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venerdì, Aprile 19, 2024
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Un Infermiere scrive a Meloni, a Mangiacavalli, ai politici e ai sindacati: “è ora di dare risultati alla Professione”.

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In occasione della Giornata Internazionale dedicata alla categoria un Infermiere scrive a Meloni, a Mangiacavalli, ai politici e ai sindacati: “è ora di dare risultati alla Professione”.

Spettabile Direttore di AssoCareNews.it,

sono Gentili Massimiliano, con la presente, nella giornata internazionale degli infermieri, volevo condividere la mail di accorato appello da parte di un uomo che grida nel deserto, presso tutti gli organi di competenza sotto citati, nella speranza “illusoria” che possa portare almeno un piccolo riflettore, che a sua volta possa portare a riflettere sul passo da affrontare per quel cambiamento, che noi infermieri, attendiamo da oltre 40 anni!!! Grazie in anticipo per la condivisione!

Ecco la mail dell’Infermiere a Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio dei Ministri, e ai componenti del Governo e degli Enti locali.

  • Gentile Presidente del Consiglio Giorgia Meloni
  • Gentile Ministro della Salute Orazio Schillaci
  • Gentile governatore del Lazio Francesco Rocca
  • Gentile Ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone
  • Gentile Ministro dell’Università Anna Maria Bernini
  • Gentile Presidente Conferenza Regioni Massimiliano Fedriga
  • Gentili Presidenti dei Sindacati CGIL, CISL, UIL, NURSIND, NURNSIG UP, Maurizio Landini, Luigi Sbarra, Pierpaolo Bombardieri, Andrea Bottega, Antonio De Palma
  • Gentile Presidente OPI DI ROMA Maurizio Zega
  • Gentile Presidente FNOPI Barbara Mangiacavalli

In qualità di infermiere, in occasione della ricorrenza della giornata internazionale dell’infermiere, che si celebra oggi 12 maggio, con la presente, desidero porre alla vostra cortese attenzione, la mia preoccupazione riguardo alla difficile situazione in cui ci troviamo ad operare noi infermieri in Italia. 

Come ben sapete, gli infermieri rappresentano una risorsa fondamentale per il sistema sanitario nazionale e contribuiscono in modo significativo al benessere dei pazienti.

Purtroppo, negli ultimi anni, stiamo affrontando una serie di sfide che minacciano la nostra  salute e il nostro benessere psicologico, soprattutto dopo la pandemia che assieme ai medici ci hanno visto in prima linea fronteggiarla. Anche se, al di là di una pacca sulla spalla, ad oggi, di fatto nulla è cambiato per noi. In particolare, lo sfruttamento, il demansionamento e la scarsa considerazione dell’infermiere, che come molti miei colleghi, sto affrontando, stanno diventando sempre più evidenti.

Molte volte, anche quotidianamente, veniamo assegnati a mansioni che non corrispondono al nostro livello di formazione e competenze, portando a una diminuzione della qualità dell’assistenza fornita ai pazienti.

Inoltre, spesso,  non siamo considerati alla stregua di altri professionisti sanitari, il che può portare ad una mancanza di rispetto e riconoscimento per il nostro  lavoro  peculiare, essenziale e vitale per il paziente. Questo può causare un impatto negativo sulla nostra salute mentale e sul nostro senso di appartenenza alla professione. Difatti ciò potrebbe spiegare la fuga di molti colleghi che esasperati e vittime del burnout fuggono all’estero, ove la nostra professione oltre che riconosciuta dal punto di vista del prestigio è anche remunerata maggiormente.

Gli infermieri sono costretti a lavorare in condizioni estremamente difficili, spesso senza alcuna pausa adeguata, il che ci espone a un rischio maggiore di errori e incidenti sul lavoro. Per non parlare poi del demansionamento, una questione grave e diffusa che sta impedendo a noi infermieri di svolgere il nostro lavoro a pieno potenziale, causando una diminuzione della qualità dell’assistenza fornita ai pazienti. Ciò evidenzia un aspetto importante e drammatico allo stesso tempo, ovvero laddove c’è carenza di personale infermieristico c’è un aumento considerevole della durata della degenza dei pazienti. Ciò può cagionare un nocumento e nei casi più gravi causare una sorte infausta allo stesso, senza trascurare il conseguente ed inevitabile esborso notevole da parte delle strutture, come le evidenze scientifiche dimostrano!

