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Oggi Test d’ingresso Facoltà di medicina e odontoiatria: chi bara è escluso.

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? ? Controlli a tappeto per il Test d’ingresso alle Facoltà di medicina e odontoiatria. Molti tentano la fortuna, altri cercano di barare per diventare poi dei professionisti.

Oggi è il grande giorno per aspiranti Medici ed Odontoiatri in Italia. E’ il 3 settembre 2019 e sta per partire il test per l’ammissione alla facoltà di Medicina ed Odontoiatria. In tanti non passeranno, altri lo faranno, altri ancora tenteranno di farlo bluffando. Gli addetti alla sicurezza e ai controlli controlleranno anche i padiglioni auricolari e gli occhiali dei concorsisti, onde verificare la presenza di micro-cuffie interne e di micro-telecamere.

Chi verrà beccato non farà il test ovviamente e se ne ritornerà a casa con il rammarico di non averci nemmeno provato.

Il test d’ingresso a Medicina e Odontoiatria inaugura la stagione delle prove d’accesso per le facoltà ad accesso programmato nazionale. Un appuntamento, quello del 3 settembre, a cui si presenteranno studenti mossi più da aspirazioni personali che dalle prospettive lavorative. Ma che, nella maggior parte dei casi, per prepararsi a dovere hanno speso centinaia di euro. Spaventa la nuova struttura del questionario. Il ricorso? Ipotesi più che concreta.

Inizia settembre e, come da tradizione, parte la stagione dei test d’ingresso per l’accesso alla facoltà universitarie (statali) ad accesso programmato a livello nazionale.

Come sempre sarà il test per l’accesso ai corsi di laurea di Medicina e Odontoiatria a inaugurare – martedì 3 – la serie delle prove di selezione per l’anno accademico 2019/2020. Sicuramente il test che registra l’interesse maggiore. Lo dicono i numeri ufficiali del Miur. Lo conferma una ricerca del portale Skuola.net, effettuata alla vigilia dell’appuntamento intervistando 1600 aspiranti matricole che si cimenteranno con l’accesso programmato, secondo cui circa la metà (51%) tenterà proprio di frequentare il corso di laurea magistrale in Medicina o in Odontoiatria (il test è comune).

Come detto, sono sempre di più i ragazzi che aspirano al camice bianco più prestigioso: per il 2019/2020 si sono iscritti in 69mila, 2mila in più rispetto a dodici mesi fa. Probabilmente una delle cause è il parallelo aumento del numero dei posti disponibili: stavolta sono 11.568 per medicina (anche qui circa 2mila in più) e 1.133 per Odontoiatria (erano 1.096). Un’altra ragione di tale affollamento può risiedere nelle opportunità di carriera: secondo i più recenti dati Almalaurea, a cinque anni dalla laurea il tasso di occupazione è pari al 92,4% con uno stipendio medio netto di circa 2.000 euro. Sono numeri decisamente superiori alla media, ma non sono decisivi per i candidati. Almeno nella scala di valori espressa.

Stando a quanto sostengono i diretti interessati, infatti, la molla che spinge quasi tutti a tentare una selezione così’ competitiva – passerà solo 1 candidato su 6 – è un’altra: per tre quarti di loro (75%) è la passione. Quasi irrilevanti le prospettive occupazionali (prioritarie per il 12%) e di guadagno (determinanti per l’8%). Su questo aspetto lo scarto con altre facoltà a numero chiuso è evidente: prendendo in considerazione l’intero campione – che comprende anche chi si cimenterà con le altre prove d’accesso nazionali – il peso della passione si ferma al 66%, rimontata dalla dimensione lavorativa (15%).

Un test, quello per Medicina e Odontoiatria, che per gli studenti che si siederanno nei banchi dei vari atenei si arricchisce di un ulteriore spauracchio (oltre alle basse possibilità di farcela): la nuova struttura del quiz. Il Miur, infatti, ha deciso di mettere mano alle domande contenute nel questionario: meno quesiti di logica e più domande di cultura generale. Una circostanza che spaventa non poco gli studenti. Per il 64% degli iscritti, infatti, la prova si preannuncia più complicata rispetto al passato; per il 19% non cambierà granché, sarà comunque difficile; solo il 17% accoglie la novità favorevolmente. Nel recente passato, infatti, il ruolo della cultura generale era “simbolico”, solo 2 quesiti su 60. Il che permetteva di tralasciare o quasi lo studio nozionistico e sterminato di questa disciplina a favore di quelle caratterizzanti come matematica, fisica, chimica, biologia e logica. Materia, quest’ultima – temuta perché di fatto non codificata in un insegnamento scolastico come le altre – che comunque va studiata, non essendo stata eliminata del tutto.
Ma gli aspiranti medici (o odontoiatri) sono tipi determinati, difficilmente si lasciano scoraggiare: l’importante è arrivare all’obiettivo. Per questo la maggior parte di loro ha iniziato a prepararsi per il grande giorno con largo anticipo: il 30% da almeno due mesi, il 14% da oltre quattro mesi, il 31% già all’inizio del 2019 aveva messo nel mirino i quiz. In che modo si sono preparati? Soprattutto con libri specifici (43%). In alternativa, ci si è affidati alle simulazioni online (16%) o ai corsi di preparazione (12%). In tanti però – circa 1 su 5 – per non lasciare nulla al caso e tentare di aumentare le chance di successo, hanno usato tutti gli strumenti appena elencati. Meglio abbondare.

Un impegno che, per loro, è stato mentale. Ma che per loro famiglie si è tradotto in un notevole sacrificio economico: in oltre 1 caso su 4 si è sfondata quota 500 euro, l’11% ha contenuto la spesa tra i 300 e i 500 euro, il 28% è riuscita a stare nell’arco dei 100-300 euro, il 33% ce l’ha fatta a non andare oltre i 100 euro. Anche per questo, se non dovessero farcela, i ragazzi venderanno cara la pelle: più di 8 su 10 si dicono pronti a fare ricorso qualora riscontrassero irregolarità nello svolgimento delle prove (il 42% si attiverebbe al minimo sospetto). Pure qui, unendo ai futuri medici (o aspiranti tali) il resto della truppa che parteciperà alle prove d’accesso nazionali, le cifre cambiano e si sgonfiano: in media, il 42% è rimasto entro i 100 euro e solamente il 20% ha oltrepassato i 500 euro.

E se non ci fosse proprio nulla da fare? Nessun problema, si ritenta: il 64%, di fronte all’insuccesso, si iscriverebbe a un corso simile per poi riprovare il test l’anno prossimo. Non è un caso che, escludendo i neodiplomati (che per forza di cose sono al debutto), tra gli altri – quasi un terzo del totale dei candidati – in tantissimi sono al secondo (66%) se non al terzo (17%) anno di tentativi. Anche qui Medicina rappresenta un unicum: la media generale, comprensiva dei partecipanti ai quiz di tutte le facoltà ad accesso programmato, fa fermare al 56% la quota dei tenaci pronti a riprovarci, mentre saranno meno di 7 su 10 quelli al secondo o terzo tentativo.

Fonte: Ansa.it – Assocarenews.it

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