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Medici, Infermieri e Oss costretti a lavorare a 30 gradi in reparto. Condizionatori rotti, Pazienti soffocano.

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Accade ad Imola presso l’Ospedale Santa Maria della Scaletta. Protesta il sindacato FIALS con Stefano De Pandis.

Medici, Infermieri, Operatori Socio Sanitari e Professionisti Sanitari costretti a lavorare in un clima africano. Accade ad Imola, dove nella Medicina A si respira veramente aria soffocante grazie a temperature che si aggirano intorno ai 28-30 gradi. E non è una situazione momentanea, la questione perdura da diverso tempo a causa del sistema di condizionamento rotto. E’ quanto si evince da una missiva a firma di Stefano De Pandis, segretario aziendale dell’Ospedale Santa Maria della Scaletta di Imola, che ha scritto a tutti i responsabile dell’AUSL nel tentativo di trovare una immediata soluzione. Protestano anche i Pazienti e/o i loro familiari, per una condizione climatica interna ormai al limite della sopportazione umana.

Ancora una volta le dirigenze sanno, ma non fanno nulla. Tutto ciò a discapito non solo degli operatori, ma soprattutto degli assistiti, che rischiano la disidratazione continua e il peggioramento delle condizioni cliniche.

De Pandis ha effettuato anche un sopralluogo in Medicina A, ubicata all’ultimo piano della struttura ospedaliera. Oltre ad essere un sindacalista, il firmatario della lettera è anche un Infermiere, che ha il dovere morale e deontologico di denunciare la scarsa attenzione nei confronti dei Pazienti.

Il sindacalista FIALS, per concludere scrive al Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione (RSPP) e ai Responsabili Sicurezza dei Lavoratori (RLS), perché si attivino per tutelare gli operatori, i loro assistiti e i loro familiari. Il documento è stato inviato per conoscenza anche al Direttore Sanitario, al Direttore Amministrativo e al Direttore Infermieristico dell’ospedale.

Ecco la missiva di Stefano De Pandis (FIALS).

Criticità impianto di condizionamento locali primo e secondo settore Med A.

La scrivente Segreteria Aziendale FIALS IMOLA, a seguito delle ingenti segnalazioni pervenute dai lavoratori, intende evidenziare le ultime criticità sopraggiunte in questi ultimi giorni, inerenti l’impianto di climatizzazione dell’emipiano MED A al sesto piano del Santa Maria della Scaletta.

Nel piano viene lamentato il fatto che l’impianto di climatizzazione non è in grado di mantenere un ambiente condizionato congruo nell’intera U.O., in quanto se in alcuni reparti viene garantito in altri settori non risulta funzionante e si cerca di ovviare con metodi alternativi (come ad esempio ventilatori portatili) che fungono però solo da palliativi.

In particolare, è stato constatato che l’impianto di climatizzazione, obsoleto ed insufficiente, vada spesso sotto sforzo e non sia in grado di garantire l’aria condizionata oltre una determinata temperatura.

E’ stata rilevata una temperatura a campione nelle stanze di degenza di oltre 28 gradi centigradi, a queste condizioni, visto anche l’alto grado di umidità che ne eleva di molto la di percezione, gli utenti non trovano adeguato confort soprtattutto nelle ore notturne evidenziando con gli operatori la difficoltà al soffisfacimento dell’adeguato riposo psico-fisico, particolare disagio ricade sui degenti non auto-sufficienti non in grado di dissetarsi adeguatamente, peggiorando pericolosamente un potenziale stato di disidratazione. Inoltre le finestre dei locali devono, per legge, essere adeguatamente chiuse per sicurezza.

Nelle guardiole, totalmente sprovviste di adeguato impianto di condizionamento dell’aria, ove stanzia il personale dedicato all’assistenza indiretta ai degenti sono state rilevate temperature ben piu’ elevate in quanto, i locali presentano diverse apparecchiature informatiche in uso continuo che, surriscaldandosi aggravano il relativo microclima. Nei medesimi locali avviene l’approvigionamento dei farmaci (compresse, fiale, antibiotici, soluzioni iniettabili ecc ecc) che vengono somministrati agli utenti con l’elevato rischio, qualora ne vengano modificate le caratteristiche, di inappropriata efficacia oltre al grave aumento degli effetti collaterali iatrogeni.

