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giovedì, Marzo 28, 2024
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Coronavirus. Un unico respiratore per due Pazienti. Intuizione a Bologna.

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Emergenza Coronavirus. Possibile utilizzare un unico respiratore per due Pazienti. Intuizione a Bologna. Ecco la novità.

Marco Ranieri è direttore del reparto di Anestesia del Policlinico di Bologna e professore ordinario di Anestesiologia all’Università ‘Alma Mater’: “L’idea nata in una notte con il mio collega Antonio Pesanti”. È quanto riferisce il collega Cenzio Di Zanni dalle cronache di Repubblica.

C’è anche uno scienziato barese fra i ricercatori che hanno messo a punto il circuito che consente di moltiplicare per due le macchine usate nei reparti di Terapia intensiva sui pazienti affetti da Coronavirus. Ovvero, il dispositivo che permette a un ventilatore polmonare di assistere nello stesso tempo due pazienti anziché uno soltanto.

Ad avere l’idea sono stati Marco Ranieri, 60 anni, direttore del reparto di Anestesia e terapia intensiva polivalente del Policlinico Sant’Orsola- Malpighi di Bologna e professore ordinario di Anestesiologia all’Università ‘Alma Mater’ del capoluogo emiliano e Antonio Pesenti, 68 anni, a capo dell’Unità di crisi per le terapie intensive messa su dalla Regione Lombardia e professore ordinario di Anestesiologia all’Università Statale di Milano.

“Ci abbiamo pensato nella notte fra lunedì 16 e martedì 17 marzo nel corso di una telefonata con Antonio Pesenti. Mi aveva detto – racconta Ranieri – che c’era stato un momento in cui in Lombardia erano finiti i respiratori e c’erano due malati di Coronavirus che non potevano essere aiutati con i ventilatori automatici”.

“L’anestesista in servizio li stava ventilando a mano con il pallone di Ambu, un dispositivo manuale usato in caso di emergenza”, ricorda il professore che dopo la laurea in medicina a Bari nel 1985 ha lavorato in Canada, poi alle Molinette di Torino, a Roma e da un anno e mezzo a Bologna.

“Con Antonio abbiamo condiviso ricerche importanti sull’insufficienza respiratoria acuta per tanti anni e così – aggiunge Ranieri – ci siamo messi subito a lavoro”. Una notte intera passata fra vecchi dati, lo studio della letteratura scientifica in materia e le telefonate a vari colleghi che lavorano all’estero. La mattina dopo un’altra telefonata. Quella decisiva. Dice Ranieri: “Abbiamo chiamato un’azienda del distretto industriale di Mirandola chiedendo se avessero la possibilità di produrre il circuito che avevamo pensato”. La risposta è stata positiva, “senza aver dato loro neanche un disegno”.

Dopo 72 ore è arrivato il prototipo, già testato su un simulatore polmonare dallo stesso professor Ranieri. Funziona. “Il dispositivo funziona a condizione che – precisa lo scienziato barese – i sistemi di misura con cui si regolano automaticamente i ventilatori nell’assistenza al paziente siano all’interno della stessa macchina”.

Ranieri, però, mette in chiaro una cosa: “Speriamo di non doverlo mai utilizzare su un paziente. Perché se saremo costretti a utilizzare quel circuito, vorrà dire che siamo arrivati alla fine. Che saremo disperati. Che il sistema è arrivato a un pelo dal collasso”.

Resta l’intuizione che, nel caso in cui l’emergenza dovesse espandesi ancora e i ventilatori polmonari scarseggiare, potrebbe salvare la vita a più persone. “Ma non è stata un’intuizione. È stata l’associazione della competenza scientifica e del pragmatismo lombardo-pugliese. O, se preferite, del pragmatismo barese-milanese”.

https://bari.repubblica.it/cronaca/2020/03/21/news/coronavirus_il_respiratore_polmonare_si_sdoppia_per_assistere_2_pazienti_l_idea_salvavita_di_un_primario_barese-251859852/?ref=fbp

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