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Infermieri, OSS e Professioni Sanitarie sono in burnout da Covid. Nursing Up lancia allarme: “occorre intervenire subito”.

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Coronavirus. Secondo Nursing Up e stando ai dati emersi dallo Sportello di sostegno psicologico del sindacato: “servono almeno 15 giorni di riposo per danno emotivo per Infermieri, OSS e Professioni Sanitarie”.

Di salute e di diritti violati si è parlato apertamente nella consulta nazionale del sindacato Nursing Up, che si è tenuta per via informatica proprio per monitorare le problematiche degli operatori sanitari interessati dall’emergenza covid 19. Toni concitati, preoccupazione ed allarme per i problemi che arrivano dal territorio. Nel 50° anniversario dello Statuto dei Lavoratori se ne deve continuare a parlare.

Antonio De Palma, presidente Nursing Up.
Antonio De Palma, presidente Nursing Up.

Sono troppe le segnalazioni al sindacato da parte di di infermieri che lamentano di essersi ammalati durante l’emergenza, talvolta a causa della grave mancanza e carenza di DPI che li ha esposti al contagio, talvolta perchè stremati da turni di lavoro massacranti che hanno ridotto al lumicino le loro capacità immunitarie. Nonostante tutto questo, le istituzioni continuano a spremerci come nulla fosse, prosegue De Palma, il Governo latita bloccandoci fino a ieri, e “per decreto”, il congedo ordinario, ci sentiamo gli “unici agnelli sacrificali” tra tutti i dipendenti della pubblica amministrazione. Ma ora la situazione rischia di precipitare: gli infermieri italiani hanno bisogno di recuperare dallo stress psico fisico accumulato durante le fasi principali dell’emergenza. Lo dicono gli psicologi, ed in particolare la psico terapeuta che si occupa del nostro sportello di supporto per gli operatori sanitari, nella cui relazione si legge testualmente: “I vissuti dei primi decessi, l’odore di morte negli obitori spesso pervasivo perché non riguardava 1 o 2 pazienti, l’evitamento continuo con gli stimoli associati (a ciò che stavano vivendo, sentendo, vedendo) e il continuo distacco o estraneità verso ciò che stavano svolgendo per non farsene sopraffare, ha portato all’acuirsi di sintomi quali eccessiva irritabilità, difficoltà nell’addormentamento o a mantenere il sonno per il tempo necessario per il riposo fisico, diminuzione delle prospettive future, aumento di pensieri catastrofici in cui spesso solo Dio può intervenire, perché l’uomo sembra non riuscirsi, e una visione catastrofica su come poter affrontare il domani se il virus non viene sconfitto”. E dalla relazione si legge ancora: …” Emergono dati importanti che non devono essere tralascitati; il 70% degli operatori lamenta sintomi legati al burnout, disturbo stress lavorativo, di questo 70%, il 40% ha evidenziato un disturbo post traumatico da stress.”…

Il monito degli esperti è preciso: bisogna far riposare gli infermieri, oppure il rischio sarà quello di avere corsie in tilt ad ottobre, altro che prepararsi nel migliore dei modi alla seconda ondata di Covid 19, come qualche politico sostiene, precisa De Palma. Bisogna tutelare la salute di infermieri e degli altri operatori sanitari che hanno dato il sangue durante l’emergenza: è necessario riconoscergli un periodo aggiuntivo di recupero psico fisico di almeno 15 giorni, oppure corriamo il rischio di avere gravi penurie in corsia a settembre.

Per tutto questo, noi chiediamo almeno 15 giorni di riposo aggiuntivo sul monte ferie 2020 per gli infermieri e per gli altri operatori sanitari impegnati a vario titolo nell’emergenza Covid 19.

E’ un nostro sacrosanto diritto ed è un dovere delle pubbliche amministrazioni riconoscerlo, stigmatizza De Palma. Non è possibile disinteressarsi degli infermieri e di tutti coloro che si sono massacrati in trincea, sottoposti a turni di servizio continuativo, notte e giorno anche fino a 32 ore, come se fossero qualsiasi altro impiegato della pubblica amministrazione. Insomma, quelli che sono stati sul fronte hanno vissuto l’emergenza sulle proprie spalle minuto per minuto, gli altri pubblici dipendenti lo hanno fatto con tutte le garanzie, stando a casa propria e con le famiglie, cautelati da uno smart working che, solo per loro, è diventata “la modalità di lavoro ordinaria”. Eppure, nonostante le nostre richieste, le istituzioni continuano a dimenticarsi colpevolmente di questi problemi. Quindi non ci resta che andare avanti con determinazione, sottolinea De Palma, abbiamo il dovere di farlo, sostenendo in ogni modo i colleghi che intendono ricorrere alla magistratura per difendere i propri sacrosanti diritti. Lo faremo ogni volta che la politica latita, negandoci il suo ruolo di mediazione e ogni qualvolta le amministrazioni faranno orecchie da mercante sulle nostre richieste. Vuol dire che saranno i magistrati ad aprire il confronto».

E’ proprio questa la sostanza delle determinazioni finali della Consulta Nazionale del Nursing Up tenutasi in videoconferenza da Roma, dove si è anche dato atto che, sia agli infermieri che agli altri operatori sanitari, non è ancora arrivato nessun incentivo economico fisso e ricorrente da parte del Governo. «Certo è triste che in una società civile come la nostra, prosegue De Palma, i professionisti che hanno dato la vita per proteggere la salute dei cittadini, siano costretti a ricorrere alla magistratura perché manca un confronto pragmatico e risolutivo con la pubblica amministrazione.

Non ci resta altra via, chiosa il leader sindacale amareggiato. Se davvero la politica continua a tacere e le pubbliche amministrazioni latitano, allora saremo noi a a dare ai nostri iscritti gambe e braccia per rivendicare i loro diritti nelle altre sedi. Nei prossimi giorni sarà operativo un pool di avvocati esperti che porteranno davanti ai tribunali italiani, ogni volta che ci sono i presupposti, azioni a tutela dei diritti di ogni nostro iscritto in materia di Covid 19», conclude risoluto De Palma.

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