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Ostetriche: queste sconosciute, soprattutto nel Lazio. Dossier di Nursing Up.

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La professione delle Ostetriche è antichissima, ma nel Lazio sembrano sconosciute ai più. Ecco un ricco Dossier realizzato da Laura Rita Santoro di Nursing Up.

di Laura Rita Santoro (*)

Nursing Up dalla parte delle Ostetriche, una sintesi del fascicolo descrittivo circa la situazione materno infantile visto dal punto di vista delle Ostetriche, a due anni dall’anno dedicato alle ostetriche ed alle infermiere… a duecento anni dalla nascita della “signora con la lanterna”, Florence Nightingale, mi aspettavo di più, soprattutto per le donne nel Lazio.

Questi i giorni in cui ci siamo imbattuti sulle esigenze delle ostetriche impegnate o che vorrebbero essere impegnate nella regione Lazio, spesso un mondo ignorato o sconosciuto a molti.

Esiste una graduatoria di ostetriche, pubblicata dalla ASL Roma 2, “esito” del concorso pubblicato il 17 maggio 2018, sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio n. 40. La graduatoria ha certificato l’idoneità alla professione di 568 ostetriche. Trecento di queste ostetriche anelano ad una chiamata, per impegnarsi attivamente nel loro lavoro, presso strutture nel Lazio. L’assunzione di professionisti sanitari non costituisce un atto di beneficenza, una mera cortesia alle colleghe, ma una necessità per la cittadinanza. Gli ospedali e il territorio della regione Lazio hanno bisogno di loro! Lo schema, sotto, al fine di rappresentare, graficamente, la dimensione del territorio della Regione Lazio, delle sue province e della popolazione che lo abita.

Nel 2017 la Regione Lazio celebrava 143 consultori familiari, 180.977 donne (15 – 49 anni) hanno usufruito dei servizi della ASL, 10.542 donne che hanno partecipato al Corso Accompagnamento alla Nascita, 5.819 coppie frequentanti i Corsi di Accompagnamento alla nascita. 143 consultori dovrebbero avere in pianta organica almeno 286 ostetriche, ma il documento della Regione non fa menzione al numero dei professionisti sanitari coinvolti, nonostante non ci sembra un fattore di poco conto.

Densità di popolazione per Provincia del Lazio

Comune

Popolazione

Km2

Abitanti/Km2

n° Comuni

Rm – Roma

4.231.451

5.363,28

806

121

LT – Latina

566.224

2.256,16

252

33

Fr – Frosinone

472.559

3.247,08

153

91

Vt – Viterbo

308.830

3.615,24

89

60

Ri – Rieti

151.335

2.750,52

58

73

Totale

5.730.399

17.232,29

341

378

Fonte: ISTAT – 01/01/2021

 

La carenza di ostetriche e delle infermiere, mi fa pensare alla mancanza di considerazione che si ha delle donne, in senso generale e concreto. Immaginate che le ostetriche si occupano della salute della donna da zero a novantanove anni e di più; le stesse non si occupano della sola gravidanza, …se gli si permettesse di farlo!

Nel passato abbiamo sentito un gran parlare anche degli impedimenti circa l’interruzione volontaria di gravidanza, un argomento che penalizza la donna nelle scelte che sono personali, ma anche la dimostrazione di un fallimento istituzionale dell’assistenza alla donna. I vertici della Regione Lazio ricordo fecero un vero e proprio processo e caccia all’obiettore, ma oggi, leggendo i dati, circa le ostetriche, in forza alle strutture sanitarie, mi chiedo cosa si pretendeva di più?

La legge pro interruzione di gravidanza nasce con la n. 194 del 1978. …ma con la L. 194 non viene consentito “semplicemente” l’aborto, si dovrebbe dare spazio ai consultori, al fine di fare in modo che una donna o una coppia possa avere tutti gli strumenti per decidere, liberamente, verso la scelta di una genitorialità consapevole e che potrebbe essere più confacente alle esigenze dei cittadini del Lazio.

Ci sono realtà, per esperienze che mi sono state raccontate, dove professionisti che partecipano alle interruzioni di gravidanza, decidono di sottoscrivere per “l’obiezione di coscienza” a causa dell’eccessivo lavoro ed intenso lavoro, piuttosto che per una reale necessità religiosa. Una sorta di modalità di difesa. Un contesto che pesa nella Regione Lazio, soprattutto su Roma, dove il 50% dei posti letto è affidato a ospedali convenzionati con il SSR, ma di matrice religiosa. Una condizione che pagano le donne. Le stesse, spesso, raggiungono il giorno dell’interruzione della gravidanza al limite estremo, previsto dalla legge, per assenza d’informazioni, di assistenza o appoggio da parte di professionisti? Le ostetriche hanno competenze per informare e formare circa la procreazione, consapevole, finalizzata all’uso dell’aborto come scelta estrema e non come metodo di contraccezione. Le donne sul nostro territorio hanno bisogno anche di questo, hanno necessità delle nostre ostetriche per vivere bene!

