Giungono notizie di membri del personale sanitario pubblico che non hanno potuto essere vaccinati contro il covid-19, in quanto soggetti sensibilizzati al lattice.
Il problema è che tale condizione sia stata verificata non preventivamente, ma in sede di esecuzione della procedura.
Al di là della negligenza, che di fatto rallenti il già ardito progetto di vaccinazione di massa, vale la pena prospettare che, sebbene il rischio per i soggetti sensibili a tale condizione sia certamente importante (il contatto diretto con oggetti di lattice o semplicemente l’inalazione di alcune sue proteine può provocare una reazione immunitaria esagerata, che può anche arrivare ad indurre uno shock anafilattico che mette a serio rischio la sopravvivenza del paziente), lo stesso fattore di rischio risulti sì residuale nella popolazione in genere (la frequenza nella popolazione mondiale si attesta al 2 per cento), ma abbastanza diffuso tra gli occupati nel settore sanitario (10-17 per cento) [LINK], il che richiede, infatti, che al livello di risk management sanitario sia prevista una vera e propria «Policy on the Prevention and Management of Latex Allergy», che contempla una diffusione capillare delle dotazioni standard “latex free” (ossia con prodotti costruiti con lattice sintetico che non contiene nessuna sostanza naturale, che quindi non innesca reazioni allergiche simili), formazione del personale sanitario, sorveglianza delle esposizioni e report della incidenza della allergia.
Tanto a premessa, comunque sussistono opinioni discordanti riguardo il caso specifico della vaccinazione anti covid-19:
C’è chi sostiene che i pazienti anafilattici, per allergia agli alimenti, lattice, veleno di imenotteri, che hanno l’adrenalina autoiniettabile, per ora non devono eseguire il vaccino e vanno valutati dall’allergologo (LINK).
C’è chi segnala, alla stregua della già ampiamente collaudata policy adottata dall’Aifa per i vaccini antinfluenzali, una informativa resa da Novartis (LINK):
“Facendo seguito alla vostra richiesta di informazioni relativamente al lattice nel vaccino Focetria si dichiara che:
1. Nell’ambito della produzione e composizione dei nostri vaccini non viene utilizzato il lattice, perciò sono “latex free”;
2. La siringa, lo stantuffo e pistone sono “latex free”, così come l’elastomero del flacone multi dose;
3. Non è possibile escludere la presenza di lattice nell’ambito dei costituenti il contenitore dei vaccini: ad esempio nel cappuccio dell’ago, l’unico elemento non dichiarato “latex free” (contiene 10% di gomma naturale secca vulcanizzata)”
n.b.: “l’elastomero” è il sistema composto da un palloncino-serbatoio in materiale elastico per l’infusione continua ed a pressione costante di farmaci in soluzione.
A “monte” quindi non dovrebbero (o quasi, vista la ampia evitabilità del punto 3) sussistere problematiche (sarebbe stato gravissimo il contrario).
Stanti così le cose, ossia permanendo una tanto sufficiente quanto necessaria perplessità di fondo, che per l’ennesima volta evidenzi livelli di impreparazione della cultura sanitaria tanto gravi quanto inaccettabili, anche perché, semplicemente, a “valle” andrebbero seguiti i normali protocolli già esistenti e vigenti, non dipendenti dalla sussistenza della attuale pandemia, resta aperta la domanda:
Com’è possibile che un operatore sanitario arrivi nel proprio ospedale a fare la fila per il vaccino e venga rispedito a casa senza neppure sapere se farà o no il vaccino?
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