Ci scrive Vittoria L., Operatrice Socio Sanitaria: “nelle RSA nessuno fa più il suo lavoro con coscienza a discapito dei Pazienti. E nessuno controlla”.
Buonasera Redazione,
sono una Oss indignata che non ha voluto fare l’Operatrice Socio Sanitaria per scelta. Dopo lo stage del corso Oss, per tutto quello che ho visto nelle RSA (molto meno negli ospedali), la colpa è sicuramente dovuta al fatto che non c’è un controllo, non si rispettano i ruoli (e capitemi bene).
La OSS dovrebbe fare la OSS, l’Infermiera dovrebbe fare l’Infermiera, l’ASA dovrebbe fare l’ASA, ma non è così. Alla fine trovi la OSS che fa l’Infermiera, l’ASA che fa la OSS, l’Infermiera che fa il Medico, o trovi l’Oss che fa l’ASA. Una confusione di ruoli e di responsabilità che fa paura.
Tutti rilegano una parte o la maggior parte del loro lavoro ad un subalterno, che il più delle volte ha un sacco di pazienti da gestire. Un po’ la mancanza di tempo da destinare agli assistiti, un po’ per gli stipendi troppo bassi, le RSA non invogliano certamente a dare il meglio di sé stessi.
Ti ritrovi a fare un lavoro veramente sovrumano, in cui l’umanità e la fratellanza vengono assolutamente a mancare. Devi fare tutto nei tempi e se non lo fai l’assistenza passa al Paziente successivo. Una catena di montaggio basata su algoritmi che non hanno nulla a che vedere con la qualità dell’assistenza e ciò a discapito del Paziente fragile.
Molti casi di burnout del personale vengono completamente sottovalutati o ignorati. E’ la prima cosa che insegnano al corso OSS, riconoscere questi casi perché il burnout è una patologia che colpisce proprio il settore sanitario, e chi si ammala purtroppo dovrebbe essere estromesso perché non è più in grado di lavorare in modo umano e comprensivo.
Nessuno fa più il suo mestiere con coscienza: nessun incentivo economico, nessuno pensa alle patologie delle persone che curano, che vengono sempre chiamate ad aiutare e alla fine, visto che devono gestire una quantità enorme di pazienti, si ammalano quasi tutte.
Il sistema vuole che in una corsia per gestire gli anziani a colazione si debbano fare miracoli: magari in due o tre OSS o ASA per un venticinque ospiti.
Ci vorrebbero controlli, per far filare tutto dritto. Nessuno può cambiare un sistema diventato ormai un ingranaggio di malasanità, di un giro d’affari miliardario che vede i nostri cari vittime innocenti.
Poveri anziani, poveri noi che siamo destinati a diventare prima o poi come loro!
Vittoria L., OSS