Il fondamento del Servizio Consultoriale per la famiglia (OMS 1964 – Carta di Ottawa 1978) avrebbe dovuto essere finalizzato ed inteso allo “stato di benessere fisico, mentale e sociale degli individui”, ma anche come condizione di equilibrio funzionale risultante dall’insieme delle interazioni tra i fattori sanitari, sociali ed economici.

Nei documenti che ho letto, in questo periodo, che entrano nel merito della questione, della salute della donna, della famiglia ecc., si parla del coinvolgimento di varie figure sanitarie, ma mai delle “ostetriche, infermiere pediatriche ed infermiere”, come se le suddette figure fossero un fattore marginale nell’elaborazione di un piano di lavoro consultoriale a tutela della famiglia, della coppia e della progenie, finalizzato a problematiche di carattere sanitario. Spesso abbiamo visto sostituire l’una o l’altra figura citata, come se le caratteristiche “peculiari” delle figure citate fossero sovrapponibili o avessero i medesimi percorsi formativi. L’una o l’altra per la Regione Lazio, pari sono, come nel Rigoletto!?

I consultori, affinché siano funzionali, sempre secondo la Regione Lazio, dovrebbero essere aperti al pubblico, per non meno di 30 ore settimanali, tra mattina e pomeriggio, dal lunedì al sabato. L’orario di lavoro, istituzionale, di un professionista sanitario dovrebbe essere di 36 ore settimanali, ed ha diritto ad almeno 30 giorni di ferie a l’anno. Immaginando di impegnare degli Highlander, che non si ammalano “mai”, ci vorrebbero almeno due ostetriche, due infermiere pediatriche e due infermiere per ogni consultorio. Abbiamo realtà, nella Regione Lazio, dove un’ostetrica lavora su almeno due o tre consultori, quindi l’omogeneità dei servizi, cui si aspira, nelle direttive della Regione Lazio, diventa un obiettivo difficilmente raggiungibile!

Nella Regione Lazio abbiamo province con 60/70 comuni, i consultori, che dovrebbero essere facilmente raggiungibili, potrebbero essere un avamposto delle strutture sanitarie, come quelle ospedaliere più complesse ed avanzate. Il tutto finalizzato a ridurre l’affluenza di utenza negli ospedali già sovraccarichi, seguibili egregiamente altrove, come nei consultori.

Questi gli anni dove si parla di codici rossi e rosa riguardo alla violenza sulle donne, ma non trova corrispondenza nell’applicazione, ma soprattutto nel personale dedicato!

Ho assistito alla modalità organizzativa, nel caso di violenza verso le donne, in Emilia Romagna, dove c’è una squadra multidisciplinare, predisposta per aiutare le donne oggetto di violenza, ma anche strutturata al fine di documentare “scientemente” l’avvenuta violenza. La raccolta delle prove documentali, l’aiuto ai cittadini, oggetto di violenza, non possono essere improvvisati e/o abbandonati alla libera iniziativa! …ma nel Lazio elargiamo colori?!

Nei consultori si potrebbe e dovrebbe trattare: la salute sessuale e riproduttiva; la nascita e relativi corsi di accompagnamento alla nascita (funzione che l’ostetrica può fare e potrebbe trovare meno ostacoli preconcettuali, anche nei confronti di cittadini stranieri); l’assistenza per la donna che richiede l’Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG); screening oncologici del cervico-carcinoma (funzione che l’ostetrica può fare benissimo); interventi di contrasto alla violenza di genere; salute psicofisica del bambino 0-1 anno; G.I.L. Adozione (Gli operatori socio-sanitari, in collaborazione con gli operatori sociali dei Municipi, svolgono, su mandato del Tribunale dei Minorenni di Roma, tutte le attività inerenti l’Adozione nazionale e internazionale).

Nel documento editato dalla Regione Lazio, per il percorso salute sessuale e riproduttiva; per il percorso nascita, I.V.G.; percorso screening oncologico del cervico-carcinoma; nei percorsi d’intervento di contrasto alla violenza di genere; nei percorsi salute psicofisica bambino 0-1 anno è scritto “operatore prevalente”. Nel descrivere il personale di un consultorio, raramente è citata l’ostetrica (nonostante le ben note competenze), spesso non è specificato chi, quale tipo di figura come minimo deve essere presente, men che mai sono citate le “infermiere, le ostetriche e le 3 infermiere pediatriche”, come se le figure citate fossero di futile importanza, o comunque non determinanti per la buona gestione degli esiti. Molta strada deve essere ancora fatta, nella gestione sanitaria della famiglia, della donna e dei bambini!

