Per i sindacati Cgil e FIALS la punizione è sproporzionata rispetto all’accusa. Ordine degli Infermieri punta il dito.
Sul caso del licenziamento di 2 Infermieri e 1 Operatore Socio Sanitario all’ospedale Maggiore di Bologna ci sono polemiche. Gli interessati negano gli addebiti e dicono di non aver sentito i campanelli suonare e di essersi meravigliati dell’arrivo in Medicina di altri colleghi piombati a cercarli. I tre, secondo i loro legali, avevano terminato tutte le attività previste in planning ed erano in una stanza a leggere le notizie su un terremoto. E che non dormivano affatto. Tutto è accaduto nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 2019. I pazienti chiedevano assistenza e dopo il mancato intervento del personale hanno deciso di rivolgersi all’esterno, chiamando i soccorsi dell’emergenza.
Sul caso era intervenuto nei giorni scorsi anche l’Ordine degli Infermieri di Bologna, annunciando sanzioni disciplinari agli Infermieri coinvolti nell’accaduto. Ciò per una presunta violazione dei dettami del nuovo Codice Deontologico dell’Infermiere, appena emanato. Anche questa presa di posizione dell’OPI bolognese sembra fuori dalla logica della cautela e del capire cosa è successo in realtà. Prima di condannare questi colleghi, spiegano da CGIL e FIALS, occorre per prima cosa capire cosa è successo. E un Ordine professionale, prima di prendere qualsivoglia decisione, ha l’obbligo di accertare che i fatti contestati rispondano al vero.
Al momento ci sono solo dei licenziamenti e delle richieste di reintegra lavorativa, che sono nelle mani dei giudici. Sarà il tribunale del lavoro a sentenziare se i tre hanno sbagliato o meno.
Tutta la vicenda sembra assurda, perché diciamoci la verità, a chi non è mai scappato il sonno durante il turno di notte?
Qui ci sono dei Pazienti di mezzo a cui dare assistenza, ma anche delle famiglie (quelle di Infermieri e OSS) che di punto in bianco si ritrovano sul lastrico. E per quale ragione?
A voi la risposta.