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martedì, Marzo 19, 2024
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La cura della bocca riduce di 11 punti la pressione alta.

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La cura della bocca riduce di 11 punti la pressione alta ed è più efficace di una dieta povera di sale. Da dentisti SIdP e internisti arriva un Guida pratica per diagnosi e screening incrociati.

Al centro dell’attenzione degli esperti il legame che collega la malattia delle gengive e l’ipertensione, con la messa a punto di percorsi diagnostici e di cura condivisi e di un decalogo informativo con raccomandazioni pratiche per diagnosi e screening incrociati.

Gli individui con ipertensione

dovrebbero, infatti, essere incoraggiati a fare controlli più frequenti dal dentista e le persone con problemi parodontali dovrebbero essere informate che questa condizione li espone a un maggior rischio di pressione alta.

Chi cura la bocca cura anche il cuore

A indicarlo è un report pubblicato dalla Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP), e dalla Società Italiana di Ipertensione Arteriosa (SIIA), presentato al congresso nazionale SIdP.

Non soltanto la parodontite

si associa a un rischio più elevato di pressione alta, correlazione provata da tempo da un numero crescente di studi e ancora poco nota a medici e pazienti, ma la cura parodontale migliora il controllo dell’ipertensione, contribuendo a ridurla di ben 11 punti, in modo più efficace di una dieta iposodica che resta comunque fondamentale in aggiunta a una terapia farmacologica.

L’ipertensione colpisce

dal 30 al 45% della popolazione adulta, oltre 20 milioni di persone in Italia, ed è tra le cause principali di mortalità per infarto e ictus.

Allo stesso modo la parodontite

riguarda oltra il 50% degli individui, più di trenta milioni nel nostro Paese e si associa ad un rischio più elevato di soffrire di pressione alta che, nei casi di parodontite grave, può addirittura raddoppiare – dichiara Nicola Marco Sforza, Presidente SIdP –.

A questa interconnessione

tra le due malattie, dimostrata da un numero sempre maggiore di studi, si aggiunge una nuova evidenza scientifica secondo cui la cura della parodontite contribuisce ad abbassare i livelli pressori di ben 11 punti, se si riduce del 30% il sanguinamento gengivale con una pulizia profonda delle tasche gengivali e una corretta igiene orale, professionale e domiciliare”.

Lo studio

riportato dal rapporto congiunto SIdP e SIIA ha considerato 100 pazienti ipertesi con malattia della gengive: 50 sottoposti a igiene sopra e sottogengivale cioè a pulizia profonda delle tasche e igiene orale professionale, e gli altri 50 del gruppo di controllo sottoposti solo a una semplice pulizia superficiale – spiega Davide Pietropaoli, autore dello studio, coordinatore della Guida pratica SIdP SIIA e ricercatore all’Università dell’Aquila –.

Trascorsi due mesi

nel gruppo test di igiene sopra e sotto gengivale, il trattamento paradontale ha determinato un beneficio di 11 punti in meno della pressione arteriosa, con un’efficacia maggiore del doppio della dieta iposodica”.

Questa evidenza

aggiunge Luca Landi, past president SId, indica che la parodontite rende il tessuto endoteliale che riveste le arterie, meno elastico e quindi meno capace di adattarsi quando il cuore pompa, con un conseguente aumento della pressione arteriosa.

Per questo aggiungere alla strategia

farmacologica e alla dieta anti-ipertensiva la cura della malattia gengivale, rende più efficace la terapia e migliora la gestione e il controllo della pressione alta”.

Ipertensione e parodontite condividono

molti fattori di rischio: fumo, obesità, diabete e sedentarietà. Inoltre, recenti evidenze sperimentali indicano che parodontite e ipertensione hanno una base genetica comune, in particolare in un vasto gruppo di geni importanti per il sistema immunitario a sostegno del fatto che dietro entrambe le patologie ci sia una condizione cronica infiammatoria.

Per questo SIdP e SIIA

hanno unito le forze e messo a punto una guida pratica su corretti percorsi diagnostici e di cura e un decalogo informativo con raccomandazioni pratiche per diagnosi e screening incrociati

Con poche e semplici domande

sulla pressione arteriosa, il dentista potrà identificare i pazienti con infiammazione gengivale con un rischio più alto di ipertensione per i quali è necessario un controllo della pressione invitandoli a rivolgersi allo specialista” osserva Sforza.

D’altro canto è di fondamentale importanza

anche per l’internista o il cardiologo inserire nella valutazione del paziente alcune domande sullo stato di salute orale che possono rappresentare una spia per un potenziale rischio di parodontite – aggiunge Guido Grassi, past president della SIIA e presidente della European Society of Hypertension (ESH) -.

Questa semplice valutazione

può essere molto utile sia nell’intercettazione delle persone con un rischio di ipertensione più alto, sia nella diagnosi precoce di questa malattia in coloro che non sanno di averla”.

Per questo i progetti

che SIdP sta portando avanti in collaborazione con altre società scientifiche di area medica promuovono un approccio olistico al paziente e mirano a far diventare lo studio odontoiatrico un hub di salute globale” conclude Marco Sforza.

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