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L’infermieristica italiana vive un momento di grande trasformazione: la formazione avanzata sull’utilizzo dell’ecografia per la puntura eco-guidata degli accessi venosi periferici rappresenta un salto di qualità sia per gli operatori sia per i pazienti. Un esempio di questa evoluzione viene da Pordenone, dove il 6 ottobre 2025 si è tenuto il corso APPED “L’infermiere e la puntura ecoguidata per accessi periferici” presso il Centro Culturale Casa A. Zanussi.
Innovazione tecnica per una migliore presa in carico.
L’ecografia in ambito infermieristico permette di visualizzare in tempo reale i vasi sanguigni, ottimizzando la scelta del punto di inserzione, riducendo i tentativi di puntura e le relative complicanze. In nefrologia e dialisi, la gestione degli accessi venosi è cruciale: grazie alle tecniche eco-guidate, si può ridurre il rischio di trombosi, infezione e la necessità di interventi chirurgici per riposizionare cateteri o fistole.
Obiettivi formativi e impatto sulla qualità della cura.
Il corso, promosso dall’Associazione Provinciale Pordenonese Emodializzati, Trapiantati e Nefropatici OdV, punta non solo a trasmettere conoscenze teoriche sull’utilizzo dell’ecografo e sulle tipologie di cateteri, ma soprattutto a rafforzare le competenze pratiche degli infermieri. Le esercitazioni su manichini e simulatori consentono ai partecipanti di acquisire abilità specifiche, con indubbi vantaggi: meno punture dolorose per il paziente, minore incidenza di infezioni e sepsi (l’ospedale di Pordenone segnala solo lo 0,095% di casi di sepsi da catetere), maggiore autonomia infermieristica nelle scelte cliniche.
Voci dal campo: esperti e istituzioni.
Durante la presentazione, sono intervenuti dirigenti sanitari e clinici d’eccezione come l’assessore Gugliemina Cucci, il già direttore di Nefrologia Giacomo Panarello, il dg ASFO Giuseppe Tonutti, la nefrologa Michele Cimolino e l’infermiera esperta Mara Canzi. Proprio Canzi ha sottolineato come l’ecografia renda possibile non solo la localizzazione perfetta dei vasi ma anche il monitoraggio precoce delle complicanze delle fistole artero-venose, la prevenzione delle infezioni e l’adozione di procedure minimamente invasive.
Una formazione che diventa modello nazionale.
L’esperienza di Pordenone è un modello virtuoso: l’investimento nella formazione continua degli infermieri migliora la qualità dell’assistenza e crea valore per l’intero Servizio Sanitario. Come evidenziato dal dg Tonutti, l’ASFO punta con decisione su percorsi formativi evoluti che consentano la crescita di profili infermieristici altamente specializzati, con ricadute positive per tutti gli utenti, in particolare per le persone in dialisi.
Innalzamento degli standard di sicurezza ed efficacia degli accessi vascolari.
L’ecografia affidata agli infermieri non solo innalza gli standard di sicurezza e efficacia degli accessi vascolari, ma ridisegna il ruolo infermieristico in chiave di autonomia, tecnologia e centralità nella cura. Investire in questi percorsi formativi significa investire in una sanità moderna, efficace e davvero centrata sul paziente. L’esempio pordenonese può e deve fare scuola, offrendo spunti e strumenti replicabili a livello nazionale ed europeo. L’ecografia come strumento nelle mani degli infermieri rappresenta una vera rivoluzione nell’ambito dell’assistenza clinica, come dimostrato dal corso APPED “L’infermiere e la puntura ecoguidata per accessi periferici”, svoltosi il 6 ottobre 2025 a Pordenone. Questa iniziativa, promossa dall’Associazione Provinciale Pordenonese Emodializzati, Trapiantati e Nefropatici OdV, mira a fornire ai professionisti sanitari competenze avanzate sull’uso dell’ecografia in venipuntura e nella gestione degli accessi vascolari, con ricadute dirette sulla qualità e sicurezza dell’assistenza.
Nuove competenze al servizio dei pazienti.
La formazione proposta consente agli infermieri di acquisire tecniche precise per la valutazione venosa, riducendo il numero di tentativi di puntura e minimizzando le complicanze, tra cui trombosi e infezioni. Ne deriva una gestione più efficace e tempestiva degli accessi per dialisi, trapianti e pazienti nefropatici, in cui il rischio di problematiche vascolari è particolarmente elevato. L’Ospedale di Pordenone, che si distingue per la bassissima percentuale di sepsi da catetere (solo lo 0,095%), rappresenta in questo senso un’eccellenza, frutto della cura e dell’attenzione poste nel percorso assistenziale.
Apprendimento pratico e multidisciplinarità.
Oltre alle lezioni teoriche sulle immagini ecografiche e sulle diverse tipologie di cateteri per dialisi, il corso si è articolato in sessioni pratiche che hanno permesso ai partecipanti di sperimentare le tecniche di inserimento delle sonde, con l’obiettivo di prevenire infezioni e ridurre gli errori tecnici. Il confronto tra infermieri, medici nefrologi e direzione sanitaria sottolinea il valore della multidisciplinarità e il ruolo sempre più centrale dell’infermiere nell’innovazione delle cure.
Una strategia formativa da esportare.
Secondo il direttore generale ASFO Giuseppe Tonutti, investire in questi percorsi formativi significa contribuire allo sviluppo di una sanità sempre più moderna, dove il personale è preparato a gestire con competenza le sfide cliniche della cronicità e della tecnologia. La formazione specifica in ecografia per infermieri, come quella avviata a Pordenone, rappresenta un modello replicabile anche in altre realtà, a beneficio dell’intero sistema sanitario e dei pazienti più fragili.
Standard d’eccellenza.
L’ecografia infermieristica si sta affermando come standard di eccellenza nell’ambito degli accessi venosi e nel percorso di cura del paziente dializzato e nefropatico. Un esempio concreto di come investire su competenze avanzate e multidisciplinari produca risultati tangibili in termini di sicurezza, efficacia e centralità del paziente, proiettando il ruolo dell’infermiere verso una sempre maggiore autonomia e responsabilità clinica.
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