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FIALS: come sarà il futuro dell’OSS. Si all’Area Socio-Sanitaria.

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Relazione del segretario generale della FIALS Giuseppe Carbone al consiglio nazionale di Riccione. Ecco come il sindacato immagina il futuro professionale dell’OSS.

Sono trascorsi ormai oltre 18 anni dall’istituzione del Profilo dell’OSS avvenuto con l’Accordo Stato – Regioni del 2001 e a fronte, soprattutto, dei mutamenti nell’evoluzione formativa ed ordinamentale delle professioni sanitarie e le trasformazioni intervenuti nel Paese della domanda socio sanitaria, necessita, sicuramente ripensare alle competenze dell’OSS per rispondere in termini di maggiore qualità ai bisogni di servizi ai cittadini senza ricercare, a nostro parere, una figura indefinibile infermieristica vicaria.

Su questo aspetto, crediamo che sia necessaria, prima di tutto, una revisione sostanziale del percorso formativo dell’OSS, sulla scia dei modelli europei e sulla base della nuova fisionomia di questa figura professionale.

Non è più rinviabile la riorganizzazione dei servizi, con il concreto riconoscimento del profilo, delle funzioni e dell’effettivo lavoro che questi operatori comunque assicurano, nonostante le difficoltà.

Giuseppe Carbone, segretario generale della FIALS.
Giuseppe Carbone, segretario generale della FIALS.

I fabbisogni e i numeri reali di OSS sono sempre stati fuori controllo, governati solo dal “mercato” della formazione professionale; nel corso degli anni non era raro, perfino, imbattersi in fantomatiche agenzie formative prive dei necessari accreditamenti regionali, impossibilitate a rilasciare titoli validi e riconosciuti, che hanno danneggiato soprattutto chi questi corsi li ha frequentati e, spesso, pagati di tasca propria.

I contenuti dei corsi di formazione e di riqualificazione sono molto spesso disomogenei nei vari territori e, di fatto, hanno complicato la possibilità degli OSS di vederseli riconosciuti nel territorio nazionale.

È spiacevole ricordare che rimane tuttora sostanzialmente inapplicato il documento sulla figura dell’Operatore SocioSanitario, elaborato e firmato il 4 luglio 2012 dal Ministero, dalle Regioni, da tutte le sigle sindacali e dalle rappresentanze professionali. Alcuni dei contenuti di questo documento, per volontà sindacale, sono stati recepiti nel Ccnl 2016/2018, che ha finalmente riconosciuto tutte le indennità professionali e di disagio che l’Oss non ha mai percepito.

La formazione, a nostro parere, potrà essere gestita in scuole professionali specifiche e dedicate, con ingresso a seguito del conseguimento positivo del triennio di scuola secondaria di secondo grado (ammissione al quarto anno) ed una formazione biennale specifica per il profilo.

Il percorso di studi che somma il triennio conseguito ed il biennio di percorso for- mativo professionale per OSS dà la possibilità di accedere alla successiva formazione universitaria.

Oppure rivisitando i corsi degli Istituti professionali per servizi sociali prevedendo dopo il triennio per servizi sociali, un ulteriore biennio, facoltativo, con indirizzo spe- cifico per operatore sociosanitario, conseguendo, anche, il diploma di maturità per accedere ad eventuali percorsi formativi universitari.

Le strutture formative per l’indirizzo specifico per la formazione dell’operatore so- ciosanitario, devono essere sottoposte a processo di accreditamento e/o certificazione con modalità uniformi su tutto il territorio nazionale e con programmi uniformi e definiti dal Ministero della Salute in Accordo con la Conferenza Stato Regioni.

Le sedi di tirocinio dell’area sanitaria e dell’area sociale devono essere accreditate con modalità uniformi su tutto il territorio nazionale e prevedere il tutoraggio da parte di OSS. Il monte ore per i laboratori e per il tirocinio deve essere interamente svolto in presenza, anche, di Operatori Socio Sanitari (tutor formativi).

Necessita, anche, ma da subito, da parte del Ministero della Salute, la promozione ed attuazione dell’aggiornamento continuo e permanente anche per l’Operatore Socio- sanitario viste le sue funzioni, competenze e responsabilità in un sistema organizzativo multidisciplinare senza fermarsi alle competenze acquisite con la formazione di base.

L’inserimento nel sistema di formazione permetterà di disporre di OSS in linea con l’evoluzione dei problemi emergenti di salute della popolazione e con le esigenze or- ganizzative e clinico-assistenziali dei servizi socio-sanitari.

Ed ancora la necessità della costituzione di un elenco OSS nazionale, da gestirsi da parte del Ministero della Salute, nel quale potrebbero essere aggregati tutti i dati forniti obbligatoriamente dalle Regioni ma anche da tutte le Aziende ed Enti o Istituti o Cooperative ove prestano attività gli OSS, sia come strumento per il censimento pe- riodico e la valutazione dei fabbisogni a livello regionale e nazionale e sia anche per le valutazioni qualitative per evitare i fenomeni in atto, purtroppo, di “demansionamento” e di “abuso di professione”.

Di notevole importanza la recente legge regionale della Liguria n. 27 del 20 dicem- bre 2018 sulla istituzione dell’elenco regionale degli OSS e degli Enti accreditati per la formazione.

Nuova formazione e revisione competenze profilo professionale.

