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Sono 1800 gli Infermieri in esubero assunti per il Covid, 200 di loro vengano prestati alle RSA.

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“La Regione ha 1.800 infermieri in più col calo dei ricoveri Covid, ce ne dia 200, siamo al collasso”. Protesta le RSA della Puglia.

Oggi in Puglia i dirigenti di ben 500 strutture assistenziali di natura socio-sanitaria hanno protestato davanti alla sede della Regione per chiedere in “prestito” 200 Infermieri da adibire alle cure nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA e RSSA).

Ce sarebbero ben 1800 unità infermieristiche in esubero per via del rallentamento della Pandemia Covid.

E non è tutto, le dirigenze RSA chiedono l’accreditamento e i livelli essenziali di assistenza (LEA). Il portavoce Perrugini: “La Puglia è l’unica rimasta con solo il 10% di Rsa e Centri diurni accreditati”

“In questo momento ci sono 1223 persone ricoverate negli ospedali pugliesi per il Covid. O standard normativo prevede un infermiere prevede ogni sei. La Regione ne ha assunti oltre 2 mila, togliendone in parte alle nostre strutture. A noi ne servirebbero all’incirca 200, possiamo contrattualizzare noi a costo zero per l’ente” – fanno sapere dalle RSA, che chiedono convenzioni con le Asl e un tavolo tecnico permanente i rappresentanti di 500 Residenze Sanitarie Assistenziali e centri diurni pugliesi in sit-in davanti alla sede del Consiglio Regionale. Antonio Perrugini di Welfare a Levante insiste su un punto, quello dei Lea, Livelli essenziali di assistenza in Regione, riconosciuti solo per il 10 per cento delle strutture pugliesi, per il mancato accreditamento anche a causa della carenza di personale. Questioni rivendicate anche nell’incontro richiesto con Vito Montanaro, direttore del dipartimento Salute.

E’ quanto riferiscono i colleghi Bari Today.

“La Regione Puglia è probabilmente l’unica italiana a non aver completato l’iter di accreditamento delle strutture Rs e Centri Diurni. Parliamo del 90 per cento delle 500 strutture che sviluppano circa 1 miliardo di fatturato, 20mila dipendenti e assistono 40 mila pazienti anziani non autosufficienti e disabili, molti dei quali gravi”.

La manifestazione è maturata dopo una serie di istanze portate avanti in questi mesi di pandemia, tra le quali quella riguardante il tariffario. Dall’altro lato la posizione delle organizzazioni degli infermieri che hanno sottolineato in passato come condizioni di tutela e salario del lavoro tra pubblico e privato non siano paritari, per questo i professionisti sceglierebbero un contratto, se pur a tempo determinato, con le strutture Asl.

“Le nostre strutture hanno personale molto risicato – spiega Gerardo Cancellaro, Rssa, coordinatore di Servizi Terza Età, di centri diurni e assistenza domiciliare – a fronte di una minore esigenza del sociale dovuta, per fortuna, al calo di contagi e ricoveri per la pandemia. Tra pubblico e privato smentisco ci siano condizioni sostanziali differenti di lavoro. L’amministrazione pubblica ha valutato male sottraendo personale alle nostre strutture che si sono rivelate anello fondamentale nell’intero sistema del welfare”.

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