. Questo tumore colpisce ogni anno circa 1.500 italiani, con un picco di incidenza compreso tra 50 e 65 anni.

Il glioblastoma è prodotto da cellule staminali aberranti che, invece di generare un tessuto normale, danno origine a un tumore cerebrale altamente maligno. A differenza di altri tumori, nel glioblastoma non è possibile effettuare una diagnosi precoce che porti alla guarigione. Le cellule staminali del glioblastoma, infatti, oltre a essere resistenti alle terapie farmacologiche, hanno la capacità di migrare dal tumore e di diffondersi in diverse aree del cervello. Per questo la terapia chirurgica riesce solo a prolungare la sopravvivenza, ma non porta mai a guarigione chi è affetto da questa malattia.

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