È giunto il momento di affrontare con urgenza tali  problemi. È necessario adottare misure concrete per migliorare la nostra situazione in Italia, come una maggiore formazione, un aumento delle retribuzioni e una maggiore attenzione alla  sicurezza sul lavoro. A mio avviso è importante riconoscere il fondamentale ruolo degli infermieri nel S.S.N., promuovendo un cambiamento culturale partendo dall’ambito della formazione a livello universitario che si incentri maggiormente sullo svolgimento delle diagnosi infermieristiche, procedure e protocolli e che miri a dare la giusta considerazione, valorizzazione e il rispetto a questa professione, valutando l’ipotesi di una maggior presenza di docenti infermieri. Ma ciò, a mio avviso, temo che non basti. Se posso osare, dando un suggerimento, bisognerebbe partire dalle fondamenta. Ovviamente io non sono in grado di tracciare la rotta del cambiamento, ma sono certo, che se le S.V.  lavorassero assieme, in sinergia, si possa trovare una soluzione, magari partendo dal giusto inquadramento, non come impiegati o peggio operai come accade nelle RSA, ma QUADRI! Ciò consentirebbe una più giusta remunerazione degli infermieri, equiparandoci di fatto, al resto dell’Europa! Già  il D.M. 739/1994 (purtroppo ancora inadempiuto!) ha stabilito che l’infermiere non è più un “ausiliario del medico”, ma un professionista a sé stante, con le sue competenze specifiche e la sua autonomia professionale. L’infermiere ha il compito di valutare lo stato di salute del paziente, pianificare e attuare gli interventi infermieristici e valutare i risultati ottenuti, basandosi sulla diagnosi infermieristica, in autonomia. È importante sottolineare che la collaborazione tra medico e infermiere è fondamentale per garantire un’assistenza sanitaria completa ed efficace al paziente. Il medico è responsabile della diagnosi medica e della prescrizione terapeutica, mentre l’infermiere ha il compito di attuare le prescrizioni mediche essendone il garante e monitorare lo stato di salute del paziente. 

Un altro aspetto da considerare per il nostro riconoscimento professionale, sarebbe l’uscita fuori dal comparto. Difatti ad oggi, lo condividiamo con gli OTA, OSS, portantini, giardinieri, elettricisti, idraulici, ascensoristi, che con tutto il massimo rispetto, non hanno nulla a che vedere con il nostro iter formativo accademico/universitario. Perché non possiamo avere un comparto tutto nostro, come lo hanno i medici da molti anni? 

Ciò a mio modo di vedere consentirebbe un aumento del nostro prestigio. 

Medici inquadrati come DIRIGENTI e con un comparto tutto loro, infermieri dottori inquadrati come QUADRI, (l’anello di congiunzione tra impiegati e dirigenti), con un comparto tutto nostro ed infine Ota e Ossi inquadrati come impiegati,  portantini/ausiliari come operai. Un altro tema di grande importanza potrebbe essere per la nostra professione infermieristica in Italia, l’ottenimento di un contratto unificato per tutti gli infermieri sia pubblici che privati. Tale disparità crea disuguaglianze e ingiustizie tra gli infermieri, nonostante abbiano seguito lo stesso percorso formativo e offrano servizi di cura simili. Un contratto unificato offrirebbe numerosi vantaggi. Innanzitutto, stabilirebbe standard comuni in termini di retribuzione, orario di lavoro, condizioni contrattuali e sviluppo professionale. Ciò garantirebbe una maggiore coerenza e equità, consentendo agli infermieri di sentirsi riconosciuti e valorizzati per il loro lavoro, indipendentemente da dove prestino servizio. Inoltre, un contratto unificato agevolerebbe la mobilità professionale degli infermieri tra i diversi contesti lavorativi. Attualmente, il passaggio da un settore all’altro può essere complicato a causa delle differenze contrattuali. Un contratto unificato rimuoverebbe queste barriere, consentendo agli infermieri di spostarsi liberamente e di sfruttare appieno le loro competenze e le opportunità di carriera.

Infine l’abolizione del vincolo di esclusività che ci tiene ancorati al luogo di lavoro, senza una contropartita economica, anche se il recente decreto l’ha momentaneamente sospeso fino al 2025, tale scelta non riguarda il privato, di fatto escluso! Mi auguro fortemente che ci possa essere un ripensamento e che ciò possa essere solo un punto di partenza, non di arrivo! 

Per concludere, alla luce di quanto scritto fin ora, secondo me, la collaborazione tra medico e infermiere, non verrebbe minimamente minata da tale cambiamento, ma sarebbe valorizzata e rafforzata, con un beneficio maggiore per il paziente, in quanto non si baserebbe più, come oggi avviene,  su un rapporto gerarchico, ma su un rapporto di reciproca cooperazione e rispetto delle competenze specifiche. Il medico e l’infermiere lavorerebbero insieme in equipe per garantire una assistenza globale al paziente, in cui ogni professionista avrebbe il proprio ruolo e le proprie competenze riconosciute dalla legge.

Spero che questa lettera possa portare alla luce la difficile situazione degli infermieri in Italia e che si possano adottare le misure necessarie per garantire a noi  le condizioni di lavoro e di assistenza che meritano.

Distinti saluti.

Massimiliano Gentili 

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