Dotazione e tipologia dell’organico del consultorio familiare

Figura professionale

n° operatori equivalenti (1 unità = tempo pieno di unità lavorativa) per sede consultoriale

Quello che succede nella realtà

Ginecologo

1

n.c.

Ostetrica

2

0,5 o 0,33

Psicologo

1,5

n.c.

Assistente sociale

1,5

n.c.

Infermiere

1,5

E’ buffo pensare ad un infermiere e mezzo

Operatore Socio Sanitario (Funzioni di orientamento ed accoglienza dell’utenza)

1

Nel Lazio sono spesso figure sconosciute

Amministrativo (figura professionale attualmente non prevista in organico)

0,3

n.c.

Altre figure professionali* (Vedi educatore, mediatore linguistico/culturale, consulente legale)

0,3

n.c.

Bollettino ufficiale della Regione Lazio n. 41 del 22.05.2014

 

Questo uno studio piuttosto lungo, ma era difficile fare diversamente, c’è un mondo che sembra essere inesplorato o scarsamente considerato, quindi certi particolari non possono essere omessi.

Volumi elevati di attività ostetrica, ossia con più di 1500 parti l’anno si osservano per 7 centri di maternità che hanno registrato il 53,5% delle nascite nel 2020. Le maternità romane continuano ad essere fortemente attrattive nei confronti della popolazione residente nella provincia di Roma; infatti, in provincia di Roma le maternità non hanno raggiunto volumi di nati/anno al di sopra di 1000. …ma perché?! Nella provincia, oltre a costruire ospedali, ci sono mezzi, ma soprattutto professionisti adeguati come numero?! Sono anni che molte strutture sanitarie vengono depauperate di donne, uomini e mezzi, fatto salvo ricordarsi che esistano durante periodi come nel caso della pandemia! Si riducono i posti letto sulla base delle attività svolte, ma perché si riducono le attività? Spesso anche il CUP rema contro, mentre il privato convenzionato può organizzare le prenotazioni delle prestazioni in autonomia.

Nella regione si osserva che il 76,7% delle donne residenti nella provincia di Roma si rivolge ai punti nascita di Roma. Per quanto riguarda le altre province del Lazio, sono soprattutto le residenti nell’area nord del Lazio, ossia le donne della provincia di Rieti e Viterbo, a rivolgersi alle strutture romane. …ma in questo caso anche l’impervietà del territorio, i collegamenti difficili, tra paese e paese, tra struttura sanitaria e/o ospedaliera, potrebbero essere determinanti.

Concludendo, le ostetriche che ci hanno coinvolto, stanno assistendo, perplesse, ed impotenti a diverse tipologie di assunzioni, avvisi pubblici, manifestazioni d’interesse, nonostante l’esistenza della graduatoria della ASL Roma 2. Sono numerosi gli ospedali e/o i servizi sanitari che usufruiscono di personale esternalizzato. Paradossalmente, ci è stato detto che non si può rinunciare al rinnovo dei contratti con le ditte esternalizzate, benché siano rinnovabili ogni sei mesi, ma si può consentire che scada una graduatoria di professionisti, valutati come idonei ad esercitare una professione.

Le ostetriche, mi hanno parlato di un sospirato concorso, dopo almeno vent’anni dal precedente! Un concorso che avrebbe dovuto essere ad uso regionale, come per gli infermieri, ed altri professionisti sanitari, ciò nonostante vengono assunte ostetriche con modalità che lasciano perplesse e non fidelizzanti. Molte colleghe, nell’attesa di un assunzione, anche lontano, hanno abbandonato il lavoro esternalizzato, per rivolgersi verso lavori più sicuri e sicuramente meglio remunerati, non senza danni per l’utenza.

La nuova Saer è la cooperativa eroga prestazioni ostetriche nell’ospedale Sandro Pertini, San Filippo Neri e per le stanze solventi del Sant Eugenio, il tutto a 9 euro l’ora, con assicurazione professionale pagata a spese proprie.

La carenza delle ostetriche, come anche delle infermiere pediatriche, viene spesso compensata con infermiere, come se l’impegno professionale fosse sovrapponibile.

Le infermiere, nella Regione Lazio, sono chiamate, in causa, sempre e comunque, come se fossero un passe-partout della sanità. Sentiamo parlare di “eccellenza”, con una modalità generosa e anche inflazionata, ma nella realtà tutto sembra tutto improntato sull’improvvisazione. …manca l’OSS, si chiama l’infermiere; manca il portantino, si applica la politica del “povero paziente” e si manda l’infermiere; manca un ostetrica, si sopperisce con un infermiere; manca il tecnico di laboratorio, l’infermiere viene formato con una mezz’eretta di corso ed è costretto ad improvvisarsi tecnico.

