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martedì, Marzo 19, 2024
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OSS: mancano i DPI nelle Residenze Sanitarie Assistenziali. Protesta SHC: “rischio contagio da Coronavirus”.

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OSS, Protesta di Shc: DPI mancanti nelle Residenza Sanitarie Assistenziali. Gli operatori a forte rischio contagio da Coronavirus.

Protesta di SHC: senza DPI il rischio contagio per gli OSS è altissimo!

Egregio Direttore,

la scrivente SHC O.S. come avvenuto nella prima emergenza covid19, anche in questa seconda emergenza sta tutelando molti lavoratori Oss affinché nelle Rsa non vengano a mancare i D.P.I, e il gel igienizzante fondamentali per lo svolgimento delle attività lavorative quotidiane; al fine di garantire a pieno la sicurezza degli operatori e di tutti gli ospiti-utenti.
Grazie alle segnalazioni rileviamo che in molte strutture RSA i DPI sono forniti in forma centellinata con la raccomandazione di usarle fino a quando non si rompono, sanificarle (con soluzione di acqua e cloro o acqua e alcol) e arieggiarle.

Non esiste una differenza fra strutture e strutture, la normativa è unica e chiara, le tute sono dispositivi mono uso, e quando si tolgono, vanno gettati in appositi contenitori, la parte più pericolosa non è la vestizione, ma la svestizione, questo comporta la contaminazione, e il contagio, portando lo sporco direttamente all’operatore, infatti, molti operatori e ospiti sono contaminati.

Non è pensabile che un operatore in otto ore non possa espletare le necessità fisiologiche o pranzare e tenersi per sette giorni la stessa tuta, e stare da soli nell’assistenza, infatti, stiamo chiedendo alle strutture di andare incontro ai lavoratori, prevedendo la possibilità di ottenere due pause durante l’orario di lavoro.

Molti di questi lavoratori con la stessa tuta sono costretti a girare in tutta la struttura incluso l’area covid, con la differenza che devono mettersi i camici mono uso sulle tute e i calzari, ricordiamo che le tute è un DPI mono uso al pari dei guanti e al pari di quant’altro, la trasmissione ha lo stesso rischio.

Infatti, queste strutture stanno violando DPCM del 26/04/2020, procurando malessere e nervosismo oltre preoccupazioni e paure per il contagio e propagazione del virus senza contare il disagio e la trascuratezza procurata verso gli ospiti che vivono questo particolare momento, senza contare (stalking) che se uno di loro fiata subiscono minacce di licenziamento o di commissione disciplina.

Ci dispiace che molti colleghi accettano tutto a rischio della propria salute, la salute degli ospiti e dei propri cari per poi esternare disappunti sui quotidiani con analisi individuali senza risoluzioni.

Quello che ci preoccupa e che le strutture intendono non vedere il problema e a non pensarlo come un problema, ma a guardare il costo di questi dispositivi, tutto sulla pelle degli ospiti e degli operatori.

Si rileva che in alcune strutture molti infermieri stanno scappando, le stesse Rsa propongono uno stipendio di 1600 euro per non farli andare via. Stanno chiedendo alle Regioni il riconoscimento dell’Oss con la terza s per sopperire alla mancanza di infermieri per somministrare terapie e qualsiasi altra competenza invasiva retribuendoli sempre come oss, o proporre 12 ore di lavoro per turno. Siamo tornati indietro di 50 anni (sfruttamento), oppure non è cambiato nulla da allora. Una nota dolente che porta ad un analisi politica, e non se ne esce poiché nessuna politica ha modificato o è entrata nel vivo di come vive oggi un Oss, un Asa, un Osa nelle strutture RSA – RAA.

Si sentono stanchi, soli e abbandonati, non hanno nessun supporto dai loro delegati, nascondono spesso la delusione di essere dequalificati, ma tutto questo non riesce a rompere quelle catene che li tengono legati ai vecchi schemi sindacali.

