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martedì, Marzo 19, 2024
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OSS malata di Fibromialgia, costretta a lavorare da Coop Francese!

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Vergogna in RSA Piemontese: un’Operatrice Socio Sanitaria affetta da Fibromialgia costretta per oltre 3 mesi a lavorare nonostante i dolori la stessero consumando.

Solidarietà dalle colleghe, sadismo da parte della Cooperativa d’Oltralpe. Entrano in scena i sindacati!

Un caso vergognoso degno dell’Inghilterra della rivoluzione industriale: in una RSA del Piemonte orientale un’Operatrice Socio Sanitaria ha dovuto sottostare ai comandi della Cooperativa della quale era dipendente nonostante i lancinanti dolori dovuti alla fibromialgia. Ce lo racconta in esclusiva la diretta interessata.

Da quanti anni lavori in quella struttura e quali sono le mansioni degli Oss?

Lavoro in struttura dal 2003. Ero appena diventata Operatrice e mi hanno assunta subito dato che era da poco che si poteva prendere il titolo e c’era richiesta. I titolari hanno poi ceduto in appalto l’assistenza tenendo solo alcuni ruoli destinati esclusivamente alla manutenzione alberghiera. Da allora sono passate tre Cooperative diverse. Le mansioni sono le stesse di tutte le strutture: fare il giro la mattina, aiutare ai pasti, occuparci dell’igiene degli ospiti.

La vicenda che hai voluto denunciare inizia a Marzo 2018. Che è successo?

Ho iniziato ad avere tantissimi dolori mentre facevo le cose, sia in casa che a lavoro. Avevo proprio dolore, dal collo alla schiena alle spalle, le braccia e le gambe. Prendevano proprio delle fitte micidiali. Cominciavo anche ad alzarmi da letto sempre più stanca e affaticata. Tutto nel giro di 5-7 giorni e non se ne è più andato.

Cosa hai fatto quando hai cominciato ad avvisare tutti questi dolori?

Mi sono ovviamente rivolta al medico. Lui è stato eccezionale e mi ha visitata a lungo e fatto tante domande. Alla fine abbiamo ipotizzato, tra le altre, una fibromialgia. Mi ha richiesto un’elettromiografia e una risonanza magnetica, perchè ho avuto uno zio con la sclerosi multipla e voleva essere sicuro che non fosse quella.

Una volta prescritti gli esami, come hai fatto a sostenere i carichi di lavoro?

Non riuscivo a sostenerli. Per una fibromialgia e per una risonanza magnetica ci ho messo quasi tre mesi tra appuntamento (la risonanza fatta in una clinica per via dell’attesa del pubblico), esame, referto e ritorno dal mio medico. Nel frattempo sono andata dalla coordinatrice e le ho chiesto di essere alleggerita del carico di lavoro: esiste infatti l’Oss di mattina che distribuisce colazioni e aiuta nel rifacimento della stanza una volta alzati gli ospiti: compiti molto meno faticosi e che nessuno voleva ricoprire perchè perdi un’ora di lavoro al giorno che alla fine del mese vogliono dire diversi soldi. Quindi attualmente è ricoperto a turno ma che fino al giugno 2017 era ricoperto da una vecchia ausiliaria che è poi andata in pensione.

La possibilità di essere alleggerita dal lavoro in attesa di una certificazione medica (con relativo tentativo di riconoscimento di invalidità) è stata accettata dai tuoi preposti?

Assolutamente no. Tutt’altro, la mia coordinatrice ha detto che doveva sentire l’ufficio personale che ha sede in francia. Sono passati altri giorni e la risposta è stata che mi avrebbero dovuto cambiare contratto a causa del monte ore mensile che veniva “turbato”. Allora le ho chiesto di poter fare un’ora in più ogni mattina, magari aiutando la messa a letto. Meglio che niente. Anche questo negato, perchè la gestione delle risorse addette all’assistenza era ferrea a livello numerico e mi sarei sovrapposta in quell’ora al numero già predestinato. Insomma a nessuno ha fregato niente dei miei problemi di salute e dei miei dolori tremendi.

A questo punto come ti sei comportata?

A livello di iniziativa legale ho esposto la mia situazione a due sindacati e uno di essi mi sta accompagnando nelle vie legali. Sul lavoro ho avuto la fortuna meravigliosa di avere il sostegno delle colleghe. Molte volte è successo che mi facessero servire a me la colazione sostituendosi nel giro delle camere e quando non era possibile cercavano comunque di farmi fare il meno possibile. Del resto si vedeva la mia sofferenza e spesso ho anche pianto dai dolori. E’ stato terribile ma anche meraviglioso grazie a loro.

Adesso lavori ancora in quella struttura?

Si.. ma non per la Cooperativa. Infatti mi sono appellata alla famiglia che detiene la struttura e cogliendo l’opportunità mi hanno assunta come addetta alla stireria interna. Ho ancora dolori ma posso riposarmi quando mi prendono i dolori e organizzarmi il lavoro. Ho trovato persone eccezionali con un cuore immenso e devo tutto a loro.

Ti ringraziamo per averci scelto per raccontare la tua storia e vogliamo chiudere con questo quesito: nel 2018, può una crisi del lavoro farci tornare indietro di secoli? Vogliamo essere lavoratori o schiavi?

Dott. Marco Tapinassi
Dott. Marco Tapinassi
Vice-Direttore e Giornalista iscritto all'albo. Collaboro con diverse testate e quotidiani online ed ho all'attivo oltre 5000 articoli pubblicati. Studio la lingua albanese, sono un divoratore di serie tv e amo il cinema. Non perdo nemmeno un tè con il mio bianconiglio.
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