Ci scrive Antonio, aspirante OSS: “gli Infermieri mi trattano come uno schiavetto e mi danno ordini in dialetto veneto, io però sono Pugliese e non conosco il loro vernacolo”.
Carissimo Direttore di AssoCareNews.it,
mi chiamo Antonio Accadia e sono un aspirante Operatore Socio Sanitario. Sono di origini pugliesi, ma vivo e studio in Veneto. Da un mese circa ho iniziato a fare tirocinio in Cardiologia in una provincia veneta.
Già vivere in Veneto per me è problematico, perché qui se sei del Sud resti “terrone”, poi continuare a ricevere ordini dagli Infermieri come se fossi il loro schiavetto mi fa andare in bestia. Posso anche accettare che oggi sono incudine e loro sono martello, ma non capisco perché devono continuare a darmi ordini in dialetto locale.
Io vengo dal profondo Meridione, da un piccolo comune dell’entroterra pugliese. Ho deciso di venire a vivere in Veneto per seguire la mia ragazza. Sono laureato in giurisprudenza e ho anche un paio di master. Non trovando lavoro ho deciso di rimettermi in gioco e ha accettato di seguire un corso da Operatore Socio Sanitario su consiglio anche della mia metà.
Al primo tirocinio sono stato trattato da dio, ma a partire dal secondo, ho iniziato a vivere un incubo.
Possibile che dei Professionisti della Salute debbano utilizzare nel 2021 il vernacolo per comunicare con aspiranti operatori? Non lo capisco e non lo capirò mai. Qual è il razionale di tutto ciò? Forse farmi innervosire? Forse costringermi ad andarmene? O semplicemente mi trovo di fronte a persone senza midollo osseo?
Con questo, però, non voglio parlare male degli Infermieri, anzi ne ho incontrati veramente di fantastici e con un alto profilo professionale. Però poi ci sono le pecore nere e non può essere per colpa di questa gente che deve patire una intere categoria.
Volevo solo raccontarvi questo sperando nella pubblicazione del mio sfogo.
Cordiali saluti.
Antonio Accadia, Allievo OSS in formazione
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