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giovedì, Marzo 28, 2024
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L’AUSL di Imola continua a mortificare e ad umiliare Infermieri e OSS

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L'AUSL di Imola continua a mortificare e ad umiliare gli Infermieri. Oss sottoutilizzati.

La dura presa di posizione della FIALS

Riceviamo e pubblichiamo una nota di Alfredo Sepe, segretario provinciale della FIALS di Bologna con cui si condanna l’indifferenza dell’Azienda Sanitaria di Imola nei confronti della Professione Infermieristica. Per il sindacalista l’Ausl continua a danneggiare il personale infermieristico e a sotto-utilizzare gli Operatori Socio Sanitari.

FIALS, Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità, Provincia di Bologna, Sigla Sindacale maggiormente rappresentativa a livello nazionale e firmataria del CCNL, aderente alla Confederazione Sindacale CONFSAL che conta su l’intero territorio nazionale oltre 1.000.000 di iscritti e nella sola Provincia di Bologna oltre 2.000 iscritti confermandosi il primo sindacato rappresentativo dei lavoratori della sanità provinciale, denuncia, con una missiva lo stato di demansionamento degli Infermieri dell’AUSL di Imola costretti a svolgere quotidianamente da anni oramai mansioni inferiori al proprio profilo professionale visto la grave e cronica carenza del personale di supporto (O.S.S.).
 
Si e’ concluso oggi l’incontro in Prefettura dove la parte datoriale dichiara nero su bianco quanto denunciato da sempre e solo dalla FIALS.
 
“E’ stato fatto di tutto, da parte del sindacato, per evitare lo scontro in tribunale ma la misura e’ colma, non si puo’ davanti a simili dichiarazioni rimanere inermi. Il giorno che un infermiere finirà in tribunale perché non ha, ad esempio, pianificato e documentato l’assistenza in modo pertinente, completo, contestuale e veritiero vogliamo credere, forse, che il giudice accoglierà la scusante dell’aver dovuto fare attività che non competono all’infermiere per l’assenza di personale di supporto?
Sorge quindi il dubbio che in questo caso il demansionamento sia una precisa strategia con la quale l’Azienda utilizza i propri dipendenti assunti con una precisa qualifica professionale e li adibisce o costringe ad eseguire attività, compiti e funzioni che non spettano a quella professione ma ad altre categorie o qualifiche, realizzando cosi’ figure intercambiabili o che comunque sopperiscono alle carenze organiche con un risparmio sul bilancio aziendale per il quale questa Azienda si e’ sempre professata orgogliosa di essere una delle poche in Regione a licenziarlo in pareggio” – ha aggiunto il sindacalista bolognese.
 
“Nostro malgrado, visto l’innumerevoli tentativi di conciliazione – spiega Sepe ad AssoCareNews.it – siamo costretti a far valere il ruolo e le finalità istituzionali e sociali di questa O.S. nelle sedi che si riterranno più opportune, anche con azioni di rilevante visibilità mediatica, soprattutto coinvolgendo TUTTI GLI INFERMIERI  che a vario titolo subiscono il demansionamento, RICORRENDO AL TRIBUNALE DEL LAVORO PER RISTABILIRE LA LEGALITA’ E CHIEDERE UN RISARCIMENTO PER DANNOPROFESSIONALE“.
 
Questo accade non solo in Emilia, ma anche in Romagna, dove soprattutto nelle medicine e nelle lungodegenze il fenomeno della deprofessionalizzazione (che molti preferiscono chiamare demansionamento) è sotto gli occhi inermi di tutti. Meno male che l’Emilia Romagna è una delle regioni più progredite nell’ambito sanitario. Non osiamo immaginare cosa accade altrove.
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