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Infermieri di Famiglia in Toscana: lo SMI dice no alla De-Medicalizzazione

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Infermieri di Famiglia in Toscana: lo SMI dice no alla De-Medicalizzazione.

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato del Sindacato Medici Italiani (SMI) con cui si dice essenzialmente no all’istituzione in Toscana dell’Infermiere di Famiglia e si chiede, al contrario, di valorizzare i Medici di Base.

Si è svolto presso l’Assessorato alla Salute della Regione Toscana un incontro tra la Segreteria dell’Assessore e la delegazione del Sindacato Medici Italiani (SMI), composta  dal Segretario Regionale Nicola Marini, dal Presidente regionale Nazzareno Catalano, dal Responsabile organizzazione regionale Silvia Petralli  e dal Responsabile Organizzazione e Tesoreria Nazionale, Franco Fontana. 

L’incontro si è articolato intorno ad una comune riflessione sulle forti criticità, segnalate dallo SMI relativamente alla delibera 597/18 per lo “Sviluppo del modello assistenziale dell’Infermiere di Famiglia e Comunità” (IFC) ,nonché sulla de-medicalizzazione in atto nel Sistema di Emergenza Sanitaria Territoriale 118.

Lo SMI denunciò, per primo, le ambiguità presenti nella delibera sull’esatta definizione di ruoli, funzioni e ambiti professionali tra figure mediche e infermieristiche e riguardo alle inesattezze nelle definizioni formali e nei passaggi “, di contenuto”, relativi alle procedure operative.

Lo SMI, pur considerando la natura sperimentale del progetto regionale sull’ IFC , in questo incontro, ha sottolineato che la mancanza di chiari punti di riferimento deontologico, la grave indeterminatezza riguardo le responsabilità e le funzioni infermieristiche, la genericità delle competenze e la difficile comprensione di alcuni indicatori di valutazione potrebbero avere ,come conseguenza, una confusione dei ruoli, con relativi conflitti di competenza e disfunzioni organizzative  il cui risultato potrebbe essere un grave danno ai pazienti ed alle loro famiglie.

Lo SMI facendosi interprete di una sentita esigenza di chiarezza, nell’interesse dei cittadini, ha promosso, subito dopo la pubblicazione della delibera 597/18, una ferma presa di posizione su questo problema che ha trovato consenso e condivisione nella Federazione degli Ordini dei Medici della Toscana e presso altre sigle sindacali.

Nel confronto del 21 agosto  lo SMI, ha proposto, formalmente, di sospendere la sperimentazione dell’IFC  e di istituire un tavolo di confronto e di approfondimento con le Organizzazioni Sindacali, sia mediche che infermieristiche e con la Federazione degli Ordini dei Medici, rinnovando la richiesta di inserire queste tre realtà  rappresentative delle professioni medico/sanitarie, nella cabina di regia della ” fase pilota”.

Riguardo al problema dell’Emergenza 118, lo SMI ha denunciato, da tempo, la strisciante e progressiva de-medicalizzazione con la graduale sostituzione dei Medici con gli Infermieri  in assenza di un piano organico complessivo di riordino dell’intero Sistema, da condividere con le rappresentanze sindacali di settore dei professionisti coinvolti.

Nel corso dell’incontro, lo SMI ha chiesto all’Assessorato alla Salute, che fosse definita, anche per l’Infermiere di Emergenza, come per l’IFC, la diversità di ruoli e funzioni di responsabilità professionale e di percorsi formativi, per fornire ai cittadini la migliore e più pertinente assistenza possibile nelle emergenze e nelle purtroppo, sempre più frequenti maxi-emergenze.

La delegazione SMI ha sottolineato che la operatività del Medico si realizza con determinate modalità di approccio diagnostico e di intervento terapeutico, ben diverse da quelle dell’infermiere in emergenza,si può anche esplicare con modalità e potenzialità differenti quali il trattamento sul posto del paziente,se ovviamente vi siano le condizioni,che elimina i ricoveri impropri nei Pronti Soccorso. 

Lo SMI ha anche fatto presente che l’evoluzione del Sistema di Emergenza Sanitaria Territoriale ,dovuto alle nuove linee guida internazionali, all’utilizzo di farmaci più potenti di attinenza anestesiologica, all’uso di presìdi complessi depone a favore di un ancor più netta distinzione degli ambiti di competenza e di un’articolazione più precisa dei percorsi formativi.

Lo SMI, ha ribadito, la assoluta necessità di un progetto regionale di organizzazione della Emergenza Territoriale che utilizzi e valorizzi tutte le professionalità sanitarie presenti, nei rispettivi e reciproci ruoli, per un’efficace integrazione operativa che, nel rispetto dei tempi di intervento previste dalla legge, offra un servizio ottimale a tutti i cittadini con una piena copertura dell’intero territorio regionale, soprattutto per le zone disagiate, montane, insulari, a bassa densità abitativa che hanno sempre mostrato, nel tempo, alti tassi di problematicità e creato inaccettabili ed anticostituzionali disuguaglianze nel diritto all’assistenza in emergenza.

Lo SMI ha anche fatto presente che la mancanza dei Medici 118, da anni presa come alibi, da Regione e Aziende Sanitarie, come giustificazione della necessità di implementare il Sistema con le ambulanze infermieristiche, deve essere ,al contrario, imputata alla mancata apertura, da parte della Regione, dei corsi di 300 ore di idoneità all’Emergenza territoriale. Su questo la delegazione SMI ha richiesto all’Assessorato di attivarsi per dare rapidamente inizio a questo evento formativo obbligatorio bloccato da 10 anni e causa primaria della attuale carenza di professionalità mediche sull’Emergenza>.

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