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giovedì, Marzo 28, 2024
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Nursind: a Natale è andato in scena lo sfruttamento “legalizzato” degli Infermieri.

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E’ accaduto a Ravenna, a denunciarlo la segreteria provinciale del Nursind. Gli Infermieri sempre più sfruttati, vilipesi e demansionati dall’AUSL Romagna? L’Azienda replica e giura che non è vero.

L’accusa del Nursind Ravenna.

In una missiva a firma di Luca Fusaroli, segretario territoriale del Nursind di Ravenna, si pone l’accento su una serie di problemi evidenziatisi alle quali l’Azienda della Romagna a tutt’oggi non ha ancora dato risposta.

Servizio di Automedicalizzata: priva del personale infermieristico diversamente presente in tutto il restante territorio dell’Ausl Romagna (province di Forlì, Cesena e Rimini). Di questo problema negli ultimi anni è stato investito anche l’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Ravenna, senza ricevere alcun riscontro. Questo Sindacato si chiede per quale motivo la cittadinanza ravennate deve essere privata e penalizzata su tale mezzo che dovrebbe garantire la massima risposta assistenziale in emergenza urgenza sul territorio, dalla mancanza di un infermiere adeguatamente formato dalla Regione Emilia Romagna sui protocolli Infermieristici Avanzanti, così come invece previsto dal D.M. 70 del 2 aprile 2015. L’ultimo episodio accaduto nel territorio faentino a dicembre u.s., allorquando l’automedica è intervenuta su una emergenza pediatrica e il medico ha dovuto gestire il soccorso con il solo autista, non essendo disponibili ambulanze con infermiere nell’immediato.

Carenze organiche: verosimilmente provocate dal prolungato blocco delle assunzioni, ma ad oggi superabili grazie al Concorso che nel 2019 ha individuato 3282 candidati infermieri idonei all’assunzione. L’Azienda non può continuare a sostenere l’adeguatezza delle piante organiche quando nei fatti richiama continuamente i dipendenti in servizio o li costringe a prolungare il turno oltre l’orario. Un corretta gestione del personale deve tenere conto degli indici di sostituzione, per garantire al personale adeguati tempi di recupero e una corretta gestione dell’alternanza famiglia/lavoro. La situazione è critica da mesi e in questo periodo dell’anno va a coincidere col picco influenzale che nonostante il piano previsto dall’Azienda, va ad aumentare i carichi di lavoro” così evidenzia NurSind Ravenna.

“In assenza di una adeguata politica del personale da parte dell’Azienda, questo sindacato non può che rimarcare le conseguenze sugli operatori in termini di stress lavoro correlato, aumento del rischio clinico con potenziali ricadute sulla qualità dell’assistenza ai cittadini. Un esempio per tutti: nonostante gli sforzi del coordinamento 118, il 25 dicembre u.s. la cittadinanza ravennate è stata privata della dotazione standard prevista per i mezzi di soccorso, causa l’impossibilità a reperire un infermiere per la copertura del turno. Analoga situazione si è verificata il giorno 26 in cui un unico infermiere si alternava su 2 postazioni di lavoro diverse (elisoccorso e centrale operativa 118)”.

Aggressioni al personale sanitario: nonostante le numerose segnalazioni di questo sindacato sia a livello locale che regionale negli ultimi anni scaturite da diversi episodi, le Aziende non hanno ancora provveduto ad individuare soluzioni. Riteniamo non più prorogabile la gestione la tutela della sicurezza degli operatori e dei cittadini contemporaneamente presenti nei luoghi dell’assistenza, che deve necessariamente prevedere percorsi specifici e dedicati non solo clinici, ma anche logistici ed organizzativi, con particolare riguardo a pazienti noti per patologie legate all’uso di sostanze o della sfera psichiatrica” conclude NurSind Ravenna.

La replica dell’AUSL Romagna.

In merito agli articoli di stampa riportati da varie testate a seguito di una comunicazione del sindacato Nursid, la Direzione Aziendale non può esimersi dal precisare quanto segue.

Nelle giornate del 25 e 26 dicembre si è verificata l’improvvisa assenza per malattia di infermieri del 118. Per il giorno 25 l’assenza dell’infermiere ha riguardato l’orario pomeridiano di una delle sette ambulanze operative sul territorio di Ravenna e zone limitrofe; nell’impossibilità di sostituirlo in tempi utili con altri infermieri, si è provveduto ad aggiungere sull’ambulanza un autista soccorritore dedicandola al trasporto di pazienti non gravi. Nella giornata del 26 l’assenza è stata invece sostituita con un coordinatore infermieristico esperto di centrale operativa. In nessuna delle due giornate la situazione ha apportato alcun nocumento al servizio ne’ tantomeno alla sicurezza degli utenti.

E’ invece estremamente strumentale la ricostruzione dell’episodio di Faenza. Alla chiamata di soccorso, classificata come codice di massima criticità (rosso avanzato) sono state inviate in contemporanea auto-medica ed ambulanza con infermiere. Il primo mezzo giunto sul posto è risultata l’automedica (in 3 minuti) con arrivo dell’ambulanza entro ulteriori 2 minuti e nessuna problematica è derivata dal leggero sfasamento di arrivo dei mezzi di soccorso per quanto attiene il trattamento sanitario al paziente pediatrico. Pur ribadendo con chiarezza che, nei fatti, nessuna privazione o penalizzazione viene “subita” dai cittadini ravennati relativamente all’attuale assetto organizzativo dell’auto-medica, la Direzione sta comunque valutando ulteriori eventuali misure organizzative. Sul tema invece della sicurezza dei lavoratori, l’Azienda sta procedendo con una serie di interventi mirati ad accrescerla ulteriormente.

Con l’occasione, rispetto alle accuse riportate dal Corriere Romagna da parte, invece, della candidata della Lega Gardin, le si rigetta in quanto fortemente strumentali: oltre a chiarire che i medici di turno nelle ore notturne in Medicina all’Ospedale di Ravenna sono due e non uno, si rimarca come non vi sia stato alcun “taglio del personale” nelle strutture ravennati (ne’ dell’Ausl Romagna). Al contrario nell’ambito territoriale di Ravenna, come ribadito anche nell’ultimo Consiglio comunale, gli organici sono aumentati di 270 unità in cinque anni, al netto dei pensionamenti, di cui 43 medici, grazie anche alle politiche attivate dalla Regione Emilia Romagna.

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