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martedì, Marzo 21, 2023
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Infermieri costretti a seguire i pazienti a domicilio nel fine settimana. Sindacati ignorati, protesta FIALS.

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Senza alcuna comunicazione preventiva l’AUSL bolognese ha omesso di interpellare le sigle sindacali. Le ADI ora funzioneranno anche di sabato e di domenica.

Continua lo sfrutta mento di Infermieri e Professionisti Sanitari dell’ambito domiciliare a Bologna. L’AUSL, senza alcuna comunicazione ai sindacati, ha esteso la presa in carico del paziente a domicilio anche nel week end. La sperimentazione del progetto è iniziata nel periodo estivo, quando gli operatori sono in numero inferiore in concomitanza delle ferie. Lo comunica ad AssoCareNews.it il segretario provinciale della FIALS Alfredo Sepe.FIALS, in sede di incontro con l’azienda, ha chiesto di rimandare la sperimentazione quando il personale sarà in pieno regime.

“L’estensione dell’assistenza territoriale è stata pianificata a costo zero, senza incentivazione, mantendendo il requisito minimo contrattuale di una pronta disponibilità. – aggiunge Sepe – La scelta del clinico di riferimento si individua nel medico di continuità assistenziale (guardia medica) e che non coincide con chi prenderà in carico il paziente a lungo termine (medico di medicina generale). La procedura di attivazione del servizio non esplicita un tempo massimo di attuazione della visita a domicilio, creando così una difficile comunicazione tra guardia medica e infermiere, non tutelando l’ operatore in caso di controversia con il paziente/caregiver”.

La presenza del clinico è alquanto discrezionale, riguardo a una sua “disponibilità” e tutto di fatto finisce sotto la responsabilità dell’Infermiere di turno, che sarà costretto a lavorare di più senza alcun riconoscimento economico e professionale.

“Tutto ciò avviene in un quadro di politica aziendale che prevede la contrattura dei posti letto ospedalieri, la dimissione precoce, l’ esternalizzazione della lungo degenza sempre più privatistica senza d’ altro canto il potenziamento e l’ incentivazione dei servizi territoriali” – conclude Sepe.

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