Trasfusione di Sangue e rifiuto da parte di Testimoni di Geova: dilemma etico, obblighi e doveri per Medici e Infermieri.
Come è risaputo, i Testimoni di Geova usano il rifiuto verso ogni tipo di trapianto e trasfusione (in quanto tecnicamente trapianto di tessuto, il sangue ed i suoi derivati).
Quali sono le motivazioni religiosi che li spingono? Quali dilemmi etici per Medici e Infermieri?
Perchè i testimoni di geova rifiutano i trapianti (di cui le trasfusioni)?
Per rispondere a questa domanda è opportuno rivolgerci direttamente al sito www.jw.org, sito ufficiale della comunità religiosa.
A riguardo si legge “È una questione di natura religiosa, non medica. Sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento troviamo il chiaro comando di astenerci dal sangue (Genesi 9:4; Levitico 17:10; Deuteronomio 12:23; Atti 15:28, 29). Inoltre agli occhi di Dio il sangue rappresenta la vita (Levitico 17:14). Pertanto non accettiamo il sangue non solo per ubbidienza a Dio, ma anche in segno di rispetto per lui in quanto Datore di vita“.
Infermieri e Medici non hanno obblighi etici di somministrare il sangue anche contro l’evidente rifiuto?
No, tutt’altro. Al netto della rispettosa tristezza derivante la perdita di una vita umana e di un affetto per i propri cari, a livello di codici etici sia gli Infermieri che i Medici hanno documenti a riguardo.
Riguardo al Codice Deontologico Medico, si apprezza nell’articolo 35 il diritto alla non cura da parte del paziente (Il medico non intraprende né prosegue in procedure diagnostiche e/o interventi terapeutici senza la preliminare acquisizione del consenso informato o in presenza di dissenso informato).
Gli infermieri invece sono sottoposti all’Art. 3 (L’Infermiere cura e si prende cura della persona assistita, nel rispetto della dignità, della libertà, dell’eguaglianza, delle sue scelte di vita e concezione di salute e benessere, senza alcuna distinzione sociale, di genere, di orientamento della sessualità, etnica, religiosa e culturale.).
Ma anche all’Art. 25 (L’Infermiere tutela la volontà della persona assistita di porre dei limiti agli interventi che ritiene non siano proporzionati alla sua condizione clinica o coerenti con la concezione di qualità della vita, espressa anche in forma anticipata dalla persona stessa.)
Senza ovviamente mai dimenticare i diritti costituzionali che tutelano i cittadini (Art. 32 Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge).
Il rispetto quindi dei valori e credenze (come li raggruppava, tra le altre, la sempreverde Gordon) è un concetto che non si può estraniare dalla professione infermieristica e da quella medica. Nemmeno sui social.
Per quanto sia tremendamente duro vedere una vita finire.
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