Molti contestano l’inadeguato riconoscimento economico, senza rendersi conto del vero problema, stiamo parlando di una mancanza di riconoscimento dal punto di vista delle competenze e quindi del proprio titolo, area socio sanitaria. Soprattutto la mancata unione e coesione come se tutti abbiano in tasca la soluzione e le risposte, negando e non riconoscendo il sacrificio di molti colleghi oss che uniti in una federazione Migep cercano di portare avanti il riconoscimento di una professione che costantemente viene emarginata creando quella discrepanza che fa solo danno.

Tutti parlano del futuro dell’Oss, molti docenti si sostituiscono ai sindacati, alle associazioni proponendo principi fuori da ogni logica, creando ancora più confusione in molti oss. Si parla di un momento storico per l’Oss, ma anche qui è rimasta solo la parola: momento storico; poiché nulla c’è di storico se non l’essere sfruttati e considerati operatori d’interesse sanitario che sanitario non lo è. Devono seguire delle tabelle imposte dalle strutture, una tabella di marcia di una giornata tempi stretti, essere veloci” che alla fine del turno escono a pezzi. Premessa, gli oss si prendono cura delle persone.

Noi nel piccolo continueremo a scendere in campo a dare voce a questa professione tutelandola nei momenti difficili pur sapendo che vivono nella paura di perdere il posto di lavoro, ma devono avere il coraggio di riprendersi quella dignità professionale che è calpestata costantemente e dare fiducia a chi in qualche modo cerca di tutelarli perché la tutela della salute implica la responsabilità di ciascuno.

“La base filosofica dell’assistenza è un approccio alla salute centrato sulla persona in un sistema sanitario funzionale con la disponibilità di una forza lavoro adeguatamente qualificata. Oltre ad affrontare le questioni di accesso ai servizi sono gli elementi costitutivi critici per la copertura sanitaria universale.

Non tutti gli oss sono uguali dipende: dal come è stato formato, dalla cultura, dai valori e principi per cui è stato educato. Mancano i principi etici: le responsabilità delle proprie azioni, decisioni e delle loro conseguenze, dimostrare un alto livello di professionalità e lealtà all’Organizzazione, al suo mandato e ai suoi obiettivi.

Bisogna investire molto in questa professione, l’Oss deve affrontare enormi sfide a causa delle carenze di normative, scarse risorse. Questa tremenda pandemia ha evidenziato il loro potenziale ma anche posto in evidenza le carenze strutturali dei servizi. Il potenziale di questi operatori è quello di svolgere la professione in modo scientifico ed autonomo e di assumersi maggiori responsabilità è spesso trascurato a causa di rigide gerarchie e idee radicate su ciò che possono e non possono fare.

Gli OSS hanno poca influenza sulla politica e sul loro processo decisionale nonostante la comprensione del loro ruolo e la comprensione che la loro posizione unica nel sistema fornisce loro.

Investire nella formazione per migliorare le condizioni di lavoro degli oss, poiché l’evoluzione della formazione dà la capacità a fornire il miglioramento della salute, e rafforzare le economie locali.

Gli oss se adeguatamente schierati su politiche condivise, saranno una parte fondamentale della soluzione alle odierne sfide sanitarie, valutati e inclusi nel processo decisionale sanitario e socio sanitario e non si sentirebbe dire dalle istituzioni l’Oss non fa paura perché e divisa in tante frange

In qualità di Sindacato Shc Oss ci sentiamo vicini alle loro tematiche e cerchiamo di promuovere le giuste linee, poiché gli oss sono al centro dell’assistenza al paziente-ospite malato.

Massimizzare questo potenziale sarà fondamentale per raggiungere l’obiettivo dell’area scio sanitaria in qualità di diritto fondamentale. A queste domande e a molte altre si tenterà di dare una risposta nel risk management il 18 dicembre 2020. Con la differenza che noi ci proviamo.

E per questo intendiamo scrivere alla Fnopi per trovare una soluzione e valutare e chiudere il lavoro svolto dalla Federazione Migep sulla revisione dell’operatore socio sanitario, che si è arenato .

La Segreteria Nazionale
Angelo Minghetti

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