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Victoria, Infermiera: “stop ai Concorsi per Infermieri, OSS e Professioni Sanitarie? Non sono d’accordo, preferisco la meritocrazia”.

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La lettera Victoria Venanzi, Infermiera, riapre la discussione sull’iniziativa lanciata ieri da AssoCareNews.it: “stop ai Concorsi per Infermieri, OSS e Professioni Sanitarie? Non sono d’accordo, preferisco la meritocrazia”.

Carissimo Direttore di AssoCareNews.it,

ho seguito spesso il vostro quotidiano, per spunti innovativi, interessanti, stimolanti, così come i social. Infatti, quando ho letto questo articolo, ho subito pensato ad uno scherzo, una provocazione. Andando avanti nella lettura mi sono resa conto che non era così e sono rimasta sconcertata.

Stop ai Concorsi Infermieri, OSS e Professioni Sanitarie: assunzioni dirette nelle ASL. Iniziativa di AssoCareNews.it e di alcuni deputati, senatori e consiglieri regionali.

Mi sono chiesta come fosse possibile da parte di persone così attente alla nostra professione, scrivere cose tanto potenzialmente pericolose.

Stop ai concorsi, si alle assunzioni dirette“. Un titolone ad effetto, che però nasconde risvolti che non vengono considerati e che potrebbero portare ad una catastrofe per centinaia di colleghi e per il SSN stesso.

Le ragioni per cui ciò che viene spiegato nell’articolo potrebbe arrecare danni a professionisti, cittadini e al sistema stesso sono molte a mio parere, e cercherò di esprimerle sapendo che sicuramente le prenderete in considerazione se non lo avete già fatto.

Sappiamo tutti che il posto di lavoro come dipendente pubblico, sebbene non garantisca grossi guadagni, è il più sicuro posto di lavoro che ci sia. Le aziende pubbliche, salvo casi di default nazionale, non falliscono. Essere licenziati dal pubblico è difficilissimo e, a differenza del mondo del lavoro privato, si riesce molto di più a veder rispettati i propri diritti. Ciò rende il posto di lavoro pubblico particolarmente appetibile per la maggior parte della persone. Come si farebbe a decidere chi ha diritto a questo senza una procedura oggettiva?

Nelle aziende private è il datore di lavoro che ha tutto l’interesse a assumere le persone migliori per far crescere la propria impresa, in quanto è lui che mette i soldi e lui che rischia. Nel pubblico chi mette i soldi sono i contribuenti, chi assume non ha rischio di impresa e non ci rimette direttamente in caso di selezione del personale poco accurata.

Già l’uso delle cooperative private e delle agenzie interinali ha sdoganato la liberalizzazione e fatto sì che, senza una regola, venissero assunti i famosi “amici di…..”. In quel caso si trattava di contratti precari, cosa succederebbe se ad essere dati agli “amici di…..” fossero i posti di lavoro a tempo indeterminato?

In più il peso di quanto detto più sopra raddoppia in alcune regioni specialmente del Sud. In regioni dove il lavoro scarseggia, dove molte volte per i professionisti sanitari, lavorare nel privato significa essere sfruttati con compensi vergognosi e contratti ultraprecari, la competizione per un posto di lavoro pubblico rischia ancora di più, senza una selezione oggettiva, di aprire le porte al clientelismo, all’abuso di ufficio, ai favori per amici e parenti.

Come anche voi sapete, il pubblico concorso per accedere ai posti di lavoro fa parte di un articolo della nostra Costituzione, il numero 97. Penso che se è stato messo in Costituzione, è perchè si è riconosciuto importante il fatto che, chi va a lavorare a servizio dello Stato, pagato con i soldi dei cittadini, debba avere dei meriti oggettivi. Gli unici esclusi dall’obbligo di concorso sono i lavoratori non qualificati addetti a mansioni generiche, ma non penso l’infermiere faccia parte di questi…

È vero, il concorso non è perfetto, è una procedura lunga, macchinosa, rallentata da ricorsi e a volte purtroppo è stata anche inficiata da brogli. Però è oggettiva e permette a tutti di partecipare. Se vogliamo toglierla, per prima cosa andrebbe fatto un referendum abrogativo trattandosi di un articolo costituzionale. Dopodichè va trovata un’altra procedura magari più snella ma comunque oggettiva, trasparente ed inclusiva per selezionare chi andrà a lavorare per lo Stato.

Allora forse togliere i concorsi avrà un senso. Carissimi collegji chiudo dicendo che ci stiamo rendendo conto di quanto l’Italia abbia bisogno di MERITOCRAZIA, di persone impegnate che vogliono dare il massimo nel proprio lavoro, sudando per ottenerlo nei modi più onesti.

Meritocrazia è la parola chiave per ridurre il nostro debito pubblico, per avere una sanità migliore e accessibile, efficacia ed efficienza. Questo come professionisti noi dobbiamp chiedere a noi stessi e alla politica.

Per favore, impegniamoci tutti in questa direzione di senso civico e miglioramento.

Distinti saluti.

Victoria Venanzi, Infermiera OPI Lecce

* * *

Carissima Victoria,

grazie per il tuo contributo, che non fa una piega. Noi la pensiamo diversamente, sistemi di valutazione oggettiva dei curricula ci sono e sicuramente sono migliori di quelli offerti da Concorsi e selezioni che ormai fanno acqua da tutte le parti e che non possono escludere brogli e ingerenze da parte dei potenti di turno. Per cui tornare a prima del 2011 e dotare le aziende di sistemi di valutazione certificati e reali delle competenze del professionista sanitario o socio-sanitario potrebbe contribuire a snellire le assunzioni, a ridurre l’emigrazione dal Sud al Nord di tanti colleghi costretti a lasciare i propri affetti per lavorare, non dare possibilità ai già citati potenti di turno di interferire più di tanto, dando spazio effettivamente a chi merita. Buona lettura.

Angelo Riky Del Vecchio, Direttore quotidiano sanitario nazionale AssoCareNews.it

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