Le infermiere sono in perenne penuria, quindi orientare le infermiere nella direzione più congrua al ruolo, potrebbe essere anche strategico e propedeutico nell’organizzazione dei servizi.

Dopo vent’anni dall’ultimo concorso, è piuttosto strano che una graduatoria regionale giaccia senza prospettive, nell’attesa di un inesorabile scadenza, che potrebbe avvenire tra un mese e mezzo! La graduatoria che giace, può essere considerata valida per soli due anni, nonostante il fatto che sia costata soldi dei contribuenti. Sconcertante!

Nei consultori la situazione è piuttosto imbarazzante, soprattutto durante la pandemia, si è creato un buco sanitario, una fenditura nel percorso di cura e prevenzione che riguarda le donne dalla giovanissima età, alle donne anziane. Quanto sarebbe stato meraviglioso, se durante l’emergenza pandemica, nella Regione Lazio, i consultori avessero potuto proseguire con le attività mirate alla prevenzione. Ignaz Semmelweis, nella metà del 1800, documentò quanto era diverso per le donne essere curate a casa, come anche partorire a casa. Durante la pandemia, fatto salvo le situazioni particolarmente a rischio, molte situazioni sanitarie avrebbero potuto essere seguite al domicilio del paziente… se solo fossero esistite ed efficienti le strutture.

Nei consultori non c’è il minimo di ostetriche, anche rispetto alla cittadinanza, al fine di sopperire alle necessità della cittadinanza. Abbiamo cercato di reperire i dati o qualsiasi altra informazione, in merito ai consultori, non è stato semplice, molti sono organizzati male o con poche persone.

Le nostre intraprendenti colleghe ostetriche, si sono divise il Lazio, in zone, ..e fingendosi puerpere o altro, hanno chiamato i consultori per verificare la situazione di questo o quel consultorio.

La salute della donna deve essere tutelata, anche nel caso di violenza, non bastano codici rossi o rosa. Serve un pool di professionisti, spesso professioniste, formate alla raccolta dei referti e/o prove adeguate, che possano costituire una prova a tutela della donna oggetto di violenza. Ci sono realtà, in altre regioni, dove nel caso di violenza c’è una squadra formata, perché no farlo nel Lazio? Così non fosse, il codice rosa o rosso, sarebbe un mero colore… e non un occasione di supporto verso le donne oggetto di violenza.

Il Lazio, ma soprattutto Roma, ha più del 50% di posti letto, a gestione privata accreditata e convenzionata, ad indirizzo cattolico. …un amniocentesi fatta in una struttura ad indirizzo religioso/cattolico, ha senso, nel caso in cui la donna, così come prevede la legge, decidesse d’interrompere la gravidanza? Forse la Regione Lazio ha necessità di una ristrutturazione più intensa, dopo anni di blocco del turnover, la costruzione degli ospedali, senza il personale a cosa serve? Noi combatteremo per questo!

(*) Nursing Up Lazio

Ecco il documento completo: Il dossier – Nursing Up dalla parte delle Ostetriche

Bibliografia:

  • Consultori familiari – LINK;
  • Statistiche demografiche Lazio – (fonte ISTAT – 01/01/2021) – LINK;
  • Concorso Pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di n. 23 posti a tempo indeterminato di Collaboratore Professionale Sanitario – Ostetrica, con la riserva di n. 9 posti a favore dei soggetti in possesso dei requisiti di cui all’art. 1 co. 543 L.208/15 indetto con deliberazione n. 790 del 19/4/2018 – LINK;
  • La Regione Lazio obbliga gli obiettori nei Consultori a fornire i documenti necessari per l’aborto – LINK;
  • Policlinico Umberto 1 – Materno Infantile e Scienze UroGinecologiche – Ostetricia – LINK;
  • Regione Lazio – Approvazione atto aziendale della Asl Roma 1 Bollettino Ufficiale della Regione Lazio n. 9 del 30.01.2020;
  • Regione Lazio – Approvazione atto aziendale della Asl Roma 2 Bollettino Ufficiale della regione Lazio n. 126 del 15.10.2020;
  • Regione Lazio – Approvazione atto aziendale della Asl Roma 5 Bollettino ufficiale della regione Lazio n. 65 del 13.08.2019;
  • Regione Lazio – Approvazione atto aziendale della ASL ROMA 6 Bollettino ufficiale della regione Lazio n. 123 del 08.10.2020;
  • Regione Lazio – Approvazione Atto aziendale dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata – Bollettino ufficiale della regione Lazio n. 26 del 28.03.2019;
  • Rete per la salute della donna, della Coppia e del Bambino: ridefinizione e riordino delle funzioni e delle attività dei consultori familiari regionali – Bollettino Ufficiale della Regione Lazio n. 41 del 22.05.2014.
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