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Inferno notturno degli Infermieri di Bologna: dormire in auto per salvare il turno.

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È una realtà difficile da credere, ma sempre più diffusa tra gli operatori sanitari di Bologna: per garantire la propria presenza in ospedale, evitando ritardi a causa del traffico e della cronica mancanza di parcheggi, molti infermieri sono costretti a passare la notte in auto. Una situazione drammatica, denunciata a più riprese dal NurSind (Sindacato delle professioni infermieristiche), che mette in luce le estreme difficoltà con cui devono convivere quotidianamente questi professionisti.

La voce di questa emergenza è quella di Alberto, 40 anni, infermiere all’Istituto Rizzoli. La sua casa si trova in provincia di Ferrara, a oltre trenta chilometri da Bologna. “La nostra turnazione inizia al pomeriggio, poi c’è il turno della mattina, quello della notte, poi smontiamo e riposiamo”, spiega Alberto. Il problema sorge quando i turni sono ravvicinati, in particolare tra il pomeriggio e la mattina.

“Spesso il settore infermieristico è carente di personale, quindi molte volte bisogna restare alla sera, in regime di straordinario, per vari motivi”, racconta Alberto. “Capita di smontare alle 21:30 e dovere ricominciare alle 7 di mattina o anche alle 6:30 per essere in turno nelle sale operatorie. Bisogna contare 45 minuti, come minimo, per andare a casa e altrettanti per tornare: fra traffico e problemi di parcheggio, è quasi impossibile”.

La soluzione, per Alberto e molti suoi colleghi, è stata la più impensabile: “Anziché andare a casa, tornare la mattina presto, impazzire per la sosta e arrivare tardi al lavoro, preferiamo restare in macchina a dormire”. Non è un caso isolato: “È capitato a me e a tanti altri colleghi, specialmente quelli che abitano lontano come me. Non è raro arrivare e vedere infermieri, con la coperta addosso, che dormono in auto”. Se d’estate le temperature rendono la situazione “più agevole”, in inverno le coperte diventano essenziali, e l’organizzazione prevede anche la pizza d’asporto. Un compromesso, seppur scomodo, per evitare i rischi legati alla guida in stato di stanchezza.

A complicare ulteriormente la situazione c’è la gestione dei parcheggi. Al Rizzoli, ad esempio, la presenza di ben cinque cantieri aperti ha dimezzato i posti auto riservati agli operatori sanitari. Questo costringe gli infermieri a una vera e propria “corsa” mattutina per trovare un posto, spesso finendo per parcheggiare nelle strisce blu a pagamento. Come sottolinea Alberto, è anche questo un fattore che li spinge a rinunciare al rientro a casa: “Preferiamo arrivare alle 5 o alle 5 e mezza, così siamo sicuri di trovare un parcheggio perché a quell’ora ancora non c’è il traffico dell’ora di punta”.

La segretaria del NurSind di Bologna, Antonella Rodigliano, conferma il quadro desolante: “Ci sono infermieri che dormono in auto per essere al proprio posto di lavoro in tempo utile e altri che sono costretti a partire anche tre ore prima da casa per arrivare in tempo. Il problema dei parcheggi mina seriamente la già precaria condizione di benessere lavorativo dei nostri professionisti della sanità”. Rodigliano aggiunge che “i tanti cantieri sparsi per la città e nelle stesse aziende sanitarie riducono, inevitabilmente, gli spazi dedicati alla sosta”, portando spesso a multe e rimozioni per chi parcheggia in modo non regolare a causa della disperazione.

Di fronte a questa emergenza, Alberto ha avanzato una proposta concreta alla direzione ospedaliera: “Abbiamo suggerito di riservarci due o tre stanze con un bagno, una piccola zona con un divano, una tv per chi abita a più di trenta chilometri di distanza, in modo che chi ritiene si possa fermare”. Una soluzione che consentirebbe un riposo dignitoso e sicuro tra un turno e l’altro. La risposta? “Non è arrivata. Almeno fino a ora”, conclude Alberto, ricordando che in passato “esisteva una sorta di piccola foresteria, ma ora non c’è più”.

La situazione degli infermieri bolognesi non è solo un disagio logistico, ma un sintomo di un sistema che fatica a supportare i suoi lavoratori più essenziali. È una richiesta di attenzione e di soluzioni concrete per garantire non solo il benessere dei professionisti sanitari, ma anche la continuità e la qualità dell’assistenza offerta ai cittadini.

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