Il sindacato di categoria dei Medici Chirughi non ci sta all’istituzione dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità e alza le barricate.
L’Infermiere di Famiglia e di Comunità non s’ha da fare. Lo dice espressamente il sindacato dei Medici Chirurghi SNAMI. Pubblicato il testo del disegno di legge del M5S che andrebbe a modificare la legge 502/92 introducendo di fatto una nuova figura nell’erogazione dell’assistenza distrettuale con la responsabilità delle cure domiciliari nell’équipe di distretto. “C’e’ un po’ di confusione – sostiene Angelo Testa, presidente nazionale dello SNAMI.
“Che l’esubero degli accessi ai pronto soccorso dipendano dallo scarso filtro del territorio e che l’infermiere di famiglia possa in tal senso essere la panacea di tutti i mali, addirittura riducendo i tempi di degenza ospedaliera. Tutti sappiamo, solo gli stolti lo vogliono consapevolmente ignorare, che sin quando le liste d’attesa per le prestazioni saranno infinite, non verranno applicati correttamente i codici delle priorità per visite ed esami e soprattutto non verranno fatti pagare ticket significativi, i Pronto Soccorso saranno intasati sempre di più!” – aggiunge Testa.
“Nell’attuale contesto, e smettiamola una volta per tutte di inventarci soluzioni inadeguate alla oggettiva situazione della Sanità odierna, a meno che si pensi di importare Infermieri dall’estero o formarne dei nuovi sottopagandoli” – concludono dallo SNAMI.
A noi sembra tano una guerra tra poveri. Allo SNAMI chiediamo di occuparsi anche dei tanti medici sfruttati dai cosiddetti colleghi-baroni, che continuano a fare il bello e il cattivo tempo nei Pronto Soccorsi italiani, vessando i colleghi più giovani e creando di fatto situazioni al limite della sopportazione, alla base di molti atti di violenza da parte dei Cittadini, mortificati da lunghissimi tempi di attesa per i quali l’apporto dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità può dare la giusta soluzione.