Una diversa e più qualificata formazione degli OSS comporta, indiscutibilmente, un adeguamento delle competenze degli OSS e rappresenta il presupposto per l’evolu- zione dello stesso profilo professionale nel sistema salute e di fronte ad una richiesta di innalzamento qualitativo dei servizi socio sanitari e contestualmente consentire alle professioni sanitarie di esprimere al meglio le proprie competenze di diagnosi, relazio- ne interpersonale, programmazione, gestione, valutazione e leadership, trasferendo competenze di natura tecnico-sanitaria agli stessi OSS, su pianificazione infermieristi- ca o sociale, conformemente agli strumenti organizzativi del servizio (procedure, istru- zioni operative), per dare valore aggiunto agli utenti dei servizi sanitari e socio sanitari, al fine di garantire il rispetto dei diritti degli assistiti, l’utilizzo equo e appropriato delle risorse e la stessa valorizzazione felle risorse umane delle diverse professionalità che operano nel sistema salute ai quali, necessariamente, indipendentemente dalla turni- stica, è doveroso che vi sia il riconoscimento del lavoro usurante.

Il Contratto nazionale di lavoro e gli OSS.

Non va sottaciuto come l’individuazione dell’area socio-sanitaria – l.3/2018, art. 5 -, considerata l’enorme valenza riformatrice e quanto mai funzionale ad attuare la scelta strategica dell’integrazione sociosanitaria, cardine della vera attuazione del diritto alla salute, era già stata prevista nelle direttive emanate dal Comitato di Settore Regioni- Sanità per il rinnovo contrattuale del personale dei livelli (comparto sanità) del SSN per il triennio 2016-2018; purtroppo, con la contrarietà della FIALS, la concretizzazione contrattuale di questa scelta è stata rinviata alla Commissione Paritetica che sembra debba insediarsi a breve tempo.

Nell’Atto di Indirizzo del Comitato di Settore era ben delineata la istituzione e della specifica “area delle professioni socio-sanitarie”, nell’ambito della quale ricollocare i profili esistenti a rilevanza socio sanitaria, considerando “l’Operatore SocioSanitario l’unico profilo professionale istituito con una metodologia propria di quest’area, che avrebbe, così, una giusta collocazione, risolvendo, alla radice, le questioni controver- sie legate al suo attuale inquadramento nel ruolo tecnico da una parte e dall’altra por- rebbe nella giusta dimensione, il rapporto di collaborazione con le professioni sanitarie e sociali ad iniziare da quella infermieristica”. “ In questa area andrà individuato un inquadramento adeguato e coerente per tutti quei profili professionali che non sono riconosciuti appieno all’interno dell’attuale sistema delle professioni sanitarie, ma che nella visione nuova di tutela della salute, ricoprono funzioni utili ed efficaci per il “piano terapeutico” e per l’intera organizzazione del lavoro”.

Era e doveva essere nell’ambito del CCNL 2016-2018 una prima operazione di giustizia.

L’OSS è nato per essere una delle figure professionali dedicate all’integrazione sociosanitaria, collaborando fattivamente in équipe con tutte le professioni, e come sostenevamo nelle fasi della trattativa non poteva certamente rimanere relegato nel ruolo tecnico. Purtroppo questo nuovo percorso è stato bloccato da alcune spinte di diverse OO.SS. e demandato ai lavori della Commissione Paritetica.

L’impegno della FIALS per l’OSS.

Come FIALS non ci siamo certamente arresi ad una prepotenza dell’ARAN o a certe manovre oscurantiste provenienti da altre parti negoziali e come abbiamo scritto, nella nota inviata alle Istituzioni ed esposto nell’incontro del 12 febbraio u.s. con la Conferenza delle Regioni e Province Autonome e Presidente del Comitato di Settore, è necessario, opportuno ed urgente, che vi sia “una revisione ed integrazione del D.P.R. 761/79 con l’istituzione del ruolo delle professioni sociosanitarie (che comprenda i profili individuati dall’art.5 della legge 3/2018 e gli altri che verranno individuati ed istituiti)”.

Ed ancor di più, abbiamo sottolineato come “Questa innovazione legislativa, porrebbe, almeno per il ruolo delle professioni sociosanitarie, una immediata spendibilità contrattuale, senza alcun rinvio alla ipotizzata Commissione Paritetica per la riclassificazione, alla quale, casomai, andrebbe delegato l’individuazione di eventuali altri profili per tale ruolo e quant’altro si riterrà opportuno. Nello specifico della legge 3/18, che all’art. 5 istituisce l’area delle professioni sociosanitarie, si ritiene quanto meno opportuno evidenziare situazioni inerenti i profili professionali già individuati che richiedono ulteriori urgenti provvedimenti legislativi a costo zero come l’ Operatore So- cio Sanitario. Il riconoscimento che il legislatore Parlamento ha voluto compiere nei confronti dell’operatore sociosanitario, quale profilo professionale che contribuisce direttamente all’attuazione del diritto alla salute, come delineato dall’OMS, rende quanto mai necessario che questo profilo abbia le giuste implementazioni di competenze, sviluppo professionale, rimodulazione della formazione nei contenuti e nelle modalità, prevedendo anche per esso l’attivazione di attività di aggiornamento continuo e permanente in analogia a quanto previsto per le professioni sanitarie.

Come necessita, abbiamo ribadito, che l’OSS nella direttiva del Comitato di Settore Regioni – Sanità, per il CCNL triennio 2019 – 2021 abbia una doverosa considerazione con lo sviluppo della figura professionale verso la categoria superiore con la remune- razione di specifiche condizioni di operatività e di incarichi funzionali.

Giuseppe Carbone – Segretario Generale FIALS.

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