Tutto ciò, porta ad avere personale operante in ambienti di lavoro malsani, che generano abnormi sudorazioni profuse, stati di tensione ed irrequietezza elevati e pazienti esasperati che boccheggiano per il gran caldo insopportabile. In tutto ciò, non viene preservato nemmeno uno stato di idratazione adeguato sia al personale che agli assistiti, in quanto vengono fornite quantità di bottiglie d’acqua inadeguate a per rispondere, adeguatamente, alle temperature troppo elevate ed afose.

In merito a quanto sopra descritto, la FIALS tiene a rammentare che in base all’articolo 2087 del Codice Civile il datore di lavoro è obbligato a tutelare la salute e l’integrità fisica e morale del lavoratore, per fare ciò deve adottare tutte le misure che sono necessarie, in base alla tipologia di lavoro e sulla base dell’esperienza e della tecnica.

A tal proposito, anche il Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro, D. lgs 81/2008 e s.m.i., impone al datore di lavoro di valutare tutti i rischi derivanti da esposizione ad agenti fisici, fra cui il microclima. Questi infatti possono comportare rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, sia nell’immediato che nel lungo periodo.

In tal senso quindi il datore di lavoro, nel redigere il DVR, documento per la valutazione dei rischi, deve tener conto anche del fattore microclima sul luogo di lavoro, sia che si tratti di un ambiente di lavoro troppo freddo, sia se al lavoro faccia troppo caldo, poiché il Codice Civile obbliga il datore di lavoro a tutelare la salute psicofisica dei dipendenti, evitando eventuali infortuni o altri danni a causa di un ambiente insalubre. È tenuto a garantire la conformità dei luoghi di lavoro ai requisiti prescritti dalla legge che, in riferimento alla temperatura dei locali, stabilisce quanto segue: «La temperatura nei locali di lavoro deve essere adeguata all’organismo umano durante il tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro applicati e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori. Nel giudizio sulla temperatura adeguata per i lavoratori si deve tener conto dell’influenza che possono esercitare sopra di essa, il grado di umidità ed il movimento dell’aria concomitanti. Quando non è conveniente modificare la temperatura di tutto l’ambiente, si deve provvedere alla difesa dei lavoratori contro le temperature troppo alte o troppo basse mediante misure tecniche localizzate o mezzi personali di protezione».

In generale, il livello ottimale della temperatura viene generalmente indicato fra i 19 e i 24 gradi centigradi, mentre l’umidità deve essere compresa tra il 40 e il 60%.

A tal riguardo, vogliamo sottolineare che l’Amministrazione è responsabile per quanto concerne la sicurezza, della struttura medesima, dell’incolumità fisica dei lavoratori e del malessere che vivono, quotidianamente, a causa del mal funzionamento dell’impianto di area condizionata.

Noi, come FIALS, per i suddetti motivi, esigiamo con grande forza che, l’Amministrazione, metta in campo interventi celeri e concreti, volti a risolvere questo serio problema, che grava negativamente sui lavoratori, meritevoli di poter svolgere le loro attività in condizioni umane e soprattutto in un luogo salubre che preservi e mantenga il loro stato di salute.

A tal proposito, la FIALS, riterrà responsabile l’Amministrazione delle conseguenze derivanti dall’eventuale inosservanza di quanto sopra richiesto e si attiverà, se necessario, con azioni sindacali più persuasive, in quanto, riteniamo inammissibile il protrarsi di una situazione, destinata ad acuirsi in modo sempre più prepotente, visto l’evolversi del periodo estivo.

Ai sensi e per gli effetti degli Art. 3 e segg. della legge 241/90 si chiede celere riscontro e di conoscere, altresì, il nominativo del responsabile del procedimento.

Nell’augurare un buon proseguimento dei lavori, si coglie l’occasione per porgere Distinti Saluti.

Stefano De Pandis

Segretario Aziendale FIALS Imola

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