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FIALS a difesa delle Professioni Sanitarie: i Medici non possono impedire la formazione specialistica. Ricorso al TAR.

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Il segretario generale della FIALS, Giuseppe Carbone, a difesa delle Professioni Sanitarie. I Medici del CIMO non possono impedire la formazione specialistica. Contro-ricorso al TAR Veneto.

La FIALS, in persona del suo Segretario Generale Nazionale Giuseppe Carbone, si è costituita al Tribunale Amministrativo Regionale del Veneto, nell’interesse delle professioni sanitarie, “in opposizione” al ricorso presentato, al medesimo Tribunale, dal sindacato dei medici della regione Veneto CIMO, contro Regione Veneto, per aver emanato la deliberazione n. 1580 del 29/10/2019 relativa all’istituzione dei percorsi di formazione complementare regionale per tutte le professioni sanitarie del comparto sanità, per l’acquisizione di competenze avanzate – di professionista esperto e specialista – in applicazione degli artt. 14-23 del CCNL del comparto Sanità 21 maggio 2018.

Così comunica il leader della FIALS, Carbone, unico sindacato che si è costituito per le professioni sanitarie, chiedendo al TAR il rigetto del ricorso della CIMO perché “la professionalizzazione del professionista sanitario diverso dal medico e lo stesso riconoscimento di ruoli dirigenziali nell’ambito della rispettiva area di specializzazione non sono assolutamente attacchi alla funzione del medico”.

Sono un arricchimento complessivo della qualità del sistema, si legge nell’atto di intervento ad opponendum della FIALS alla CIMO. Cambia però, l’esperienza del medico che deve evolvere in un contesto organizzativo nel quale deve imparare ad incorporare discipline esogene considerate fino ad oggi serventi, che ne diventano invece strumenti essenziali e complementari con i quali dialogare tra pari.  Si tratta di momenti di interazione dialettica tra ruoli specialistici che deve trovare la sintesi in processi di servizio estratti dalla logica divisionale e gerarchica.

Per la FIALS – rimarca Carbone – la scelta della Regione Veneto si innesta in un contesto normativo ben definito, in ultimo il CCNL delle professioni sanitarie sottoscritto a maggio 2018, come pure le indicazioni contenute già nell’Atto di Indirizzo del Comitato di Settore Regioni Sanità che ha dato le direttive all’ARAN per la contrattazione.

La direttiva emanata da Ministero della Salute e Regioni per la realizzazione di questa norma contrattuale ha preso atto che le c.d. “competenze avanzate” dei professionisti sanitari erano già una solida e positiva realtà in molte Regioni ed in particolare nel Veneto. La parte pubblica ha quindi ritenuto legittimo e doveroso riconoscerle anche nel negoziato tra le parti riconoscendo un incarico che valorizzi e premi con una specifica indennità questa nuova responsabilità professionale.

Il sistema sanitario richiede sempre più una maggiore flessibilità e specificità nelle modalità di erogazione delle prestazioni sanitarie che permetta loro di adottare, con legittimità, nuovi modelli nell’organizzazione del lavoro sanitario che siano funzionali per rispondere ai nuovi bisogni di salute derivanti dal mutato quadro epidemiologico e demografico del Paese, dall’aumento delle cronicità nonché dalla continua e dinamica evoluzione scientifica, tecnologica e ordinamentale.

Si tratta, quindi, – osserva Carbone – di una norma che risponde a normali e dovuti principi di giustezza contrattuale che consente alle Aziende Sanitarie di riconoscere, finalmente, tale incarico professionale di esperto ed è pienamente legittimo che le Regioni possano programmare formazione post-laurea che incrementi o faccia emergere le potenzialità professionali dei professionisti sanitari dipendenti dalle proprie Aziende Sanitarie” così FIALS si dice contraria a CIMO.

Numerose sentenze della Magistratura Amministrativa (da ultimo Tar Lazio Sez. Terza Quater n. 10411/2016) hanno inequivocabilmente già ampiamente dimostrato che, l’implementazione di competenze professionali nell’attività degli infermieri e delle altre professioni sanitarie interessate, trova la legittimità giuridica nel complesso e nel combinato disposto della normativa che in questi anni ha riformato lo status e la formazione di queste professioni non più ausiliare della professione medica.

La Delibera Regionale Veneto, afferma Carbone, affronta il problema degli interventi clinico-assistenziali sul paziente dando piena valorizzazione alle esperienze di sviluppo delle diverse professioni sanitarie già presenti, attraverso l’indizione di avvisi unici per l’attribuzione di incarichi professionali per un determinato ambito di competenza avanzata/specialistica avendo potenzialmente a disposizione sia professionisti sanitari formati con percorsi accademici, sia con formazione complementare regionale, potendo così selezionare il candidato più competente.

La Regione Veneto ha solo anticipato i tempi di ciò che le altre Regioni avrebbero già dovuto fare e dovranno fare, chiosa Carbone, pertanto la FIALS ha chiesto al TAR di dichiarare inammissibile e rigettare il ricorso del sindacato dei medici CIMO per carenza di legittimazione.

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