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Competenze avanzate: Medici a testa bassa contro le Professioni Sanitarie e i sindacati Cigl, Cisl e UIL.

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Competenze avanzate, Anelli (Fnomceo) risponde ai Sindacati e ai Tecnici sanitari: “Va chiusa la lunga stagione che ci ha visti contrapposti e che ha prodotto tra noi un profondo solco e divisione”.

Importante applicare gli accordi contrattuali di categoria, che prevedono l’acquisizione di competenze avanzate da parte di alcuni professionisti sanitari non medici. Ma a due condizioni: che sia il Ministero della Salute a definire, in maniera omogenea sul territorio nazionale, percorsi formativi e professionali uniformi e specifici. E che, limitatamente ai casi in cui le competenze da affidare ai nuovi profili si sovrappongano a quelle oggi in capo ai medici, sia interpellato l’Ordine, appunto, dei Medici.

È questo il senso di due lettere che il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, ha indirizzato, su questo argomento, l’una al Presidente della Federazione degli Ordini dei Tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione, Alessandro Beux; l’altra, alle categorie Funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil. Le lettere vanno a costituire un ‘botta e risposta’ nel dibattito innescato, con Ordini e Sindacati delle diverse professioni, dalla presa di posizione della Fnomceo in merito a una Delibera regionale con cui, in Veneto, si definivano autonomamente percorsi  di attribuzione delle competenze avanzate ai professionisti.

Apprezzo e considero positivo il dibattito che si è sviluppato a seguito della nota FNOMCeO sulla Delibera della Regione Veneto sulla “Istituzione dei percorsi di formazione complementare regionale per l’acquisizione di “competenze avanzate” di alcune professioni sanitarie – scrive Anelli rivolto a Beux -. Condivido con te l’auspicio che “il Ministero della salute deve farsi carico di quella funzione di indirizzo e coordinamento che gli è propria in tema di professioni sanitarie”. Nel corso dell’incontro con il Ministro Speranza, al Forum di Firenze, ho lanciato la proposta, largamente condivisa, di istituire una Consulta Permanente delle Professioni Sanitarie come luogo e strumento operativo per affrontare proprio tali tematiche”.

“Posso assicurarti che la classe medica ha da tempo abbandonato, ammesso e non concesso che lo abbia mai posseduto, il paradigma per il quale la sanità è dei medici – continua la stessa lettera -.    Un’affermazione che fa torto ai tanti professionisti che ogni giorno sul posto di lavoro collaborano e si impegnano, nel rispetto delle reciproche competenze, a offrire agli individui che a loro si affidano le migliori cure e la migliore assistenza possibile.  Sono convinto anch’io che bisogna creare le condizioni formative ed organizzative perché le professioni sanitarie “possano esprimere tutto il loro potenziale” e che questo non debba essere visto come “un irresponsabile atto di appropriazione indebita di ciò che è medico”. Ma questo non significa che lo si debba fare necessariamente unilateralmente se le prestazioni correlate alle competenze che si vogliono ora definire avanzate per le altre professioni sono assicurate dai medici”.

Stesso tenore per la lettera alle Organizzazioni sindacali.

Considero importante mettere in atto ogni tipo di procedura utile ad attivare quanto previsto dagli accordi contrattuali di categoria, ivi comprese quelle disciplinate dagli articoli da 14 a 22 del CCNL 2016-2018 – premette innanzitutto Anelli -. Le preoccupazioni espresse con la nota FNOMCeO del 27/11/2019 riguardano alcuni aspetti contenuti nella deliberazione della Regione Veneto, non certo l’applicazione del CCNL”.

“La prima – spiega – riguarda un tema generale, una questione di metodo ossia la definizione del principio secondo il quale ogni regione definisce con propria deliberazione nuove competenze ed individua un proprio e singolare percorso formativo. Questa possibilità, secondo noi, dovrebbe essere riservata al Ministero al fine di garantire omogeneità su tutto il territorio nazionale. Analogamente la definizione dei percorsi formativi dovrebbe essere compiuta a livello nazionale e affidata agli enti di formazione nazionali o regionali, all’uopo accreditati”.

“La seconda questione riguarda la partecipazione degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri al processo di definizione delle competenze. Si tratta di un’istanza circoscritta alla trattazione di quelle competenze, oggi, prevalentemente patrimonio della professione medica – continua -.  Non si tratta, quindi, di alterare o limitare l’autonomia dei rappresentanti delle diverse professioni quanto di avviare un processo di armonizzazione tra i professionisti, come ad esempio i medici, che già assicurano prestazioni correlate a quelle competenze che si vogliono ora attribuire, come avanzate e specifiche, ad altre professioni”.

Dopo anni di incomprensioni e di diffidenze serve avviare un processo che porti al dialogo e al confronto, con la consapevolezza che sono ancora tante le resistenze al cambiamento” auspica, in conclusione, Anelli. Che lancia un invito alle altre Professioni.

Va chiusa la lunga stagione che ci ha visti contrapposti e che ha prodotto tra noi un profondo solco e divisione. Oggi, grazie alla sensibilità del Ministro Speranza, possiamo riprendere un percorso che attraverso il dialogo e il confronto ci porti a colmare le distanze che ci dividono – scrive infatti rivolto a Beux -.  Siamo i professionisti della salute, coloro che incarnano la tutela dei diritti su cui si fonda la nostra Repubblica. Iniziamo dalla condivisione dei valori che sono contenuti nei nostri Codici Deontologici, così come ci siamo impegnati a fare a Firenze; questo ci aiuterà a trovare la strada per superare anche i nostri atavici pregiudizi”.

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